martedì 20 novembre 2012

Eureco, venerdì la prossima udienza

"Non dimenticare" promettono tutti quando si parla di Eureco, l'azienda dove due anni fa sono morti bruciati vivi quattro lavoratori, due italiani e due albanesi. Tutti precari, tutti vittime indifese di un sistema, quello dello "smaltimento" di rifiuti industriali, tossici e nocivi, che "legalmente" produce soldi da una parte e morti dall'altra. 
Ma poi dimenticano, mentre i sopravvissuti vivono stentatamente, senza lavoro né reddito, senza sostegno da parte delle istituzioni e con qualche aiuto di quella parte più solidale della città. Venerdì, 23 novembre, a Milano si terrà una nuova udienza, la quarta, davanti al gup Antonella Bertoja, del processo a carico di Giovanni Merlino, il titolare della Eureco accusato di omicidio colposo plurimo, traffico illecito di rifiuti pericolosi e violazione delle norme di sicurezza.
I tre lavoratori albanesi scampati per miracolo, con ferite più o meno gravi, al rogo di Palazzolo, Kasem Xhani, Ferit Meshi e Shuli Lulzim, sono parti lese nel processo assieme ai famigliari dei lavoratori uccisi sul lavoro. Sperano nel giudizio del Tribunale per ottenere almeno la giustizia terrena, cioè il risarcimento del danno che è stato fatto alla loro salute e alle loro vite uscite distrutte comunque dall'incendio. In un articolo pubblicato su il Giorno del 4 novembre 2012, si legge a proposito della loro situazione: "Kasem, il più giovane, sta cercando di ricostruirsi una vita, si è sposato da sette mesi. Ma deve fare i conti con le continue operazioni, la schiena non gli lascia pace. E a complicare tutto il lavoro che non c’è, la disoccupazione agli sgoccioli. Il collega Ferit ha finito anche quella, quattro persone sulle spalle, tre mesi d’affitto in arretrato. Shuli ha già l’avviso di sfratto in mano, è in prova in un’azienda che si occupa sempre di smaltimento rifiuti. L'unico lavoro che è riuscito a trovare e che in questo momento non può rifiutare".
Leggendo questo si capisce che il confronto tra le vittime e il padrone della Eureco, responsabile di quanto è accaduto, è e resta ineguale e inaccettabile. Loro sono in condizioni di assoluto disagio, senza lavoro, senza reddito, senza casa, minacciati di sfratto e non possono scegliere, al punto che devono accettare di tornare a lavorare in mezzo ai rifiuti, cioè a rischiare ancora vita e salute almeno per mangiare. Sperano nella giustizia terrena del Tribunale. Ma nell'attesa di una conclusione, si spera positiva, del giudizio che vita fanno? 
Aspettando che le istituzioni latitanti e distanti, sorde e grigie, si decidano a fare la loro parte pensiamo che basterebbe una "poll tax civica" di un euro a testa per dare loro l'aiuto sufficiente ad arrivare alla sentenza in condizioni più civili e dignitose oltre che meno inique e ingiuste. E' così impossibile farlo?

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