Due abitanti della Grande Milano su tre
giudicano positivamente l’istituzione della Città Metropolitana,
poiché ritengono che possa coordinare i servizi migliorandone
l’efficienza e riducendone i costi. Quanto ai criteri di elezione
dei suoi organi direttivi, tre intervistati su quattro non hanno
avuto dubbi: dovranno essere i cittadini a doverli eleggere.
E' quanto emerso da una ricerca
dell’Istituto per gli studi sulla pubblica opinione (Ispo), di
Renato Mannheimer, sulle preferenze dei cittadini in merito all’Ente
introdotto dalla Riforma del Titolo V della Costituzione. "Riteniamo che la creazione della
Città metropolitana sia un passaggio cruciale per la Grande Milano,
un’area conurbata senza soluzione di continuità - ha dichiarato il
presidente della Provincia Podestà -. Al momento, a livello
amministrativo, regna un’inaccettabile confusione, dettata dal
fatto che molte competenze vengano riconosciute sia alle Province sia
ai Comuni. Noi, invece, immaginiamo che il nuovo livello di governo
possa fare chiarezza, limitando il proprio raggio d’azione a pochi
ma concreti temi, come le infrastrutture, l’ambiente, la
pianificazione territoriale, il trasporto pubblico, le politiche del
lavoro e l’edilizia. L’obiettivo è quello di puntare
all’efficienza dei servizi e a una più funzionale
razionalizzazione dei costi".
In tal senso, gli amministratori locali si augurano che Palazzo
Chigi segua la strada più opportuna, evitando le scorciatoie
tracciate dal governo Monti. "Era scontata la recente decisione
della Consulta, che dava seguito a una riforma costituzionale con un
semplice decreto legge - dice Podestà -. Adesso attendiamo di capire le
intenzioni della maggioranza. Sappiamo che sono in ballo due testi
(uno dei quali non prevede la Città metropolitana) e che occorre
anche una legge ordinaria utile per gestire le 18 province
commissariate".
Il dato più interessante dell’indagine
Ispo è che il 75% dei cittadini intervistati richieda un sindaco
metropolitano capace di rappresentare gli interessi di tutti i Comuni
del Milanese. I cittadini, ai quali è già stata negata la
possibilità di esprimere le preferenze alle politiche, desiderano,
dunque, scegliere i propri rappresentanti. Il decreto “Salva
Italia” prevedeva, invece, che i sindaci del territorio, insieme
con i consiglieri comunali, indicassero i 16 rappresentanti dell’Ente
introdotto dalla Riforma del Titolo V della Costituzione. In 4.500
avrebbero subito le imposizioni delle segreterie dei due maggiori
partiti.
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