Ormai è chiaro:
l'avversario da battere alle prossime elezioni nazionali è il PD
socialdemocratico di Pierluigi Bersani. Da tempo è in atto una
campagna martellante contro la possibile vittoria nel 2013 del centro
sinistra, portata avanti da tutti gli orfani di Berlusconi. E per
orfani intendo non tanto i suoi dispersi seguaci, dipendenti, soci,
avvocati e miracolati vari, riciclati della prima repubblica ai quali
si sono aggiunti in seguito nani e ballerine figli della seconda, ma
tutti quei soggetti sociali ed economici di ben altro peso che grazie
a Berlusconi hanno potuto continuare ad arricchirsi e fare il bello e
il cattivo tempo in Italia indisturbati dopo la dissoluzione
del CAF spazzato via da Mani Pulite 20 anni fa.
Tra questi ci sono
anche i protagonisti saliti più di recente alla ribalta dei media,
antagonisti dichiarati del PD bersaniano, i quali sperano di
ereditare la vasta messe di voti lasciati sul mercato dal
contemporaneo crepuscolo dell'ex leader della destra di Arcore e
dell'ex condottiero padano di Gemonio, sottraendoli a un centro
sinistra che cerca di riportare questi elettori alla ragione dopo la
sbornia populista.
Il Partito
Democratico nel 2013 si troverà solo contro tutti. Dovrà
fronteggiare, oltre al residuo PdL e a ciò che resta della Lega, la
nuova "palude" gattopardesca formata da tutti quelli che in
nome del cambiamento in realtà non vogliono assolutamente cambiare
il modello e l'assetto tradizionale del potere nel nostro Paese.
Italia dei Valori,
Ecocivici, grillini, estremisti urlatori che insultano il PD perché
non è abbastanza di sinistra o democratico o innovativo, sono solo
disturbatori fastidiosi che cercheranno di rompere le scatole a
Bersani inserendosi nelle primarie e appoggiando il guastatore
interno, Renzi, ma il vero avversario del PD bersaniano è il
combinato disposto di forze eterogenee che hanno già di un candidato
leader, il professore, senatore a vita, Mario Monti, candidatura che
sulla carta appare loro vincente.
Non a caso il
Corriere della Sera è diventato negli ultimi mesi l'organo
elettorale del sindaco di Firenze che viene dato, un giorno sì e
l'altro pure, sicuro vincente alle primarie democratiche di fine
novembre mentre i suoi commentatori scrivono fondi su fondi per
convincere i lettori dell'inadeguatezza del PD alleato di Vendola a
governare l'Italia.
Ce la farà in
questo scenario, la rinnovata "palude" centrista a gestire
pro domo sua la crisi di regime continuando a perpetuare l'anomalia
di un'Italia non liberale e non socialista, oppure Bersani e il suo
PD riusciranno a convincere questo Paese a diventare normale, cioè o
liberale o socialdemocratico?
La partita è
aperta, ma per vincerla bisogna fare molta attenzione ai messaggi che
vengono dati agli elettori: come farà ad esempio il PD a convincere
(e vincere) se a un Paese che fatica ad arrivare a fine mese presenta
un programma che al primo punto recita "chi nasce in Italia è
italiano". Non è certo questa la priorità per far uscire il Paese dalla crisi di
sistema in cui sta affondando.
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