lunedì 2 aprile 2012

Restare umani: una riflessione di Coloretti sul bilancio padernese

Ricevo dal Capogruppo del Partito Democratico, Marco Coloretti,  una riflessione sull'onda dell'ultimo consiglio comunale e sulle tariffe mensa, che una volta tanto punta...in alto.


La questione relativa al bilancio preventivo 2012 votato pochi giorni fa in consiglio comunale merita, a mio avviso, un’attenzione e un approfondimento anche da parte dei “non addetti ai lavori” che finora non si è manifestato. Lo dico nel nome di una politica “alta” e al tempo stesso “altra”, nella speranza che questa mia riflessione ne sia all’altezza.
Sulla questione “tariffa mensa”, che come le altre tariffe (dalla scuola ai nidi, dallo sport al commercio) è in significativo aumento, invito a soffermarsi al di là dello specifico delle cifre di bilancio. La questione infatti ritengo abbia un valore che va oltre i costi e i tagli di un bilancio comunale, essendomi ormai convinto che essa prima ancora risponda ad una filosofia della politica e ad una visione del mondo che ritengo essere fortemente individualista ed egoista e che merita di essere contrastata e vinta. Infatti, l’idea da cui muove questa seconda manovra sulle tariffe – dopo aver accorpato la maggior parte degli utenti nella fascia massima – è che il servizio vada pagato per quanto costa.
Ora, sembrerebbe una cosa logica, se non fosse che questo imperativo si scontra con altre due questioni non di poco conto: chi usufruisce dei servizi GIA’ PAGA attraverso il versamento dei tributi generali perché essi possano esistere; anche chi NON USUFRUISCE del servizio HA INTERESSE che esso venga mantenuto, perché la loro esistenza è una GARANZIA sulla possibilità di poterne usufruire in caso di bisogno.
E’ la stessa idea che ci porta a ritenere che PAGARE LE TASSE sia un segno di civiltà e un pegno da onorare per una comunità di uomini capace di vivere insieme e di sostenersi a vicenda, attraverso la dotazione di servizi che possano garantire a tutti un livello minimo di sussistenza dal quale nessuno venga escluso.
E’ una polizza sulla vita: non a caso dove il sistema di stato sociale arretra o scompare quello che rimane in campo sono le assicurazioni e le banche, così anche tu come persona vali solo per quanto riesci a soddisfare in termine di valore finanziario, quindi vali quanto una merce e a volte nemmeno delle più pregiate.
So che all’apparenza la questione delle tariffe mensa (o altre) sembrerebbe non avere caratteri così ultimativi, ma l’indirizzo verso cui si procede e il corollario di dichiarazioni vanno purtroppo in tal senso.
Intanto, NESSUNO di questa giunta di centrodestra si è premurato di fissare un valore che potesse ritenersi EQUO nel rapporto che determina la copertura dei costi dei singoli servizi e del loro costo complessivo : noi, come centrosinistra, avevamo operato perchè si potesse stare nel rispetto della legge di poco sopra al 50% per la copertura del costo complessivo dei servizi (poco più della metà a carico dell’utenza che ne usufruiva e l’altro a carico di tutti i cittadini), e che in particolare per le mense, dove i costi erano significativi, il rapporto fosse per circa 2/3 a carico di chi usufriva del servizio e il rimanente 1/3 circa a carico della fiscalità generale.
Ammesso e concesso che le difficoltà di bilancio abbiano influito negativamente sulla bilancia dei costi, qual è il nuovo punto di EQUILIBRIO che si può ragionevolmente trovare per soddisfare un’idea di EQUITA’ sociale vera, tenendo conto che stiamo parlando di famiglie con figli e quindi diventa dirimente la capacità reddituale delle famiglie stesse nella composizione di una tabella tariffaria che possa soddisfare questa idea di SOLIDARIETA’ SOCIALE che rimane il principio base per definirsi ancora una comunità di individui?
Ecco, questo modo di ragionare è totalmente mancato perché è prevalso quello più semplice e diretto che qualcuno crede in sintonia con i tempi, quindi vincente : ti stiamo dando un servizio che costa, quindi pagalo.
La stessa filosofia applicata ad altro (pensiamo la salute, ad esempio) avrebbe come riflesso una selezione della specie in base al reddito, che in parte sta già avvenendo, complice la crisi.
Ma ciò che è ancora peggio della crisi è l’idea di renderti edotto dei costi della singola operazione o visita specialistica o analisi: questa aberrazione non è che l’anticamera della “polizza” assicurativa – oggi ti dico quanto mi stai costando, domani o mi dai delle “garanzie” finanziarie o non ti curi.
NESSUNO che davanti a questo non solo RIVENDICHI il diritto di essere curato perché HA CONTRIBUITO affinchè ci fosse una sanità pubblica – il cui controllo al pubblico cittadino però è completamente sfuggito, e questa è l’altra faccia della medaglia, soprattutto in una regione in cui un potere politico oggi “malato” ha sviluppato proprio con la sanità un sistema di clientelismo e corruzione grave – oltre al fatto che se oggi mancano risorse esse si devono soprattutto A CHI HA EVASO LE TASSE, finendo con il crearsi una fortuna indebita con la quale si cura, si paga la mensa (e anche il ristorante) ma che TOGLIE a chi è stato SOLO ONESTO la possibilità di poter aver riconosciuto il suo DIRITTO di persona in caso di necessità.
In tutto questo, non c’è “buonismo” di alcun genere: c’è la voglia di ritornare ad ESSERE UMANI e di contare per quello, e di smetterla quindi di essere considerati una VARIABILE ECONOMICA da un sistema che attraverso la ricchezza figlia del denaro (e non più della produzione), continua a garantire ad una piccola elite di straricchi la torta con cui abbuffarsi e ai rimanenti miliardi di piccole formiche le briciole con cui campare, con tutto quello che ne consegue: fame, miseria, guerra, sfruttamento.
Ma davvero la discussione sulla mensa porta a questo? Per me si, se il corollario di risposte che l’hanno accompagnata sono state : basta far pagare tutti (!) se non possono pagare non c’è servizio (!!) sono contento io di pagare per le mie figlie che vanno in mensa senza gravare sugli altri (!!!), dove il concetto di solidarietà ed equità è un po’ tirato per i capelli: bisogna essere contenti di pagare QUANDO un servizio ancora NON CI RIGUARDA ( e qui mi dispiace dirlo, ma è vero che molti son contenti di non pagare) oppure di pagare DI PIU’ In presenza di un reddito DIVERSO per proporzioni (come dovrebbe fare chi guadagna cifre importanti) per garantire il massimo dell’accesso, perché è così che si mettono le basi per una società includente e non esclusiva (come i club, che non a caso hanno influenzato negativamente la POLITICA stessa).
Ecco, mi piacerebbe che questo confronto sulla mensa uscisse dal “tabellario” e cominciasse a diventare un confronto sulla CITTA’ CHE VOGLIAMO, perché la questione è tutt’altro che tecnica o di competenza finanziaria: dietro a queste scelte c’è un’IDEA DI SVILUPPO della città e della sua comunità umana che per me FA LA DIFFERENZA.
Come fa la differenza dire: non abbiamo aumentato l’aliquota Irpef, nel segno di una eguaglianza INIQUA, perché non tiene conto che chi ha anche un po’ di più può concorrere UN PO’ DI PIU’ perché TUTTI possano riconoscersi in un progetto di città che STA INSIEME, dalla mensa allo sport, dalla scuola ai giardini.
Continuo a pensare che da qui passi la frattura tra politica del centrodestra e politica del centrosinistra, e vorrei contribuire, anche attraverso questa mia riflessione, perché si possa SEMINARE IL TERRENO e far crescere un’IDEA ALTRA di governo della città, alternativo a questo centrodestra che sta andando avanti con la testa rovesciata nel piatto.
Proviamoci.

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