Il Premio Terna per l'Arte Contemporanea ha tracciato con una ricerca il profilo dell'artista nell'era del web. Cosa è cambiato e cosa resta uguale? Questa la sintesi dei risultati dell'indagine presentati ieri in occasione della premiazione degli artisti vincitori dell'edizione 2012. Nella foto, senza titolo, una delle opere premiate della fotografa cinese Ren Hang.
Internet ha cambiato il modo di fare arte e di essere artisti in Italia. L'artista intellettuale e specializzato, pittore, scultore e fotografo, lasciano la scena contemporanea all’artista Pro-Am, Professionista e Amateur. Centrato emotivamente sull’impegno artistico, mescola i linguaggi espressivi e cerca l’innovazione quale chiave fondamentale delle proprie creazioni. internettiano incallito, è cittadino del mondo ma profondamente radicato nel territorio in cui opera. Meno solitario e più concreto, media le contraddizioni del proprio tempo e fa “rete” con gli altri artisti. E mentre il lavoro su commissione non è più un tabù, definisce complessivamente “mediocre” il panorama artistico italiano ma non lascia il Paese, convinto di poter contribuire al suo miglioramento.
Internet ha cambiato il modo di fare arte e di essere artisti in Italia. L'artista intellettuale e specializzato, pittore, scultore e fotografo, lasciano la scena contemporanea all’artista Pro-Am, Professionista e Amateur. Centrato emotivamente sull’impegno artistico, mescola i linguaggi espressivi e cerca l’innovazione quale chiave fondamentale delle proprie creazioni. internettiano incallito, è cittadino del mondo ma profondamente radicato nel territorio in cui opera. Meno solitario e più concreto, media le contraddizioni del proprio tempo e fa “rete” con gli altri artisti. E mentre il lavoro su commissione non è più un tabù, definisce complessivamente “mediocre” il panorama artistico italiano ma non lascia il Paese, convinto di poter contribuire al suo miglioramento.
È quanto emerge dall’indagine “L’arte al tempo dei media” realizzata dal Prof. Francesco Casetti - Università di Yale - esperto di impatto dei media visivi sulla nostra cultura. La ricerca è stata realizzata sul data base, unico in Italia, di circa ottomila artisti che hanno partecipato alle prime due edizioni del Premio Terna, messo a disposizione da Terna, per la prima volta, quale osservatorio privilegiato per una indagine sociologica sperimentale. Le conclusioni dell’indagine sono a cura di David Joselit, uno dei massimi esperti mondiali di arte contemporanea.
Si profila nel XXI secolo la nuova figura dell’artista mediatore che, anziché “parlare dall’alto”, avvolto in una dimensione trascendente, vive il proprio tempo in tutte le sue contraddizioni, cercando soluzioni concrete, misurandosi con quello che trova. Al tempo dei media viene meno ogni valenza romantico-bohemien tipica dell’artista genio ed emarginato del passato. Basta con l’essere solitari, il fattore premiante oggi è fare “rete”. Il 90% mantiene legami con gli altri artisti per un confronto costruttivo anche se la percentuale scende al 31% quando si tratta di collaborare concretamente.
La relazione con gli altri protagonisti del mondo dell’arte (galleristi, curatori, critici) è ritenuta assolutamente fondamentale dal 55% degli artisti che seguono anche gli aspetti manageriali del proprio lavoro, intessendo relazioni, creando opportunità, aggregando e sintetizzando elementi diversi. Anche se tra tutti gli operatori del mercato, sono i galleristi i veri “amici” degli artisti, definiti spesso confidenti, amici, quasi parenti.
I nuovi media battono i vecchi nell’autopromozione: ormai conta più internet (70%) che fare una mostra (68%) o apparire su una rivista specializzata (33%), anche se le vendite online ancora non decollano. Gli intervistati, infatti, usano prevalentemente la rete internet per far conoscere la propria arte. Il 53% si affida ai siti d’arte, il 32% ai social network, seguono i blog e i forum. Si è stabilita una imprescindibile complicità tra l’artista e i new media da cui si traggono ispirazioni, stimoli e materiale, strumento fondamentale soprattutto nel momento decisivo della ricerca.Si profila nel XXI secolo la nuova figura dell’artista mediatore che, anziché “parlare dall’alto”, avvolto in una dimensione trascendente, vive il proprio tempo in tutte le sue contraddizioni, cercando soluzioni concrete, misurandosi con quello che trova. Al tempo dei media viene meno ogni valenza romantico-bohemien tipica dell’artista genio ed emarginato del passato. Basta con l’essere solitari, il fattore premiante oggi è fare “rete”. Il 90% mantiene legami con gli altri artisti per un confronto costruttivo anche se la percentuale scende al 31% quando si tratta di collaborare concretamente.
La relazione con gli altri protagonisti del mondo dell’arte (galleristi, curatori, critici) è ritenuta assolutamente fondamentale dal 55% degli artisti che seguono anche gli aspetti manageriali del proprio lavoro, intessendo relazioni, creando opportunità, aggregando e sintetizzando elementi diversi. Anche se tra tutti gli operatori del mercato, sono i galleristi i veri “amici” degli artisti, definiti spesso confidenti, amici, quasi parenti.
Attento al mercato, l’artista contemporaneo preferisce le gallerie, le fiere e i collezionisti, alle aste. Critica il circuito pubblico e conta per il 70% sul mecenatismo e sulla committenza delle imprese e dei privati. Il mercato infatti risulta in mano a collezionisti e appassionati, in prima fila nell’acquisto di opere, mentre sono praticamente assenti i musei, le fondazioni, gli enti pubblici e no profit, le istituzioni. Il mercato della contemporanea si profila ormai come una industria altamente capitalizzata e internazionale, con somiglianze significative alle altre industrie culturali (quali es. il cinema).
Anche lavorare su commissione, dopo un passato di snobismo e sospetti, non è più un tabù: il 65% degli artisti ha svolto attività in tal senso e bilancia positivamente libertà espressiva, volontà di indipendenza con richieste su committenza. Questa nuova tendenza sottolinea la duttilità dell’artista contemporaneo che è sempre più interessato a mescolare i linguaggi espressivi: il 48% ne usa anche due o tre contemporaneamente, in dialettica continua tra contemporaneità e tradizione. E tra i linguaggi espressivi fanno il loro ingresso internet, e-mail e siti web (33%), musica (29%) e testi (36%). Addio dunque ai pittori, scultori e fotografi “puristi”: la sperimentazione sta diventando la chiave fondamentale della creazione artistica.
Cambia anche il rapporto con il territorio. Si avverte un forte senso di radicamento (che porta benefici a livello di vendite, relazione, successo nel proprio lavoro), ma al riconoscimento di un proprio luogo di appartenenza circoscritto viene opposta una imminente esigenza di globalità. L’artista sempre più spesso trova la sua “casa” nell’essere “naturalmente” nomade. Gli artisti sono sempre più glocal: portano contenuti locali nei mercati globali e viceversa. L’essere glocal rappresenta per l’artista una dimensione produttiva, tramite la quale partecipa allo scambio culturale nazionale e internazionale.
Alcune cose che invece non cambiano mai. Artisti si nasce, la vocazione arriva prima dei 18 anni, ma non si vive di sola arte: il 63% svolge anche un’altra professione, il 36% può permettersi uno studio ma quasi nessuno (89%) un assistente; i percorsi formativi canonici italiani continuano ad essere giudicati quasi inutili ai fini di una futura carriera artistica; i musei sono considerati essenziali dal 57% degli artisti ma bisognosi di radicale riforma e, soprattutto, l’erba del vicino, cioè all’estero, è sempre più verde. Ma, seppure il panorama artistico italiano viene considerato complessivamente mediocre, a differenza del passato, gli artisti non lasciano il Paese, certi di poter contribuire al suo miglioramento.
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