domenica 26 febbraio 2012

No Tav, dopo le minacce a Caselli quelle ai giornalisti

Riprendo da ossigenoinformazione.it questa notizia che conferma un dato preoccupante, l'aumento delle intimidazioni e delle aggressioni da parte dei No Tav nei confronti dei giornalisti tacciati di essere "spie" della polizia. QUI
Una giornalista cineoperatrice, G.M., in servizio presso la sede Rai di Genova è stata quasi colpita da un fumogeno che esplodendo le ha danneggiato un timpano. E’ accaduto mentre riprendeva un corteo di studenti in Piazza Caricamento. E’ stata soccorsa  all’ospedale di San Martino. Sull’accaduto sono in corso accertamenti. Nel capoluogo ligure nelle ultime settimane si è creato un clima di tensione testimoniato da vari episodi, fra cui la comparsa di scritte murali minacciose contro alcuni cronisti. In una di esse tre di loro che hanno seguito per le loro testate la vicenda di un giovane militante del movimento ”No tav” di Santa Margherita Ligure arrestato, sono stati  definiti  ”infami” e additati con nome e cognome.
Se il petardo lanciato durante il corteo fosse esploso appena un po’ più  in là, la giornalista avebbe subito danni ben più gravi. Non si sa ancora chi abbia lanciato il  fumogeno né se sia stato lanciato con intenzione all’indirizzo della giornalista.

L’Associazione dei giornalisti liguri con una dichiarazione del segretario Marcello Zinolaha manifestato solidarietà alla giornalista e si è detta pronta a sostenere, come in passato, eventuali azioni legali decise dai colleghi minacciati e feriti. «La democrazia e il dissenso hanno ragione di essere, la violenza no».
Democrazia, dissenso, violenza?  Non sono parole un po’ grosse per una manifestazione di studenti, un centinaio di persone in tutto? «Può darsi – risponde Zinola – e mi auguro che sia così. Ma da diverso tempo a Genova fotoreporter e operatori televisivi stanno lavorando in un brutto clima di tensione e di intimidazione. Può darsi che quanto è capitato alla nostra collega della Rai sia un episodio casuale, e che le indagini subito aperte dalla Digos non portino a nulla di concreto. Ma se si dovesse scoprire che chi  ha lanciato quell’ordigno aveva scelto il bersaglio, è bene si sappia che noi siamo pronti a chiedere di costituirci parte civile».
La preoccupazione del sindacato muove dal fatto che da qualche tempo a Genova volano insulti verso chi, in alcune occasioni, fa riprese o foto. E nei muri di alcune zone della città, come il centro storico, sono comparse scritte inquietanti: “Basta foto sui giornali. Secolo XIX boia”; “Libertà per i prigionieri rivoluzionari”; “No Tav liberi”; “Brucia il Secolo XIX”. E peggio ancora, l’insulto “infami” rivolto ai tre cronisti citati per cognome.

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