Dopo l'ennesimo
scandalo, che vede coinvolto l'assessore regionale Zambetti, la Lega si è detta pronta a staccare la spina al presidente della Regione Lombardia. "Lasciamo a Formigoni la
scelta se fare un passo indietro o uno di lato - ha
detto il segretario regionale della Lega, Matteo Salvini, al termine di
un incontro con i consiglieri al Pirellone - ci aspettiamo
quanto meno l'azzeramento dell'intera giunta, l'eventuale
dimezzamento dei nuovi assessori, eventualmente con un altro
presidente di Regione".
Salvini
ha quindi affermato: "Siamo consci del fatto che si
andrà a votare il prima possibile, probabilmente ad aprile.
Comunque, la Regione Lombardia, non arriverà a fine mandato. Io ho già in tasca le dimissioni di tutti gli assessori e di tutti i
consiglieri".
La replica di Formigoni non si è fatta
attendere ed è stata quella ringhiosa di un capobanda
con spalle al muro: "Mi sono sentito con il presidente
Berlusconi e con il segretario Alfano, che hanno confermato la linea
del Pdl: se cade la Lombardia un secondo dopo cadono Veneto e
Piemonte". Chiuso all'angolo, Roberto Formigoni, gioca la
carta dell'ultimo ricatto minacciando di far mandare a casa, dai
vertici di quel che resta del PdL, i presidenti leghisti che
governano le altre due regioni del Nord. Ma si tratta di una mossa
disperata, l'ultima.
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