lunedì 29 ottobre 2012

Il Grillino salito sullo scranno detta le sue regole alla libera stampa

Un antico proverbio milanese avverte: "Quand la merda la munta el scagn o che la spusa o che la fa dagn". La citazione che non ha bisogno di traduzione del vecchio adagio popolare è di Armando Torno che sul Corriere della Sera lo ha ricordato in un suo recente articolo. 
A me è tornata subito alla mente leggendo oggi sul Corriere.it la notizia che la sezione milanese del Movimento 5 Stelle ha inviato alle redazioni dei giornali un comunicato con il quale indica ai redattori quali sono i termini adeguati da usare quando scrivono della loro "forza politica".
Nel comunicato gli attivisti grillini dettano le linee guida alla stampa, una sorta di vademecum del perfetto giornalista, secondo loro, perché è "necessario che il VOCABOLARIO di riferimento usato dai media sia coerente e corretto".  Per questo motivo, continua la nota, "è indispensabile che tutti voi giornalisti, redattori, caporedattori e direttori poniate la massima attenzione ad EVITARE PAROLE CHE NON APPARTENGONO ALLA REALTA’ DEL MOVIMENTO". Di conseguenza, stando alla nota, si dovrebbe dire "Movimento" non "Partito"; "Portavoce" non "Leader"; "Attivisti del Movimento a 5 Stelle" non "Grillini". Nel "foglio d'ordine" inviato dalla novella "Stefani" di Grillo (dietro alla quale si sente la mano del PR del principe, il famoso Casaleggio) ai giornalisti è contenuto anche un rimbrotto al Sole 24 Ore (con conseguente richiesta di modifica) per aver osato scrivere oggi in merito ai risultati delle elezioni siciliane: "grillini primo partito a Palermo". Due errori sottolineati in rosso dunque. E "grillini" è ovviamente il più grave perché "la parola GRILLINI è scorretta e anche un po’ offensiva, in quanto riduttiva e verticistica". La libera stampa è avvertita. Grillo, fondatore, inventore e dittatore del Movimento 5 Stelle, può scrivere e definire con i termini che preferisce il mondo intero sul suo blog, ma i giornali non possono fare altrettanto e non devono premettersi di usare parole "scorrette e incoerenti". Come favvanculo ad esempio?

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ad Arcari piace essere chiamato bolscevico?

carlo arcari ha detto...

Non considero il termine "bolscevico" un insulto. Se riferito a me con intenti ironici o per definire certi miei tratti caratteriali e culturali non mi offende. Con i bolscevichi del Partito Operaio Socialdemocratico Russo condivido oggi la tendenza "maggioritaria" (questo il significato della parola bolscevico)e 40 anni fa, quando ero giovane ho creduto anch'io che l'avanguardia della classe operaia dovesse guidare una rivoluzione sociale in alleanza con i contadini poveri espulsi dalle campagne per venire a Torino e a Milano a lavorare nelle catene di montaggio.

Anonimo ha detto...

Cavolo,sono tornate d'attualità le famose veline(non quelle di striscia)di quando comandava la Buonanima.
pierino favrin

Gianni Rubagotti ha detto...

E' vero che la stampa è capace di modificare i termini in maniera da confondere i lettori.
Fino agli anni 90 se si diceva sinistra radicale si intendeva la sinistra liberale che aveva formato il partito radicale e non la sinistra del partito comunista e tanto meno democrazia proletaria.
Oggi il partito radicale esiste ancora ma non viene nominato con quel termine che definisce eredi proprio della sinistra Pci e di DP che nel frattempo si sono trasformati in SEL (Niki non sta per Nicky ma per Nikita come Krushov) o altre sigle neocomuniste.

Il termine portavoce invece è una ipocrisia per evitare la parola leader. I partiti più democratici del mondo eleggono dei leader e li fanno eleggere e questi leader hanno molto potere. La differenza con l'Italia non è questa, la differenza è che se Obama perde le elezioni poi si ritira dalla politica e vivrà di conferenze e consulenze mentre qui abbiamo gente con più sconfitte che proposte di legge presentate.

Pizzarotti non è un militante del Mov5 qualunque, la sua parola ha un peso specifico molto maggiore degli altri parmigiani di quel movimento.

Alberto ha detto...

Non amo particolarmente M5S e credo che siano a tutti gli effetti da considerarsi al pari di un partito. Ma la loro base crede seriamente di essere un movimento e non un partito. Se ben ricordo tra di loro non vi devono essere iscritti a partiti di alcun genere.
Fatta questa premessa, credo solo che la loro comunicazione sia scaturita dalla volontà di fermare la crescente critica dei giornali che si sa, qualche spinta dai politici la ricevono. In sostanza vedendo che sempre più giornali cercano di farli apparire uguali ai partiti che combattono, anche loro con problemi di lotte interne, anche loro con un leader unico stile Berlusconi....ecco che stizziti alzano la voce e cercano in modo inadeguato di bloccare sul nascere l'uso di quei termini che dal loro punto di vista li mettono in una luce diversa da quella che loro desiderano alla base. In fondo è come se Berlusconi chiedesse di non essere chiamato Nano o Prodi Il Mortadella.

Fermo restando che loro possono chiedere, poi ovviamente i giornali useranno ancor di più certi termini non essendoci estremi per denuncia di alcun genere.

carlo arcari ha detto...

E no Alberto, nano e mortadella sono nomignoli chiaramente offensivi perché si riferiscono alla persona. Definire grillini gli aderenti alla lista di Grillo è una semplificazione giornalistica (lo spazio è tiranno sui giornali)che non contiene nessun giudizio verso una persona e dunque non è un'offesa. Il distinguo movimento-partito è di lana caprina. Un movimento che si presenta alle elezioni con candidati certificati dal suo leader è un partito come ce ne sono altri: ad es. la Lega, il PdL, IdV. A chi non piace la parola non la usi, ma non pretenda di imporre ad altri di farlo.