E' stata una serata per me illuminante
e credo anche per i presenti in sala, quella di ieri
sera all'auditorium Tilane dove, grazie al Circolo Restare Umani, abbiamo incontrato Lionello Mancini,
giornalista, inviato di cronaca giudiziaria de Il Sole-24 Ore, autore
del libro "L'Onere della toga".
Tra la ventina di cittadini interessati
al tema della legalità venuti a parlare del suo libro che racconta attraverso le storie di
cinque Pubblici Ministeri l'onerosa e difficile lotta alla corruzione
nel nostro Paese, c'erano tre consiglieri comunali del centro sinistra, il presidente
della sezione locale dell'Unione Commercianti, due imprenditori,
tre insegnanti, il redattore del giornale parrocchiale, un
paio di professionisti.
Non c'erano rappresentanti delle
associazioni antimafia, non c'erano le Acli, il Sindacato, non
c'erano le Forze dell'Ordine, esponenti della giunta e della maggioranza, non c'erano
magistrati (a Paderno ne vivono alcuni) non c'erano avvocati né
redattori dei giornali locali. Peccato perché sarebbe stato utile
anche a loro ascoltare l'autore di un libro che ci ha spiegato come vivono
e lavorano gli inquirenti impegnati a combattere ogni giorno contro
una grave patologia, la corruzione, che è penetrata a fondo nel
nostro tessuto sociale perché è stata ed è ancora una dei motori
dello sviluppo distorto e in nero della nostra fragile
economia.
Lionello Mancini è stato negli anni 80 mio collega
al Sole-24 Ore dove allora si occupava di questo argomento come
responsabile dell'inserto settimanale "Mezzogiorno" dedicato alla cronaca dell'economia meridionale. Io invece curavo
l'inserto "Informatica" e scrivevo di tecnologia e
innovazione nei distretti industriali. Cercammo di lavorare insieme e
lui da caposervizio mi mandò a Trapani a fare un "rapporto",
cioè un'inchiesta sulla realtà economica di quella provincia.
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mercoledì 27 novembre 2013
Lionello Mancini: senza legalità, non c'è impresa, innovazione, futuro
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lunedì 25 novembre 2013
Giustizia: quanto pesa quella toga?
"L'onere della toga", il libro di Lionello Mancini che il Circolo Culturale Restare Umani presenterà domani sera all'Auditorium Tilane è un libro importante, di quelli che è bene leggere se si vuol capire come è difficile vivere e lavorare in quel paese "anormale" che è oggi l'Italia.
A presentarlo ai padernesi sarò io, perché Lionello è un amico (è il mio testimone di nozze), ed è un collega giornalista con il quale ho condiviso un tratto del mio percorso professionale nella redazione de Il Sole 24 Ore dal 1987 al 1991. Siamo ovviamente diversi, personalmente e professionalmente, ma molte cose ci uniscono a cominciare dalla comune origine marchigiana (lui è di Fano, mia nonna paterna era di Piobbico) e dalla giovanile militanza giornalistica nei quotidiani della nuova sinistra degli anni 70. Lui ha iniziato a scrivere per Lotta Continua io per il Quotidiano dei Lavoratori, lui occupandosi di cronaca giudiziaria seguendo i processi e le inchieste sul terrorismo, io della ristrutturazione tecnologica, produttiva e sociale che stava trasformando l'Italia in una grande "fabbrica diffusa". Forse non è casuale se ci siamo ritrovati sul finire degli anni 80 a lavorare insieme per il principale quotidiano economico nazionale, lui a scrivere di mafia e magistratura, io di inquinamento, distretti industriali e informatizzazione delle imprese.
Sarò molto felice di rivederlo domani per discutere del suo libro che ci aiuta a capire, raccontando le vite di cinque "toghe", cinque anonimi magistrati che lavorano lontani dai riflettori dei media, chi sono e come vivono la loro funzione le persone che stanno dietro a quella sigla "PM" che tutti abbiamo imparato a conoscere da "Mani Pulite" ad oggi.
A presentarlo ai padernesi sarò io, perché Lionello è un amico (è il mio testimone di nozze), ed è un collega giornalista con il quale ho condiviso un tratto del mio percorso professionale nella redazione de Il Sole 24 Ore dal 1987 al 1991. Siamo ovviamente diversi, personalmente e professionalmente, ma molte cose ci uniscono a cominciare dalla comune origine marchigiana (lui è di Fano, mia nonna paterna era di Piobbico) e dalla giovanile militanza giornalistica nei quotidiani della nuova sinistra degli anni 70. Lui ha iniziato a scrivere per Lotta Continua io per il Quotidiano dei Lavoratori, lui occupandosi di cronaca giudiziaria seguendo i processi e le inchieste sul terrorismo, io della ristrutturazione tecnologica, produttiva e sociale che stava trasformando l'Italia in una grande "fabbrica diffusa". Forse non è casuale se ci siamo ritrovati sul finire degli anni 80 a lavorare insieme per il principale quotidiano economico nazionale, lui a scrivere di mafia e magistratura, io di inquinamento, distretti industriali e informatizzazione delle imprese.
Sarò molto felice di rivederlo domani per discutere del suo libro che ci aiuta a capire, raccontando le vite di cinque "toghe", cinque anonimi magistrati che lavorano lontani dai riflettori dei media, chi sono e come vivono la loro funzione le persone che stanno dietro a quella sigla "PM" che tutti abbiamo imparato a conoscere da "Mani Pulite" ad oggi.
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martedì 10 settembre 2013
L'onere della toga
Verrà presentato venerdì 13 settembre
a Milano alle ore 18 presso la Sala Buzzati di via Balzan 3 (angolo
via S. Marco 21) il libro di Lionello Mancini "l'onere della
toga" edito da Bur.
Vite blindate sempre in tensione, spese
in nome della Giustizia. Cinque magistrati si raccontano senza
filtri: battaglie, scelte difficili, errori, di chi non esita a
sacrificare tutto per un Paese migliore. La scelta di battersi in
nome della legge comporta rischi, paure e rinunce, quasi sempre
sconosciuti all’opinione pubblica. In questo libro, Lionello
Mancini dà voce a cinque toghe e alle loro storie di caparbietà,
lotta, fatica e ideali forti, offrendoci allo stesso tempo un quadro
esaustivo del mondo giudiziario italiano, utile a comprendere cosa
significhi oggi, in questo Paese, lottare ogni giorno per un po’ di
Giustizia.
Alla presentazione interverranno Ilda Boccassini, Giuseppe Pignatore e il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli.
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