martedì 2 agosto 2011

Partecipazione e Consigli di Quartiere, una lunga storia

Ricevo da Gianfranco Massetti la copia del suo intervento in tema di partecipazione e Consigli di Quartiere a Paderno Dugnano che ha pubblicato sul suo sito

E’ bene che si torni a parlare dei Consigli di Quartiere. Dopo Gianni Rubagotti e Oscar Figus ne stanno discutendo con interesse i Blog padernesi di Carlo Arcari, Giovanni Giuranna e Massimo Negrisoli.
Credo sia utile tornare a ragionare insieme su questi istituti della  partecipazione democratica in un contesto politico e legislativo fortemente mutato dagli anni  della loro nascita. Il PD lo ha fatto anche mercoledì 28 luglio quando si sono incontrati alcuni rappresentanti dei quartieri che hanno raccontato la loro esperienza. Sono emerse preoccupazioni e speranze. Molti hanno confermato che non si può pensare a “chiudere”questi organismi anche se gli ultimi due anni ne hanno dimostrato una sostanziale inutilità.
Peccato perché deludere le istanze di partecipazione è sbagliato e pericoloso.Per i tanti giovani che vi hanno creduto e che vi si impegnano. Grande è la responsabilità del centrodentra che prima li ha “centralizzati” in qualche modo  per usarli come megafono propagandistico, poi li ha trascurati e infine li ha abbandonati a se stessi. Nessun ruolo, nessun potere, nessuna risposta. Certo non sono stati un  buon viatico la chiusura del CAG, del Carcatrà e , per un anno, del Falcone e Borsellino. E’arrivata  così la delusione dei consiglieri ed è scomparsa la presenza dei cittadini. Ma ripercorriamo un pò la storia di questi organismi di partecipazione popolare perché qualche insegnamento forse ci può venire..
I CdQ (allora erano 6 e si chiamavano Comitati) nascono a Paderno Dugnano,dopo la legge del 1978  ed ebbero una grande vitalità partecipativa con le amministrazioni del 1980 e del 1985. Dopo, come la partecipazione in Italia, cominciarono una fase discendente fino a quando nel 1990 vennero chiusi e smantellati dalla giunta Mastella-Scurati (1990-1995). Ripresero vigore  e nuova linfa con l’elezione diretta nel periodo 1995-2000 quando già se ne notavano i sintomi di una nuova crisi di stanchezza. Infatti già nel 1999, al momento della stesura del  programma elettorale del centro sinistra, forti erano i dubbi sulla permanenza di questo organismo. Ci si confrontò  tra chi voleva chiuderli e chi voleva mantenerli: si mantennero.
Successivamente, nel 2004, si affermò  la proposta di una rivitalizzazione dell’idea dei CdQ
con il “progetto del Bilancio Partecipativo”. Un’idea nata altrove, ma sperimentata in maniera originale da noi.
Tornerò, in un altro momento, sui pregi e sui difetti di quella esperienza, qui voglio solo ricordare che quell’idea ebbe il merito di dare una nuova vitalità  e un nuovo ruolo ai CdQ.
Il contesto politico amministrativo era certamente diverso perché i CdQ venivano chiamati ad assumere un ruolo di facilitatori della democrazia diretta, non da soli, ma insieme ad un Assessorato molto sensibile, al Consiglio Comunale dei Ragazzi, alle tre consulte istituzionali (Volontariato, Sport , Cultura & Scuola). Cioè nel contesto di un modo di “governare con” e di “partecipare” che cercava con difficoltà di affermarsi oltre la ragione e a volte la diffidenza dei partiti presenti in Consiglio Comunale. In quegli anni almeno 30/50 persone per Quartiere si ritrovarono  a discutere di problematiche locali, a decidere, a responsabilizzarsi su scelte non sempre felici. Oggi tutto questo non c’è più.
Con un primo sommario bilancio credo si possa dire che vi sono state tre fasi,in questa storia di partecipazione  locale e tre modalità di risposta della politica. Un primo momento di “decentramento e partecipazione". In verità poco decentramento e molta partecipazione. Per tutto questo periodo ci fu probabilmente un equivoco tra decentramento e partecipazione con  la  richiesta pressante dei vari Quartieri  di servizi decentrati (un esempio l’ anagrafe a Palazzolo aperta nel 1989 e chiusa nel 1992).
Un secondo momento, in risposta alle sigenze  partecipative dei Quartieri e al bisogno di contare dei cittadini e dei consiglieri stessi, vi fu l’idea del “vincolo politico” introdotto nel 1986.
Il Consiglio Comunale, non potendo risolvere il tema delle competenze nelle decisioni formali e delle risorse attribuite, si vincolava  a deliberare  secondo il volere dei CdQ, su alcuni temi limitati. Ma anche questa ipotesi non bastò. Il terzo momento fu il  Bilancio Partecipativo(2004-2009).
Trent’anni  di vita dei CdQ e di esperienza di partecipazione ci offrono  alcuni motivi per riflettere: 1° Paderno Dugnano è uno dei pochi Comuni che ha ancora questi organismi composti da volontari eletti direttamente: è un primato che dobbiamo difendere o abbandonare? 2° E’ vero che, di fatto, sono una scuola di apprendistato politico  per  tanti giovani e tante persone che si cimentano con il tema del bene comune e del governo della “res pubblica”? 3° E’ vero che sono uno strumento di raccordo e contatto con i cittadini dei sette quartieri e con i loro problemi quotidiani quando anche la politica locale appare a volte lontana?
Per questo, io credo, sono organismi  sensibili e fragili. Quindi, prima di pensarne l’affossamento, vale la pena di valutarne  bene le prospettive  e le possibili alternative per una loro rivitalizzazione. La democrazia ha bisogno di persone impegnate, di Comitati, di partiti, di associazioni, ma anche di istituzioni. Ognuna di queste istanze della società svolge un proprio ruolo positivo nell’irrobustire il fisico della democrazia italiana e padernese, per quanto ci riguarda.
Pertanto pensiamo a cosa fare piuttosto che pensare a cosa distruggere. Serve un pensiero lungo per guardare avanti e cercare nuove vie alla partecipazione popolare che si deve facilitare non ostacolare,come pare faccia l’attuale maggioranza. Non ci si può lamentare della povertà partecipativa di oggi così come non si può ritornare ad una mitica partecipazione di ieri. Oggi la voglia di democrazia cerca e trova nuove forme di partecipazione politica  eppure io penso che questa istituzione, così vicina ai cittadini, vada salvata e rinvigorita. Può servire.
Non tutto dipende dal “destino cinico e baro” o dalle “colpe  degli avversari”.
Ci vuole coraggio e fiducia nella democrazia e nelle persone. Servono nuove idee per riaprire una stagione di partecipazione popolare . In fondo la primavera arancione di Milano cosa è stata e come cerca di proseguire il suo cammino ? Cercando forme nuove di organizzazione, forse di istituzionalizzazione.
Noi, che per fortuna ancora le abbiamo, dobbiamo pensare a come ringiovanirle, non a buttarle.
Io non credo che  il tema sia “comitato o consiglio” e neppure condivido l’idea di snaturarne il ruolo di “istituzione della partecipazione”. Credo che il nodo stia nei temi della rappresentanza, dei poteri e delle risorse e nel rapporto tra eletti in Consiglio e eletti nel Quartiere. E’ il tema del rapporto tra partiti, istituzioni, enti intermedi della società civile e persone. E’ il tema del rapporto tra democrazia diretta  e democrazia rappresentativa, in nuove forme e nel 2011.
E’ qui che bisogna incidere. Chi ha delle idee nuove si faccia avanti.

PS:
Per chi vuole  approfondire si veda l’opuscolo edito dal Comune di Paderno
Dugnano: “1978-2008. 30 anni di partecipazione a Paderno Dugnano”.

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