Festival di Perugia: Ap e Reuters aprono al citizen
journalism
dell'inviato Michele Cassano-Ansa
dell'inviato Michele Cassano-Ansa
Perugia, 27 aprile 2013. Sempre meno
scoop, il compito dei giornalisti di agenzia sarà da un lato
verificare le notizie che arrivano dalla rete, dall'altro svilupparle
e arricchirle. La fonte prima dell'informazione, insomma, è
destinata a mutare radicalmente, sulla spinta della crescita di
social media e comunità virtuali. Una rivoluzione già iniziata,
soprattutto nel mondo anglosassone, come testimonia la nascita della
figura del social media editor nelle due principali agenzie in lingua
inglese del mondo, Associated Press e Reuters. A ricoprirne il ruolo
due giganti del web, come Anthony De Rosa e Eric Carvin, ospiti al
Festival del giornalismo di Perugia.
De Rosa, definito dal New York Times un
''re'' della piattaforma di microblogging Tumblr, si occupa da due
anni dell'integrazione dei prodotti Reuters con i social media.
''Sono nel ramo consumer dell'agenzia, ma c'è un'interazione
continua con l'area business - spiega de Rosa -. Il mio compito è
setacciare il web e verificare le notizie''. L'espansione dei social
media ha portato alla creazione di una rete di utenti, diventati
collaboratori dell'agenzia. ''Abbiamo gente in giro per il mondo che
contattiamo - dice -. Alcuni non vogliono essere neanche
remunerati, perchè si accontentano che il loro lavoro abbia
visibilità'.
De Rosa spiega che l'agenzia gestisce 20mila video al giorno e ''gli strumenti di verifica sono sempre più sofisticati. Può sorgere un contrasto - aggiunge - tra i contenuti raccolti in rete e quelli frutto del lavoro giornalistico, ma per il momento ciò accade soprattutto per foto e video. Spesso gli utenti inviano immagini più valide''. E' sempre meno raro, però, che la notizia arrivi dai social media, tanto da far dire che lo scoop è destinato a morire. ''Diventerà sempre meno rilevante'', sostiene Eric Carvin, fratello di Andy, definito miglior account Twitter del mondo dalla Columbia Journalism Rewiev.
''La sovrabbondanza di informazioni
cambierà le basi del mestiere - aggiunge -. Anche la velocità nel
dare la notizia, quantomeno in ambito consumer, sarà sempre meno
importante, perchè conterà il valore aggiunto e di conseguenza la
possibilità di realizzare ricavi''. La crescita del citizen
journalism solleva anche il tema della remunerazione del lavoro. ''E'
giusto che ci siano forme di pagamento'', spiega Carvin. L'idea è
creare una ''licenza di servizio pubblico'', una sorta di contratto
tra azienda e cittadino, che consenta di utilizzare i prodotti anche
dopo le 72 ore dalla realizzazione. (ANSA).
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