lunedì 28 maggio 2012

Brindisi, una settimana dopo la strage, il silenzio

A una settimana di distanza, l'attentato terroristico di Brindisi nel quale ha perso la vita la giovane Melissa Bassi e altre sue compagne sono rimaste ferite, alcune gravemente, il tragico evento è già praticamente scomparso dalle prime pagine dei giornali nazionali. Altre "emergenze" più appassionanti incalzano: gli scandali in Vaticano, quello impersonato da Formigoni e quelli del calcio scommesse. Così Melissa e le sue compagne svaniscono pian piano nell'ombra, come le indagini e i colpevoli di quel gesto orrendo che rotolano ormai sulla china della dimenticanza.
Per reagire a questa deriva rilancio un articolo apparso ieri sul quotidiano online Brindisireport.it. Se la lotta per la legalità si nutre di memoria il nostro primo dovere è continuare a chiedere che sia fatta luce e non si spengano i riflettori, a Brindisi come a Paderno Dugnano.


Una settimana dopo la strage, il silenzio
di Fabio Mollica, 26 maggio 2012 alle 09:30
Sette giorni fa qui ho visto l’orrore ed ho conosciuto il terrore. Ho sentito le grida strazianti, filmato i brandelli di vestiti sparsi sul piazzale, i libri in fumo. Nelle mente ritornano ancora le macchie di sangue. E soprattutto una delle ragazze, la meno grave tra tutte, che vagava in piedi, sostenuta da due passanti. Era attonita. Non capiva. Forse non c’era.
Oggi, sul luogo della tragedia, alla stessa ora dell’esplosione, c’è solo qualche telecamera, i furgoni con le parabole. E tanto silenzio. Lo stesso silenzio che ho ritrovato nelle scuole brindisine, due giorni dopo l’attentato. Arrivano due ragazzi e lasciano due fiori, si soffermano un paio di minuti, gli occhi lucidi. Guardano la distesa di fiori e messaggi, la maglietta della squadra di basket lasciata accanto alla foto di Melissa.
Questo era il luogo della gioia. Del vociare e del traffico bloccato all’orario d’ingresso e di uscita dalla scuola. Oggi qui non si sente più nulla. Questa è diventata la piazza del silenzio e del dolore. Del ricordo e delle lacrime. Anche la rabbia, qui, viene soffocata.
Forse non basterà dedicare questo luogo a Melissa Bassi. Forse servirà un monumento per ricordare il 19 maggio del 2012. La frase in memoria del giorno maledetto l’ha già scritta un bambino, su uno dei tanti cartelloni attaccati alle transenne: «Abbiamo imparato a volare come gli uccelli; abbiamo imparato a nuotare come i pesci; ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli».

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