giovedì 22 novembre 2012

Palestina: un conflitto chiamato pace


E' tregua. In Palestina tacciono (pare) le armi dopo una settimana di bombardamenti, attentati, uccisioni "mirate" di leader militari di Hamas e più indiscriminate di civili palestinesi, uomini, donne e bambini (oltre 100 i morti e circa mille i feriti).
In questo articolo firmato dall'inviato Antonio Ferrari, il Corriere della Sera di oggi cerca di spiegare ai lettori italiani chi ci ha guadagnato dalla conclusione momentanea di questa ennesima, piccola guerra diseguale. Il giornalista tenta di dimostrare l'indimostrabile, cioè che ci sono dei "vincitori" in questa insensato e insostenibile conflitto. Comincia col dire che ha vinto Obama perché è riuscito a convincere il leader egiziano e fratello musulmano, Morsi, a fare da garante della tregua. Prosegue dicendo che anche il presidente israeliano Benjamin Netanyahu ci ha guadagnato perché ha potuto rinsaldare i rapporti con Obama, guastati dal suo aperto appoggio allo sfidante Romney. Inoltre, grazie all'iniziativa diplomatica americana, da oggi può riprendere il dialogo con un leader egiziano "moderato" per ottenere che egli impedisca il traffico di armi verso la Striscia di Gaza e protegga il trattato di pace di Camp David, che qualcuno vedeva ormai messo in mora. 
Altri vincitori, ovviamente, sarebbero i fondamentalistidi Hamas  che, secondo Ferrari, guadagnano su tutti i piani: militare, perché hanno dimostrato di poter colpire con i razzi le più grandi città israeliane; politico, perché sono stati legittimati dall'intero mondo musulmano, e ora sicuramente sono meno soli; economico, perché oltre ai soldi dell'emiro del Qatar (400 milioni di dollari) vedranno aprirsi i varchi verso il mondo esterno, che prima erano chiusi; strategico, perché Hamas è diventato un punto d'incontro nel conflitto tra sunniti e sciiti. Hamas è sunnita, ma è sostenuto da sempre (con armi e denaro) dall'Iran sciita.
E questa intricata trama di possibili alleanze e accordi che in Medio Oriente durano lo spazio di un mattino, l'inviato del Corriere la chiama "vittoria", forse fuorviato dai festeggiamenti inscenati dai miliziani palestinesi di Gaza dopo l'annuncio della tregua. I semplici cittadini che vivono nella striscia maledetta (un campo di battaglia storico dai tempi dei Faraoni e degli Hittiti) probabilmente non sanno niente di tutti questi retroscena politico diplomatici. Sanno solo che per loro da oggi e non si sa per quanto, il futuro forse non sarà sotto le bombe. La "vittoria", cioè questa fragile tregua, il popolo palestinese l'ha pagata, come sempre, col suo sangue e probabilmente ne avrebbe fatto volentieri a meno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

non è che che si stanno facendo le prove generali di una guerra vera,come è successo con la guerra civile in spagna 1936-1939.Oppure che si stia crando un casus belli
come è successo coll'attentato all'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria Ungheria che ha scatenato la prima guerra mondiale.
14 milioni di morti tra militari e civili.
L'Iran è il vero problema. Risulta essere ad un passo dal costruire le sue due prime bombe atomiche e Israele è determinato ad impedirlo
Io non sono per niente tranquillo anche perchè finalmente sono in procinto di diventare nonno.
Altro che vincitori e vinti
pierino favrin