E' stata estesa fino al 25 maggio la
carcerazione dei marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre detenuti in India. Lo ha
deciso il tribunale di Kollam, dove stamane sono tornati i due
fucilieri del battaglione San Marco. Lo stesso giudice ha anche
respinto la richiesta avanzata dall'Italia di libertà su cauzione
per i due militari.
Diventa sempre più insopportabile e
inaccettabile la politica portata avanti in questo caso dal governo
Monti mentre si moltiplicano in Italia le manifestazioni di
solidarietà con i nostri militari e di critica verso il governo che si è dimostrato troppo condiscendente nei
confronti degli indiani che evidentemente perseguono obiettivi
politici che sfuggono alla maggioranza dei cittadini (nella foto i figli dei due militari alla manifestazione di Roma).
Leggere i commenti dei lettori
pubblicati dal Corriere.it è illuminante. "Chissà se l'India
si sarebbe comportata alla stessa maniera se sulla petroliera invece
che i marò ci fossero stati dei marines. Il nostro dicastero degli
Esteri non ha saputo, forse sarebbe meglio dire voluto, mostrarsi
deciso per imporre il rispetto delle leggi" scrive un lettore e
un altro commenta: "I maro' erano in missione anti-pirateria.
Consiglio di leggere qualcosa sul fenomeno (scoprendo che molti
pirati che operano nell'oceano indiano sono ex-pescatori). Nessuno
dice che i militari devono essere rilasciati, ma che, in base al
diritto internazionale, devono essere giudicati in Italia".
Agli italiani che seguono la vicenda appaiono ormai chiare due cose: il fatto che coinvolge i nostri militari è accaduto in acque internazionali pertanto la titolarità del giudizio non spetta ai magistrati indiani ma a quelli italiani; se l'India non rispetta il diritto internazionale la carcerazione dei nostri militari si configura come un atto illegale paragonabile a un sequestro di persona.
Il governo Monti non può continuare a traccheggiare e apparire imbelle agli occhi dei cittadini o peggio dare ad intendere che di fronte al ricatto dell'India è disposto a capitolare per salvaguardare altri interessi legati al business delle imprese italiane. Deve capire che rischia di più su questo fronte che su quello del fisco e degli esodati.
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