martedì 19 febbraio 2013

Un nuovo umanesimo per ricostruire l'industria culturale

La crisi economica, sociale e morale nella quale è sprofondata l'Italia (a partire dalla Lombardia) non è frutto del caso, ma è figlia di 20 anni di dittatura culturale berlusconiana che si è affermata grazie al dominio incontrastato della TV commerciale.  
Rimuovere questo pesante strato di ideologie inquinate di populismo liberista dalla coscienza dei cittadini sarà il compito della prossima stagione d'iniziativa culturale democratica e progressista che la nuova Lombardia deve promuovere. Ne è convinto Ferruccio Capelli, direttore della Casa della Cultura di Milano, candidato per il PD al Pirellone che ho intervistato oggi, dopo la sua visita alla Biblioteca Tilane, insieme all'ex sindaco Gianfranco Massetti.

La cultura è una risorsa economica direttamente produttiva o è solo un costo come dice la destra?
"Può essere molto produttiva a patto che si nutra di idee nuove. La cultura è civiltà: forma alla cittadinanza, protegge dall’imbarbarimento, fornisce nuovi strumenti ai giovani e ai cittadini, li educa alla giustizia e alla responsabilità, dà forma al presente e costruisce il futuro – sostiene -. Questo mi ha insegnato l’esperienza di lavoro culturale e intendo metterla alla prova su scala più ampia, nel Consiglio regionale lombardo. Se sarò eletto i miei primi impegni saranno: nuove politiche di apertura e di interscambio internazionale per la cultura, l’educazione alla legalità, il riutilizzo sociale e produttivo dei beni confiscati alla criminalità, nuovi strumenti e azioni contro tutti i razzismi e il neofascismo".
59 anni, laureato in lettere, Capelli ha fondato e dirige anche la “Scuola di cultura politica” dell'istituzione milanese, diventata in 3 anni, con i suoi 700 iscritti, luogo di formazione per molti giovani. Questa intensa attività ruota intorno ai temi del bene comune, del pensiero critico e al progetto di un nuovo umanesimo.
"Quello che la destra considera solo un costo e un lusso per pochi, è invece un investimento produttivo di grande rilevanza per tutti – afferma -. La filiera fatta di formazione, educazione, informazione, arti visive, creatività, letteratura, teatro e cinema, è un campo di attività che nei Paesi più sviluppati quali, Germania, Francia e Stati Uniti, dà lavoro a milioni di persone che producono e vivono di cultura. Un'attività economicamente importante sia per chi la consuma che per chi la realizza"
In Italia, in passato, l'industria culturale è stata rilevante e significativa, ma lo strapotere di un modello di impresa solo commerciale, fornitrice di prodotti gratuiti di basso costo e di basso livello qualitativo, l'ha sepolta sotto un blob informe di spazzatura ideologica regressiva. "Ciò nonostante, a Milano e altrove nell'hinterland si assiste, dopo la liberazione della capitale lombarda dal berlusconismo, a una fioritura di nuove iniziativa dal basso: circoli aperti sempre ai cittadini che offrono cinema di qualità, propongono mostre d'arte e incontri con nuovi autori, un'iniziativa potente dal basso che ha bisogno solo di essere favorita per sbocciare in tutta la sua bellezza", sostiene Capelli.
Che ruolo può avere il pubblico nella ricostruzione di un nuovo umanesimo a partire dagli enti locali quali Regione e Comuni? "Non di finanziatore, ma di accompagnatore e facilitatore delle ricche iniziative che nascono dal basso – afferma – anche se un po' più di soldi, attualmente la Regione spende lo 0,1% del suo bilancio, andranno stanziati per questa attività di sostegno e indirizzo. Bisogna aprire spazi e offrirli alle iniziative dei giovani creativi e metterli in rete, questo è il compito dell'ente locale che deve indirizzare le attività di singoli e associazioni con mano delicata dando loro una vetrina e un palcoscenico".
Specializzato nella formazione degli adulti, Ferruccio Capelli, svolge la professione di “formatore” in aziende private e pubbliche e presso associazioni sindacali e di volontariato. Ha insegnato “Comunicazione pubblica” all’Università Milano-Bicocca. Ha pubblicato vari saggi tra i quali “Indignarsi è giusto” (2012); “La formazione ( è ) umanistica” (2012); “Sinistra light. Populismo mediatico e silenzio delle idee” (2008). La Casa della Cultura sotto la sua direzione realizza circa 300 eventi l'anno, quasi uno al giorno, grazie a una rete di promotori che propongono iniziative in campo storico, filosofico, letterario e il suo modello si sta espandendo in altre città italiane.
"La produzione culturale ha bisogno certo di un mercato, ma questo non può essere il solo parametro – sottolinea Capelli -. Come la ricerca scinetifica pura ha bisogno di finanziamento svincolati dai risultati a breve, così la ricerca artistica ha bisogno di sostegno e risorse per dare i suoi frutti sotto forma di n uovi prodotti vendibili".
Che ruolo posso giocare in questa partita le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione digitale?
"Il web è un mezzo potente e democratico che può venire usato da tutti e abbatte la soglia d'ingresso dei creativi nel mercato consentendo loro la creazione e distribuzione di contenuti culturali a costi molto bassi – osserva -. Ma da solo il media non basta. Il consumatore di cultura avrà sempre bisogno di un paradigma di interpretazione, di una mappa per orientarsi e navigare nel mare del web che è ricco quanto sterminato. Ricostruire questa mappa, fatta di senso critico e approfondimento, utilizzando tutti i media disponibili è il primo compito di chi fa cultura oggi".

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