mercoledì 24 luglio 2013

Mozia: sapore di sale e di marsala

Mozia e le isole dello Stagnone, questo il programma della nostra mattinata. Partiti dal Baglio che ci ospita ci siamo portati sul bordo del grande "stagno" racchiuso tra la riviera che va da Trapani a Marsala, e l'Isola Grande lunga sette chilometri che forma una barriera parallela alla costa lasciando entrare l'acqua di mare dalle due bocche a Sud e a Nord. 
Per questo il termine "stagno" usato per definire questo tratto di mare chiuso è improprio dal momento che al suo interno l'acqua è salata tre volte tanto quella del mare aperto e dunque non mischiata all'acqua dolce come in genere avviene nelle lagune costiere. Non a caso qui dentro sono state ricavate nei secoli scorsi numerose saline ancora oggi in piena attività. Dal pontile di una di questa aziende è partito il battello che ci ha portato a spasso per lo Stagnone. All'imbarcadero ho conosciuto un vecchio artigiano che passa la sua giornata sotto un ombrellone a intagliare la pietra di calcare morbido per farne delle maschere, figure zoomorfe, civette, piccoli mulini a vento da vendere ai turisti. Dice che è famoso dal momento che è apparso spesso in TV in diverse trasmissioni di successo che trattano di turismo, natura e ambiente.
La salina dalla quale partiamo è molto grande e vanta un grande mulino a vento che serve ancora a far girare delle macine di legno per triturare il sale grosso che qui viene raccolto in grandi mucchi bianchi e lasciato ad asciugare per mesi al vento e al sole. In caso di pioggia sono pronti una quantità di conci di terracotta per coprirlo e impedire che si sciolga. Ma le piogge d'estate qui sono molto rare.
Il tour prevede il periplo di Mozia, base navale cartaginese, rimasta inespugnata per secoli grazie ai bassi e insidiosissimi fondali (dai 20 ai 50 cm) che la circondano e alle poderose mura difensive. L'isola è privata e appartiene alla Fondazione Wittaker. In battello possiamo osservare dal mare, le mura, il bacino di carenaggio delle navi e soprattutto la strada oggi sommersa che la collegava dalla porta Nord dell'Isola con un tratto di oltre due chilometri alla terraferma. Volevamo scendere a Mozia ma vi abbiamo rinunciato perché dal suo piccolo museo manca il pezzo più pregiato, la statua del giovane auriga in marmo bianco che è in prestito fino al 2015 prima a Londra (per le Olimpiadi) poi a Los Angeles.
Ci siamo dovuti accontentare del museo archeologico di Marsala che con i relitti delle navi fenicie ricostruite parzialmente nelle sue sale merita senz'altro una visita. Volevamo anche vedere il museo degli arazzi fiamminghi sistemato in un edificio alle spalle del duomo, ma era chiuso e così abbiamo assistito all'ennesimo matrimonio siculo con gli sposi venuti a girare il video davanti alla cattedrale. 
Dopo aver assaggiato tre o quattro tipi di vino marsala doc abbiamo deciso di acquistarne un paio di bottiglie e siamo tornati al residence per il pranzo (ho cucinato io una pentola di cavati alla carbonara col guanciale) e la siesta. In serata passeggiata nel centro storico di Trapani, dove abbiamo visitato il duomo e un paio di chiese interessanti per il ricco corredo (statue lignee policrome, matronei, dipinti) e il rudere del palazzo della Giudecca nel vecchio ghetto. Cena in un ristorantino sulla punta del Capo Lilibeo: cous cous di pesce, lasagnette alla siciliana, calamaro ripieno e un buon bicchiere di marsala secco. 
Mentre scrivo questa pagina di diario seduto nel giardino del Baglio ho di fronte una luna enorme che sta tramontando rossastra dietro gli ulivi. Se penso che tra due giorni mi tocca prendere la nave per tornare a Paderno (via Napoli) mi sento leggermente a disagio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Pensa noi che da Paderno non ci siamo mossi,ma almeno abbiamo avuto i Tuoi appunti di viaggio.
buon rientro
pierino favrin