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mercoledì 5 febbraio 2014

Rho-Monza: "il progetto non sarà portato a termine in tempo per Expo".

Il tratto padernese dalla Rho-Monza molto probabilmente non verrà riqualificato in tempo per Expo ma rimandato a dopo la manifestazione, cioè tra due anni. Lo afferma oggi Il Sole-24 Ore per il quale non ci sarebbero i tempi perché il cronoprogramma presentato da Serravalle è inattendibile.
"Il progetto non sarà portato a termine: l'opposizione delle associazioni ambientaliste ha allungato i tempi e inoltre il ministero dell'Ambiente ha da poco dato l'ok alla Valutazione di impatto ambientale, ma riaprendo un tavolo di concertazione con le comunità locali per trovare una soluzione alla richiesta di interramento del tratto nell'area di Paderno Dugnano. In sostanza, a quindici mesi dall'Expo, è ormai chiaro che la strada non ci sarà. Si correrà probabilmente ai ripari con il miglioramento della viabilità locale e qualche svincolo in più" questo scrive il quotidiano di Confindustria.  
Difficile che questa valutazione sia una forzatura giornalistica. Molto più probabile che invece rappresenti il pensiero dei responsabili infrastrutture di Expo preoccupati di trovarsi con un cantiere stradale ancora aperto all'inizio della manifestazione. Attuare il "piano B", cioè  limitarsi al raddoppio dei due svincoli tra la Rho-Monza e la Milano-Meda e tra la Milano-Meda e la Tangenziale Nord, e alla creazione di una terza corsia nei due sensi di marcia per alleviare le code, sarà dunque la scelta finale del Governo? 
Paderno Dugnano, che ha proposto e caldeggiato questa soluzione realistica, si augura che la decisione sia questa.

mercoledì 27 novembre 2013

Lionello Mancini: senza legalità, non c'è impresa, innovazione, futuro

E' stata una serata per me illuminante e credo anche per i presenti  in sala, quella di ieri sera all'auditorium Tilane dove, grazie al Circolo Restare Umani, abbiamo incontrato Lionello Mancini, giornalista, inviato di cronaca giudiziaria de Il Sole-24 Ore, autore del libro "L'Onere della toga".
Tra la ventina di cittadini interessati al tema della legalità venuti a parlare del suo libro che racconta attraverso le storie di cinque Pubblici Ministeri l'onerosa e difficile lotta alla corruzione nel nostro Paese, c'erano tre consiglieri comunali del centro sinistra, il presidente della sezione locale dell'Unione Commercianti, due imprenditori, tre insegnanti, il redattore del giornale parrocchiale, un paio di professionisti.
Non c'erano rappresentanti delle associazioni antimafia, non c'erano le Acli, il Sindacato, non c'erano le Forze dell'Ordine, esponenti della giunta e della maggioranza, non c'erano magistrati (a Paderno ne vivono alcuni) non c'erano avvocati né redattori dei giornali locali. Peccato perché sarebbe stato utile anche a loro ascoltare l'autore di un libro che ci ha spiegato come vivono e lavorano gli inquirenti impegnati a combattere ogni giorno contro una grave patologia, la corruzione, che è penetrata a fondo nel nostro tessuto sociale perché è stata ed è ancora una dei motori dello sviluppo distorto e in nero della nostra fragile economia.
Lionello Mancini è stato negli anni 80 mio collega al Sole-24 Ore dove allora si occupava di questo argomento come responsabile dell'inserto settimanale "Mezzogiorno" dedicato alla cronaca dell'economia meridionale. Io invece curavo l'inserto "Informatica" e scrivevo di tecnologia e innovazione nei distretti industriali. Cercammo di lavorare insieme e lui da caposervizio mi mandò a Trapani a fare un "rapporto", cioè un'inchiesta sulla realtà economica di quella provincia.

domenica 20 ottobre 2013

Rho-Monza: Serravalle non ha i soldi per costruirla

Tra le cose che mancavano al nuovo progetto Rho-Monza presentato da Serravalle alla Conferenza dei Servizi c'era oltre al cronoprogramma dell'opera, anche l'analisi dei costi di costruzione e dei finanziamenti necessari. Ed è proprio sul fronte dei finanziamenti mancanti che cominciano ad emergere i contorni di un buco.
Nella rassegna stampa dedicata alla Rho-Monza diffusa oggi dal promotore del Comitato per l'Interramento, Ferruccio Porati, si segnala un articolo de Il Sole-24 Ore che fa il punto sui problemi che afflggono i progetti delle nuove infrastrutture stradali collegate all'Expo.
"Pochi giorni fa, durante una riunione della cabina di regina regionale e comunale, sarebbero emersi nero su bianco tutti i nodi della Rho-Monza, opera considerata fondamentale per l'evento ma che rischia di rimanere al palo – si legge nell'articolo -. Il nodo non è costituito solo dalle resistenze della cittadinanza e dei comitati ambientalisti, ma anche dalla mancanza di risorse. La Rho-Monza dovrebbe essere realizzata dalla Serravalle, con un investimento pari a 200 milioni, a cui si aggiungono circa 55 milioni di contributi pubblici già garantiti dal Decreto del Fare. I 200 milioni della Serravalle devono però ancora essere reperiti: la società autostradale controllata dalla Provincia di Milano non ne dispone".
Il giornale di Confindustria rivela dunque quello che molti spospettavano da sempre: Serravalle pretende di costruire un'autostrada senza avere i soldi per farlo. E non sembra facile per la società di proprietà della Provincia di Milano riuscire a reperirli sul mercato. Sempre secondo il quotidiano economico il suo presidente, Marzio Agnoloni, dichiara di voler procedere all'emissione di un prestito obbligazionario da 300 milioni per finanziare Rho-Monza e Cassanese, ambedue necessarie all'Expo e la delibera per l'autorizzazione da parte della Provincia di Milano arriverà in Consiglio provinciale il 23 ottobre.
Il problema per Serravalle è che il prestito obbligazionario, che la società vuol lanciare basandosi sul report della società di rating Fitch che gli attribuisce una "Tripla B" (considerato "discreto"), è legato all'aumento di capitale di altri 300 milioni che Fitch ritiene "necessario" per non declassare Serravalle. "Il collocamento sul mercato del bond potrebbe dunque essere tutt'altro che facile. Anche perché le banche in questo momento non sembrano intenzionate a collaborare o finanziare con facilità la società guidata da Agnoloni" conclude il Sole -24 Ore.

lunedì 29 aprile 2013

Il "contatore" confindustriale della crisi non aiuta a capire il futuro

Il mio commento sull'informazione scorretta de Il Sole 24 Ore, ha provocato un paio di reazioni contrarie. La prima dell'amico Pierino Favrin, mi accusa di "dare i numeri". Se - egli osserva - il quotidiano di Confindustria non fa giornalismo sbattendo in prima pagina il numero dei fallimenti quotidiani senza dire quanti erano lo scorso anno nello stesso periodo e soprattutto senza dire quante nuove imprese avevano aperto, anch'io sarei parziale perché non dico che tipo di imprese sono quelle chiuse e aperte, non so quanti dipendenti avevano licenziato e assunto, ecc.
La richiesta di Favrin è retorica dal momento che non essendo io il Cerved o l'Istat, non posso certo fare questo tipo di indagine. Mi sono limitato a segnalare l'evidente parzialità di un giornale che vorrebbe essere autorevole, ma non lo è dal momento che pur avendo la possibilità di dare ai lettori un'informazione completa sul fenomeno (grazie alla collaborazione con la banca dati della Camera di Commercio) sceglie invece di fornire un solo dato per sostenere la campagna politica del suo editore.
La seconda critica mi viene da Paderno City Radio, la web emittente messa in rete da qualche settimana. Nella sua rubrica "Blog in radio" ha recensito anche Padernoforum e parlando del commento relativo a Il Sole-24 Ore ha obiettato che la mia critica non era giornalisticamente fondata. Secondo i due conduttori del programma, infatti, la notizia dei fallimenti era più "importante e significativa" di quella delle nuove aperture di aziende che evidentemente essi ritenevano una notizia scontata. Insomma che nuove aziende nascano è un dato banale mentre se falliscono seguendo la naturale dinamica di mercato (come avviene normalmente) è "emergenza".
Questa posizione che privilegia la cattiva notizia sulla buona notizia mi appare molto superficiale perché non aiuta a capire i fenomeni e darne una chiave di lettura credibile. Per carattere e anche come giornalista sono portato a ritenere il futuro una "notizia" più importante e interessante del passato. Pertanto conoscere il tasso di natalità delle imprese italiane in tempi difficili come questi, caratterizzati da una crisi di sistema che è insieme nazionale e mondiale, mi sembra fondamentale per capire come sta cambiando l'Azienda Italia e se, nonostante questo cambiamento epocale, nascono ancora più imprese di quelle che muoiono, mi piacerebbe sapere che tipo di imprese sono.
Questo tipo di informazioni mi attenderei di ricevere da un grande giornale come Il Sole-24 Ore, non quel misero contatore dei fallimenti che serve solo alla sua proprietà per rivendicare risorse con le quali sostenere, non un modello innovativo di impresa e di business, ma il vecchio modello già messo in crisi e superato dagli eventi, l'unico di cui Confindustria dispone perché è anch'essa un'istituzione arretrata e superata. 

mercoledì 24 aprile 2013

Giornalismo scorretto sotto il segno del Sole

Il Sole 24 Ore è stato il mio giornale dal 1987 al 1991, ma non l'ho mai amato anche se in quella redazione mi sono fatto molti amici. Uno di questi, un collega caposervizio della sezione "Mezzogiorno", mi definiva "l'infiltrato" (scherzando, ma non troppo) proprio a causa del mio atteggiamento reticente che tendeva a segnalare una scarsa adesione personale allo spirito e alla mission del giornale. 
Insomma lavoravo al meglio delle mie capacità e facevo bene il mio mestiere, come diversi premi giornalistici vinti in quel periodo attestavano, ma il cuore non ce lo mettevo e si vedeva a occhio nudo. La ragione della mia sostanziale estraneità era la resistenza che opponevo al diventare l'ingranaggio di uno strumento di potere che sentivo estraneo e nemico, le cui finalità ultime non condividevo.
Oggi visitando la home page della edizione on line del quotidiano ho scoperto una iniziativa del suo direttore che considero molto scorretta e inaccettabile dal momento che viene portata avanti dall'organo di Confindustria. A centro pagina, subito sotto l'apertura, fa bella mostra di sé un box di colore rosso vivo dal titolo: "Il contatore della crisi. Nuovi fallimenti archiviati lunedì". Il contatore realizzato in collaborazione con la banca dati delle Camere di Commercio segnala che oggi ci sono stati 49 fallimenti di imprese, 4.789 dall'inizio dell'anno.
Perché definisco scorretto e inaccettabile giornalisticamente questo contatore sbattuto in prima pagina? Perché viola la deontologia professionale che impone al giornalista di dare al lettore notizie che rappresentino sempre e comunque la verità sostanziale dei fatti, e questa non lo è. Un contatore della crisi corretto, se vuol offrire davvero una istantanea della dinamica vitale delle nostre imprese, deve riportare non solo il numero dei fallimenti, ma anche quello delle nuove aperture di aziende.Dato quest'ultimo che di questi tempi a me sembra più interessante e significativo del primo. Il Sole non lo fa e questo conferma la scarsa stima che nutro e ho sempre nutrito verso il mio ex giornale.
Ps: sempre la banca dati delle Camere di Commercio italiane, registra che nel 2012 sono nate 383.883 nuove imprese mentre 364.972 hanno cessato l'attività, confermando così il saldo positivo dell'azienda Italia e la scorrettezza professionale del collega direttore. 

venerdì 30 marzo 2012

Lares 2012: Il Sole 24 Ore e il progetto dei lavoratori


Oggi i lavoratori Lares e il loro progetto di cooperativa sono approdati sulla home page di Job24, la sezione lavoro de ilsole24ore.it, portale internet del quotidiano di Confindustria. L'articolo è firmato da me e sono contento di avere ancora una volta contribuito a far conoscere fuori dai confini di Paderno Dugnano la storia del presidio più lungo d'Italia e la sua evoluzione nel tempo, una vicenda umana che per me ha un alto significato civile e sociale.
Il Sole 24 Ore, dunque, prende sul serio e diffonde la notizia del progetto di impresa, Lares 2012, come la prendono sul serio le centinaia di cittadini che credono nella sua possibilità di successo (lo hanno dimostrato durante la Fiera di Primavera) e stanno contribuendo alla raccolta di fondi necessaria ad avviare concretamente quest'impresa operaia. 
L'unico che invece sembra non crederci, anzi sembra infastidito dall'iniziatiuva imprenditoriale dei lavoratori è il sindaco Marco Alparone che imitato dai suoi assessori e dalla sua maggioranza continua a ignorare le loro richieste minime e a ignorare il fatto che invece tutti in città si aspettano da lui e dalla sua amministrazione un gesto concreto di adesione e sostegno.
Evidentemente il sindaco di Paderno Dugnano, non crede nell'iniziativa privata e nell'intrapresa se questa viene perseguita da un gruppo di lavoratori ingannati e derubati come quelli della Lares. Ma in cosa crede poi, qualcuno lo sa?