martedì 11 febbraio 2014

Un Comune può creare lavoro e sviluppo? Si, aiutando chi vuole crearlo

Il 31 dicembre 2013 la Cooperativa Lares 2012 ha chiuso malinconicamente i battenti. Fondata da un gruppo di lavoratori reduci del fallimento Lares, la Cooperativa, in meno di due anni di vita ha realizzato e brevettato due prototipi di prodotti innovativi che promettevano di avere un discreto mercato. 
Il primo era un modello di torcia Led, semplice ma interessante perché in grado di sostituire perfettamente e a basso costo le tradizionali (e insicure) torce di cera a fiamma libera usate nelle processioni religiose, nelle manifestazioni civili, concerti ed eventi. il secondo era un dispositivo che rendeva "intelligente" un semaforo segnalando ai non vedenti il colore, rosso, giallo e verde.
Molti i complimenti e le lodi raccolte, ma pochissimi gli ordinativi e soprattutto nessun finanziamento e senza soldi investiti nelle due idee proposte il futuro per Lares 2012 è finito subito.
Questa conclusione negativa della vicenda interroga tutti quelli che hanno appoggiato a vario titolo l'iniziativa dei lavoratori (io l'ho fatto sul piano della comunicazione) e che pongono il problema di come creare nuovo lavoro in questi tempi di crisi sul nostro territorio. 
Perché l'avventura di Lares 2012 è finita male? Perché il lavoro da solo non basta, il ricco know how tecnologico dei lavoratori non basta, l'inventiva e la capacità realizzativa non bastano per fare impresa. Ci vogliono capitali e mezzi di produzione. I lavoratori-soci di Lares 2012, questo lo sapevano bene, sarebbero bastati 20mila euro di investimento iniziale, ma non sono riusciti a trovarli sul mercato locale e per questo hanno dovuto arrendersi.
Lamentano di non essere mai stati aiutati dalle istituzioni locali, il Comune di Paderno Dugnano soprattutto e hanno ragione. Molti hanno dato loro una mano, la Parrocchia di Dugnano ha dato loro una sede dove progettare i prototipi e avviare la loro attività, molti cittadini singoli e organizzati in associazioni hanno offerto soldi che sono stati utilizzati per fondare la cooperativa, ma l'ente pubblico non ha mosso un dito. Poteva il Comune sostenere la loro iniziativa e aiutarli a decollare?
Certamente non il Comune di Paderno Dugnano la cui amministrazione di destra per bocca del Sindaco ha sempre sostenuto che questo non era il suo compito né la sua intenzione. Un'amministrazione di centro sinistra forse avrebbe potuto, o almeno ci avrebbe provato. Come? Sperimentando nuovi progetti di intervento pubblico e privato a sostegno dell'occupazione e dell'impresa, come quelli che sono illustrati nel programma della Lista Civica Sinistra per Paderno Dugnano. 
Creando ad esempio sulle aree dismesse industriali esistenti, aree da sottrarre alla speculazione edilizia e al cemento residenziale, uno o più "acceleratori di imprese", strutture finalizzate ad agevolare lo sviluppo di aziende innovative, ospitandole in spazi attrezzati in fase di avvio e offrendo servizi ai neo imprenditori. Oppure istituendo un fondo ad hoc per aiutare le giovani aziende innovative a fare i primi passi, a crescere. 
Nello stesso tempo avviare una politica tesa a favorire la nascita e la crescita di mini distretti industriali sostenendo le aziende padernesi che ne fanno parte e quelle che vogliono farne parte sostenendo iniziative collettive quali la partecipazione del "distretto" alle fiere, aprire un centro espositivo della loro produzione, servizi di comunicazione e altri servizi di qualità.
Per Lares 2012 un acceleratore d'impresa e un fondo dedicato avrebbero sicuramente consentito alla Cooperativa di fare i primi passi, e magari i secondi e i terzi.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Non era stata una giunta di centrosinistra a dare in mano la Lares ad Astolfi e Castellano arrestati per bancarotta???

Gianni Rubagotti ha detto...

Si poteva aiutare di più la cooperativa Lares ma il suo problema, comune con quello di tante aziende italiane, era la poca esperienza di marketing e vendita dei suoi soci.

Sono andato a vedere la loro comunicazione e sembravano una onlus invece che un'azienda, continuavano ad apparire in TV per la vicenda Lares e quando dovevano parlare dei prodotti c'era sul loro sito un grosso catalogo.

Lo so che è bello credere che il mercato premia i prodotti più utili e di qualità. Ma non è proprio così: basti andare a vedere com'erano i primi I-phone...o come la pepsi è rimasta la stessa prima e dopo la campagna pubblicitaria generazione Pepsi che mi pare sia stata una delle ragioni per cui quella bibita negli USA è arrivata a battere nelle vendite la Coca Cola.

Ripeto, non è la situazione solo della Lares ma di tante piccole imprese italiane che magari hanno un buon prodotto ma pensano che la comunicazione sia rimasta ferma se non agli anni 80 a prima del 2008.

Quello che può fare un comune per queste realtà è innanzitutto incoraggiare la collaborazione fra di loro di modo che diventi possibile per loro ricevere la formazione che serve per superare questo divario con altre aziende straniere e marai utilizzare mezzi abbastanza economici che oggi sono a disposizione in maniera efficace (per esempio la pubblicità su Google).

Un punto di partenza potrebbe essere il progetto Paderno che produce.

carlo arcari ha detto...

No Gianni, Castellano era il Commissario straordinario nominato del Governo Berlusconi, che ha dato lui ad Astolfi l'azienda. Non facciamo confusione con le responsabilità.
Le giunte di centro sinistra hanno solo cambiato la destinazione d'uso del terreno per consentire alla Lares di non fallire cedendo l'area, d'accordo con sindacati e lavoratori. La nuova proprietà, garantita dal Commissario di Governo, si era impegnata infatti a mantenere l'occupazione e trasferire l'azienda su un altra area sempre a Paderno. Poi le cose sono andate in un altro modo come la Magistratura ha appurato.

Anonimo ha detto...

Gianni stai ponendo un problema attualissimo.
Tuttavia l'argomento è veramente molto complesso e non è puramente risolvibile con il marketing.
Tieni presente che il termine marketing probabilmente è il più usato sulla faccia della terra;
anzi oserei dire inflazionato.
Non perchè non serva, tuttaltro, ma perchè spesso viene usato in modo troppo estensivo. Di solito noto che chi più spesso usa questo termine, è meno competente in materia.
Ti assicuro che chi si occupa di marketing, quello vero, rimane un pò basito di fronte alla disinvoltura con cui la terminologia viene citata ed il modo in cui venga rappresentata questa disciplina: come fosse la panacea di tutti i mali.
Se usato in modo improprio, o peggio ancora fatto da persone non competenti in materia può essere veramente deleterio.
I problemi delle aziende italiane vengono da molto lontano e sono di natura estremamente eterogenea.
Il contributo di un Comune, al netto di tutta la buona volontà possibile, in questo rischia di essere non solo troppo sopravvalutato, ma anche foriero di un carico di aspettative irrealizzabili. Onestamente nessuno può più permettersi di vivere di aspettative impossibili.
saluti
andrea

Gianni Rubagotti ha detto...

Ok Andrea, allora al posto di marketing parliamo di posizionamento di marca a seguito di un'analisi del mercato volta all'orientamento alla concorrenza e di comunicare questo posizionamento con il web 2.0 :) Se capiss negota istess (anche se sono termini che conosco non è roba che si spiega in un commento su un blog) ma se ti piace di più va bene così :)

P.s.: non sono l'anonimo che ha fatto la domanda su Astolfi...come vedete quando scrivo firmo come da regolamento del blog :)