mercoledì 27 novembre 2013

Lionello Mancini: senza legalità, non c'è impresa, innovazione, futuro

E' stata una serata per me illuminante e credo anche per i presenti  in sala, quella di ieri sera all'auditorium Tilane dove, grazie al Circolo Restare Umani, abbiamo incontrato Lionello Mancini, giornalista, inviato di cronaca giudiziaria de Il Sole-24 Ore, autore del libro "L'Onere della toga".
Tra la ventina di cittadini interessati al tema della legalità venuti a parlare del suo libro che racconta attraverso le storie di cinque Pubblici Ministeri l'onerosa e difficile lotta alla corruzione nel nostro Paese, c'erano tre consiglieri comunali del centro sinistra, il presidente della sezione locale dell'Unione Commercianti, due imprenditori, tre insegnanti, il redattore del giornale parrocchiale, un paio di professionisti.
Non c'erano rappresentanti delle associazioni antimafia, non c'erano le Acli, il Sindacato, non c'erano le Forze dell'Ordine, esponenti della giunta e della maggioranza, non c'erano magistrati (a Paderno ne vivono alcuni) non c'erano avvocati né redattori dei giornali locali. Peccato perché sarebbe stato utile anche a loro ascoltare l'autore di un libro che ci ha spiegato come vivono e lavorano gli inquirenti impegnati a combattere ogni giorno contro una grave patologia, la corruzione, che è penetrata a fondo nel nostro tessuto sociale perché è stata ed è ancora una dei motori dello sviluppo distorto e in nero della nostra fragile economia.
Lionello Mancini è stato negli anni 80 mio collega al Sole-24 Ore dove allora si occupava di questo argomento come responsabile dell'inserto settimanale "Mezzogiorno" dedicato alla cronaca dell'economia meridionale. Io invece curavo l'inserto "Informatica" e scrivevo di tecnologia e innovazione nei distretti industriali. Cercammo di lavorare insieme e lui da caposervizio mi mandò a Trapani a fare un "rapporto", cioè un'inchiesta sulla realtà economica di quella provincia.
Spesso chi faceva questi reportage tornava con un servizio costruito soprattutto sulle informazioni raccolte da Procura, Prefettura, sindacato che raccontavano in negativo l'economia locale. Io invece tornai con una serie di storie positive sugli imprenditori innovatori che pensavano di informatizzare il mercato del pesce di Mazara del Vallo, automatizzavano fabbriche che producevano componenti per la Fiat di Termini Imerese e per altri grandi gruppi, creavano nuove aziende hi-tech, basate sulla robotica, sulle tecnologie solari fotovoltaiche, sul marketing innovativo applicato alle produzioni tradizionali. Litigammo perché per lui queste notizie venivano dopo quelle sull'economia criminale e io non avevo fatto quello che mi aveva chiesto.
Sono ancora convinto che la cosa giusta da fare fosse dare sia le notizie positive che quelle negative, ma mentre io pensavo che le notizie buone dovessero avere la preminenza lui vedeva, sicuramente meglio di me, il grave pericolo che l'economia illegale rappresentava per la sopravvivenza stessa dell'economia legale, e quello che è successo da allora in Italia dimostra che purtroppo aveva ragione lui.
Oggi Lionello Mancini è come me un giornalista in pensione, ma tiene ancora una rubrica su Il Sole-24 Ore. Si chiama "Imprese e Legalità" con la quale ogni lunedì racconta storie di aziende, enti e amministrazioni locali virtuosi e denuncia quelli che lo sono molto meno. Un lavoro importante di informazione sull'Italia che faticosamente cambia in meglio e che merita tutta la nostra attenzione.

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