domenica 16 ottobre 2011

Ammutinarsi è giusto?

Ci sono romanzi “di formazione” ai quali di tanto in tanto mi piace tornare. Rileggerli mi riporta indietro nel tempo e mi mette di fronte a uno specchio interiore al quale chiedo “quanto sono cambiato?”. Uno di questi libri chiave è per me “L’ammutinamento del Caine” un romanzo americano ambientato su un vecchio e scassato dragamine che partecipa alla seconda guerra mondiale svolgendo compiti di retroguardia, trasporto bersagli, servizio di scorta ai convogli, mansioni umili al basso servizio della “vera” flotta, quella delle portaerei e degli incrociatori che combattevano sul mare scontrandosi con le armate del Mikado per liberare il Pacifico .
Il romanzo scritto da Herman Wouk  nel 1951 (vinse il Premio Pulitzer) attingendo dalle sue esperienze di guerra a bordo di un dragamine durante il conflitto, è stato adattato dall'autore in una commedia di successo a Broadway e poi trasformato in un famosissimo film con Humphrey Bogart.
La trama del romanzo è avvincente pur nella sua apparente banalità. Il giovane Willie Keith, io narrante del racconto, nonostante il parere contrario di una madre iperprotettiva, si arruola volontario in Marina dopo Pearl Harbour e viene destinato sul dragamine "Caine". Abituato agli agi familiari ed alla serena vita di studente princetoniano che passava più tempo a suonare il pianoforte nei night club che a studiare sui libri, Willie dovrà ben presto calarsi in un mondo del tutto diverso del suo, ed iniziare così un percorso di crescita personale.
L'arrivo sulla nave del nuovo comandante, il nevrotico Queeg, ossessionato dalla disciplina che intende far rispettare alla lettera in modo irragionevole, scatenerà una serie di eventi che indurrà il secondo ufficiale in comando, il mite Steve Maryk, sobillato da un altro ufficiale (un romanziere cinico e opportunista), a compiere un atto senza precendenti nella storia della marina americana e soprattutto in tempo di guerra: destituire il comandante giustificando il fatto con l'instabilità mentale di Queeg emersa durante un tifone, cioè in un momento di grande pericolo. Per questo atto Maryk, Willie ed altri ufficiali vengono deferiti alla corte marziale.
Al processo (nella narrativa americana tutto prima o poi finisce in un tribunale) grazie all’abilità di uno strano avvocato militare, la verità verrà fuori: Queeg è effettivamente malato di mente, un paranoico con manie di persecuzione, quindi Maryk sarà assolto per aver agito a fin di bene e non arbitrariamente. Ma l’assoluzione sarà la fine della sua carriera perché nella U.S. Navy non c’è posto per gli ammutinati. Alla fine della guerra, l'ultimo comandante del "Caine" sarà proprio Willie che porterà al disarmo la vecchia nave.
La storia dell’ammutinamento si intreccia con la relazione amorosa tra il guardiamarina borghese e la cantante italo americana, Maria Minotti, in arte  May Wynn, che alla fine il giovane deciderà di sposare contro il parere della madre, perché la guerra lo ha maturato, lo ha reso indipendente e gli ha insegnato a riconoscere l’importanza dell’amore.
La figura che spicca nel racconto, a parte il narratore, è proprio quella di Queeg. Il lettore, portato a disprezzare il comandante deposto, un personaggio mediocre, odioso e pavido, finisce per provare pietà per un uomo che, se pure in modo distorto, cerca con fatica di compiere il suo dovere di militare fino in fondo “tenendo mia madre fuori dalla pentola del sapone di Hitler” come sottolinea l’avvocato ebreo che farà assolvere gli ammutinati. Il nucleo del romanzo è la risposta alla domanda: in tempo di guerra bisogna obbedire agli ordini dei comandanti anche quando appaiono sbagliati perché dati da persone antipatiche e meschine? Bisogna credere sempre nel valore della disciplina e avere fiducia nel sistema in  cui si vive per libera scelta, o si ha il diritto e il dovere di dubitare?

L’ammutinamento del Caine
Herman Wouk
Rizzoli 1954
558 pagine, euro 25

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