giovedì 29 marzo 2012

Il futuro ha bisogno di giovani, affamati e visionari

I giovani padernesi si agitano, vorrebbero cambiare le tante cose che non vanno nella nostra città e si sentono imprigionati dai giochi dei vecchi partiti, soprattutto da quelli dei vecchi politici che non mollano le poltrone e praticano la filosofia cinica e miope di chi alla domanda di rinnovamento risponde sempre con la sentenza arrogante: "Il potere logora chi non ce l'ha".
Spero tanto che prima poi madre Natura prenda il sopravvento e i nostri giovani carichi di energia mandino in pensione noi vecchi e si mettano in gioco per dimostrare il loro valore. Questo ricambio è un processo naturale che in politica però non funziona, soprattutto in Italia, dove i vecchi non se ne vanno mai di loro spontanea volontà e alle richieste dei giovani tendono sempre a opporre la chiusura più totale.
Negli Stati Uniti e in altri paesi d'Europa i giovani sono un valore che la società concretamente riconosce dando loro spazio e inserendoli al più presto possibile nella vita economica e sociale per sfruttare le loro idee nuove e il loro entusiasmo, in Italia invece i giovani sono temuti e tenuti alla larga dal potere e dalla responsabilità con tutti i mezzi, per impedire che si possano riconoscere "uguali" perché ugualmente soggetti a una condizione di emarginazione fatta di precarietà e supersfruttamento.
A differenza di quanto accadde 50 anni fa alla nostra generazione, oggi, la rivolta generazionale non deve fare i conti con nessuna barriera ideologica, geopolitica e militare. I giovani italiani possono più facilmente trovare un terreno di intesa per lottare insieme contro i gestori irresponsabili della finanza globale e cominciare a immaginare e costruire un futuro diverso. Anche partendo da Paderno Dugnano? Si perché in questo nostro mondo, improvvisamente diventato nello stesso tempo più vicino e più lontano, il globale e il locale si tengono strettamente, non sono più due piani diversi e separati.
La fine delle grandi ideologie del '900 ha spazzato via molte cose, ma non ha fatto del mondo una tavola bianca. I ricchi e i poveri, i forti e i deboli continuano ad esistere, come i sogni e i bisogni, i diritti e i privilegi, la giustizia e l'ingiustizia, l'uguaglianza e le opportunità, lo sfruttamento e il lavoro, la lentezza e la velocità. Insomma le contraddizioni principali restano tutte sul tavolo e i giovani devono immaginare e applicare ad esse nuove soluzioni partendo dalla realtà che li circonda. Ma non dalla conoscenza della tecnica amministrativa come hanno fatto, equivocando ingenuamente, l'anno scorso. Bisognava e bisogna partire dai problemi, non dagli strumenti dati. Il futuro è una grande sfida che ha bisogno di fresche e giovani visioni. Mi piacerebbe sapere che esistono.

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