domenica 21 ottobre 2012

Articolo 18: le regole da sole non creano nuovo lavoro


Federazione della Sinistra, Ecocivici, Sel, IdV, sono le forze politiche che hanno presentato nei giorni scorsi in Cassazione i quesiti referendari per il ripristino dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.  Alla Ecofesta che si terrà oggi al Parco Toti di Paderno Dugnano, ci sarà un banchetto per la raccolta delle firme promosso dal Comitato referendario cittadino che si è costituito giovedì scorso presso il Circolo Arci di Palazzolo. 
Il PD come è noto non aderisce all'iniziativa referendaria perché in primo luogo contraddice il voto favorevole con il quale il Partito Democratico ha approvato la discussa riforma Fornero, ma anche perché, come ha sottolineato il segretario Bersani, "le regole da sole non bastano per creare lavoro".
Il mondo è cambiato, il lavoro è cambiato, le nostre vite sono cambiate. La campagna pur sacrosanta per contrastare la perdita dei diritti dei lavoratori non basta. Oltre il 30% dei lavoratori italiani ha un contratto “atipico” e per quanto riguarda le nuove assunzioni  8  su 10 avvengono con un contratto precario. Di fronte a questo cambiamento che è intervenuto negli ultimi 20 anni, la difesa dell’articolo 18 è una battaglia di retroguardia dato che non protegge i diritti delle generazioni precarie. Lavoratori che non devono essere licenziati perché è sufficiente non rinnovare il contratto alla sua scadenza, che non hanno accesso alla cassa integrazione, alla maternità, alla malattia, che non hanno ferie pagate e non parliamo della pensione.
Serve, al più presto, non il ripristino di una norma giusta che fa però riferimento a una realtà ormai estinta, ma una nuova misura di protezione sociale che cancelli l'apartheid in atto nel mondo del lavoro e restituisca occupazione, salario e dignità a milioni di persone. Una riforma che non sprechi le enormi risorse spese per la formazione delle giovani generazioni che in questi ultimi anni, l'esistenza dell'articolo 18 non ha difeso dal precariato.

2 commenti:

Gianni Rubagotti ha detto...

Io ho firmato il referendum per consentire di tenerlo, e voterò no.
E' importante ricordare ai cittadini che la firma a un referendum non è un voto ma la richiesta di dare agli elettori la possibilità di decidere su un tema, possibilmente aumentando spazi informativi per approfondirlo.

Personalmente sono contrario anche alla formulazione dell'articolo 18 fatta da Monti e sto ancora cercando di capire se esiste un paese competitivo al mondo che ha quelle regole, non a livello nominale ma concretamente.

Cmq sono d'accordo con Bersani: come non è con un decreto legge che abolisce la morte per tumore che la gente guarisce dal cancro così non è vietando i licenziamenti che le imprese assumono (anzi). Bersani aveva a suo tempo detto che era disponibile a discutere anche sul fatto che il reintegro fosse in tempi molto più veloci invece di constringere l'azienda ad aspettare anni e poi a dover pagare anni di stipendi arretrati. Forse con un sonoro NO a questo referendum si potrà ripartire a riformare questa materia e Vendola e soci dovranno arrendersi al fatto che non siamo + negli anni 60.

di modugno ha detto...

I LICENZIAMENTI, FACILI, NON AUMENTANO IL P.I.L. E NON RIDUCONO GLI SPREAD.

Secolo XX°: OCCUPAZIONE, FERIE,SALARIO, SCALA MOBILE,CONTRATTO NAZIONALE,DIRITTI DEI LAVORATORI, CASSA INTEGRAZIONE, RIDUZIONE DELL'ORARIO DI LAVORO, PENSIONE D'ANZIANITA'.........
Secolo XXI°: SALARIO RIDOTTO SPESSO MISEREVOLE, SCALA MOBILE ABOLITA, DIRITTI NEGATI, ORARIO PIU' LUNGO, FERIE forse, CONTRATTI A PERSONA, PRECARIATO FISIOLOGICO, PARTITE IVA FASULLE, PENSIONE quella eterna, SFRUTTAMENTO DEGLI IMMIGRATI, DOMENICA di lavoro anzichè dedicata allo spirito..............

Il sottoscritto ha firmato e sostiene la campagna referendaria sapendo che sarà difficile, conscio che una società è libera e democratica solo quando la libertà (vera) e la democrazia (vera) sono godibili pienamente nei luoghi di lavoro.
Di Modugno Domenico