Il Circolo Culturale Restare Umani è
una associazione che ama affrontare in maniera non scontata
alcuni temi dell’attualità sociale e culturale. Ama farlo anche
presentando libri e favorendo quindi l’incontro con gli autori e le
loro esperienze culturali.
Ieri sera all'Auditorium Tilane il
Circolo ha presentato l'ultimo libro di Roberto Cornelli, docente
universitario e Sindaco di Cormano, "Oltre la Paura", un
saggio di criminologia politica scritto a quattro mani con Adolfo
Ceretti (dello stesso autore: Proprietà e sicurezza – 2007 e Paura
e ordine nella modernità - 2008).
A intervistarlo, Gianfranco Massetti,
consigliere comunale ed ex sindaco di Paderno Dugnano che gli ha
chiesto come prima cosa "perché questo libro" e la risposta è
stata:
Perché nelle nostre città si
discute poco o male del tema della sicurezza ed è molto diffuso il sentimento della paura, almeno a leggere i media locali. E’
ancora possibile affrontare con tanta superficialità questo tema che
invece è stato tanto approfondito? Gli stereotipi sono ancora così
forti e cosi radicati nell’animo umano che non è possibile un
approccio più razionale, più scientifico, più moderno, più
positivo? Noi abbiamo provato a partire dai dati per analizzare e
spiegare il divario esistente tra la quantità e qualità degli eventi criminosi e
la percezione di insicurezza.
Si parla spesso in Italia di incremento
dei reati e della criminalità: ma i dati scientifici cosa dicono? E’
vero?
Non è vero, c'è stato un andamento
lento di crescita fino agli anni '70, poi un impennata che è durata
fino agli anni 90. Da allora si è registrato un declino costante del
numero dei reati che continua fino ad oggi. Solo da noi e solo negli
anni 90 si è assistito ad un uso pubblico (e politico ) della paura
come strumento di rassicurazione e consenso elettorale, ma i dati
indicano che oggi l'Italia è uno dei paesi del mondo con il tasso di
criminalità più basso.
Nel libro citi varie esperienze europee
ed americane: broken windows, gated communities, civility orders? Ce
ne puoi parlare?
Le inciviltà, le società o zone
segregate-recintate con la privatizzazione degli operatori della
sicurezza, le ordinanze americane, inglesi ed italiane dei sindaci
che si sono appropriati del tema pubblico della insicurezza
(tolleranza zero) hanno tentato – sbagliando perché ledono i
diritti universali dei cittadini - di trasformare le sofferenze
urbane (homless, indigenti, tossicodipendenti, psichiatrici, writers,
immigrati) in problema “penale” comunale. Invece che costruire o
progettare una società e una comunità inclusiva, si pensa di
reprimere, separare, disinfestare….allontanare i fastidi.
Che cosa è l’esempio molto frainteso del "controllo di vicinato", è possibile, secondo te, sperimentare forme di sicurezza "partecipata”.
Si ci sono tanti esempi di buone
pratiche nei Comuni italiani (vedi il sito del Forum Italiano Sicurezza Urbana). Si punta a
rafforzare il welfare comunale piuttosto che spendere ingenti somme nei sistemi di prevenzione e sicurezza securitaria (aumento degli
organici della Polizia Locale, telecamere..).
E come giudichi il cosiddetto controllo
preventivo?
Il rischio (e l’illusione della
criminologia e della politica di destra) è quello di poter escludere
dal conteso comunitario tutti i sospetti di comportamenti, non
criminali, ma fastidiosi. Chi è più sospetto? Bisogna fare molta
attenzione su questo terreno perché chiunque di noi può avere
comportamenti non graditi a qualcun altro…
Perché abbiamo paura oggi? Mi ha
colpito una frase del tuo libro dove avverti che “la paura dei
barbari è ciò che rischia di renderci barbari”.
I reati diminuiscono, è un dato di
fatto, ma abbiamo sempre più paura perché la città attorno a noi è
cambiata e continua a cambiare velocemente, nuovi cittadini arrivano
qui da altri paesi, con abitudini, culture, immagini e stili di vita
diversi e noi reagiamo con fastidio al cambiamento che ci fa paura
perché non lo conosciamo. Le sofferenze urbane che nascono dalla
nostra difficoltà di metterci in relazione con un prossimo che
sentiamo come alieno e nemico, sono in realtà il risultato
dell’assenza di un progetto di cittadinanza inclusiva che la
comunità deve saper realizzare.
Che rapporto c'è tra carcere e salute
mentale?
Tutti noi abbiamo paura della
violenza, è normale, e dopo aver assistito o subito una violenza
abbiamo bisogno di rassicurazione e di allontanare da noi stessi i
"criminali" che subito vengono identificati come pazzi,
cioè diversi dalle persone "normali", quando invece
analizzando con il metodo della criminologia i fatti accaduti si
scopre spesso che i "criminali" sono in realtà persone
normalissime, come noi.
La sicurezza non è
né di destra né di sinistra? Sei d’accordo?
No, c'è un approccio molto diverso
al tema della sicurezza. Semplificando: più arretra la mano sinistra
del welfare locale, dei progetti di inclusione sociale, più avanza
la mano destra della segregazione, della separazione,
dell'atomizazzione, della prevenzione securitaria.
Perché un saggio di “criminologia
politica”, per far capire forse i fondamenti delle attuali
politiche di sicurezza?
Meglio analizzare bene le fondamenta
psicologiche, sociali e di conteso dei comportamenti "fastidiosi",
cercare di capire perché oggi e qui si diffondono sentimenti molto
umani di paura e capire come questo sentimento viene usato anche
strumentalmente, che indicare facili e pronte “risposte” a
problemi che non sono né facili né di facile soluzione. Il tema vero
è l’integrazione sociale oggi, fatta di conoscenza reciproca,
conoscenza condivisa, cura e vigilanza sociale del territorio. Questa
è la vera sfida.
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