Mozia e le isole dello Stagnone, questo
il programma della nostra mattinata. Partiti dal Baglio che ci ospita ci siamo portati sul
bordo del grande "stagno" racchiuso tra la riviera che va
da Trapani a Marsala, e l'Isola Grande lunga sette chilometri che forma una barriera parallela alla costa lasciando entrare l'acqua di
mare dalle due bocche a Sud e a Nord.
Per questo il
termine "stagno" usato per definire questo tratto di mare chiuso è improprio dal
momento che al suo interno l'acqua è salata tre volte tanto quella
del mare aperto e dunque non mischiata all'acqua dolce come in genere avviene nelle lagune costiere. Non a caso qui dentro sono state
ricavate nei secoli scorsi numerose saline ancora oggi in piena attività. Dal pontile di
una di questa aziende è partito il battello che ci ha portato a spasso
per lo Stagnone. All'imbarcadero ho conosciuto un vecchio
artigiano che passa la sua giornata sotto un ombrellone a
intagliare la pietra di calcare morbido per farne delle maschere,
figure zoomorfe, civette, piccoli mulini a vento da vendere ai
turisti. Dice che è famoso dal momento che è apparso spesso in TV in diverse trasmissioni di successo che trattano di turismo, natura e ambiente.
La salina dalla quale partiamo è molto
grande e vanta un grande mulino a vento che serve ancora a far girare
delle macine di legno per triturare il sale grosso che qui viene
raccolto in grandi mucchi bianchi e lasciato ad asciugare per mesi al
vento e al sole. In caso di pioggia sono pronti una quantità di
conci di terracotta per coprirlo e impedire che si sciolga. Ma le
piogge d'estate qui sono molto rare.
Il tour prevede il periplo di Mozia,
base navale cartaginese, rimasta inespugnata per secoli grazie ai
bassi e insidiosissimi fondali (dai 20 ai 50 cm) che la circondano
e alle poderose mura difensive. L'isola è privata e appartiene alla
Fondazione Wittaker. In battello possiamo osservare dal mare, le mura, il
bacino di carenaggio delle navi e soprattutto la strada oggi sommersa
che la collegava dalla porta Nord dell'Isola con un tratto di oltre
due chilometri alla terraferma. Volevamo scendere a Mozia ma vi
abbiamo rinunciato perché dal suo piccolo museo manca il pezzo più
pregiato, la statua del giovane auriga in marmo bianco che è in
prestito fino al 2015 prima a Londra (per le Olimpiadi) poi a Los
Angeles.
Ci siamo dovuti accontentare del museo archeologico di Marsala che con i relitti delle navi fenicie ricostruite
parzialmente nelle sue sale merita senz'altro una visita. Volevamo anche vedere il
museo degli arazzi fiamminghi sistemato in un edificio alle spalle
del duomo, ma era chiuso e così abbiamo assistito all'ennesimo
matrimonio siculo con gli sposi venuti a girare il video davanti alla
cattedrale.
Dopo aver assaggiato tre o quattro tipi di vino marsala
doc abbiamo deciso di acquistarne un paio di bottiglie e siamo
tornati al residence per il pranzo (ho cucinato io una pentola di
cavati alla carbonara col guanciale) e la siesta. In serata passeggiata nel
centro storico di Trapani, dove abbiamo visitato il duomo e un paio
di chiese interessanti per il ricco corredo (statue lignee policrome,
matronei, dipinti) e il rudere del palazzo della Giudecca nel vecchio
ghetto. Cena in un ristorantino sulla punta del Capo Lilibeo: cous
cous di pesce, lasagnette alla siciliana, calamaro ripieno e un buon
bicchiere di marsala secco.
Mentre scrivo questa pagina di diario seduto nel giardino del Baglio ho di fronte una luna enorme che sta tramontando rossastra dietro gli ulivi. Se penso che tra due giorni mi tocca prendere la nave per tornare a Paderno (via Napoli) mi sento leggermente a disagio.
Mentre scrivo questa pagina di diario seduto nel giardino del Baglio ho di fronte una luna enorme che sta tramontando rossastra dietro gli ulivi. Se penso che tra due giorni mi tocca prendere la nave per tornare a Paderno (via Napoli) mi sento leggermente a disagio.
1 commento:
Pensa noi che da Paderno non ci siamo mossi,ma almeno abbiamo avuto i Tuoi appunti di viaggio.
buon rientro
pierino favrin
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