lunedì 1 ottobre 2012

La stampa e la campagna anti PD

A proposito del mio commento sul PD solo contro tutti alle elezioni del 2013 e sulla campagna mediatica in atto per scongiurare la sua possibile vittoria, temutissima non solo dalla destra ex berlusconiana, ma dai soggetti economici e sociali che da sempre governano l'Italia (con i bei risultati che vediamo), vi segnalo un esempio di come la stampa schierata contro il PD bersaniano fa il suo mestiere.
Ancora una volta nel mio mirino c'è il Giorno, purtroppo unico quotidiano locale e dunque influente opinion maker del territorio, che oggi ha dedicato due articoli alle indagini anticorruzione della Procura di Monza. 
Il primo è quello che dà la notizia della chiusura delle indagini sul "sistema Sesto" con la richiesta di rinvio a giudizio di Penati e altri coinvolti nell'affare delle aree Falk. E fin qui tutto bene. Il secondo articolo riguarda la prossima chiusura delle indagini sul "sistema Brianza", procedimento nel quale gli indagati sono Paolo Berlusconi e l'ex ministro Paolo Romani. Ebbene nonostante il soggetto sia un altro il Giorno riesce ad aprire l'articolo con un lungo incipit (ben 10 righe) che riassume le indagini e la richiesta del PM contro Penati, che con la corruzione in Brianza (è in corso il processo all’ex assessore Pdl all’Ambiente della Regione Lombardia, il ciellino Massimo Ponzoni) non c'entra nulla.
Insomma due inchieste, due soggetti, due articoli, due titoli, ma una sola notizia in primo piano: la richiesta di rinvio a giudizio per Penati che viene definito ancora oggi "capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani e ora consigliere regionale lombardo Pd" dimenticandosi di aggiungere che da un oltre una anno Penati si è dimesso da tutti gli incarichi di partito e dallo stesso gruppo regionale del PD. 

Non occorre essere un esperto di giornalismo per capire il senso di questa operazione e giudicare il basso livello professionale di questo servizietto.
 
PS: A commento della richiesta del PM di Monza, Filippo Penati ha dichiarato: "Non ho mai ricevuto illecitamente denaro dagli imprenditori, né per me, né per i partiti di cui ho fatto parte. Non ho conti correnti all'estero. I risultati dell'inchiesta che mi riguarda confermano che non c'è traccia, nonostante si sia favoleggiato di decine di miliardi, di una sola lira o di un solo centesimo di euro che mi sia stato trasferito. Dopo due anni di indagini non ci sono novità rilevanti rispetto alle ipotesi accusatorie iniziali. Contro di me, da oltre un anno, si riversano sempre le stesse accuse e si ricordano gli stessi fatti, spesso amplificati dalla polemica politica. Accuse e fatti, che risalgono a 12 anni fa, e continuano a ruotare solo intorno alle dichiarazioni di due imprenditori, a loro volta indagati, rilasciate per coprire passaggi di denaro tra loro, anche su conti svizzeri o lussemburghesi, poco trasparenti".

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