Uno dirà, meglio che niente, ma l’impressione di vuoto e di desolazione, accentuata dai piatti di carta pieni di patatine che nessuno mangiava piazzati su tre tavolini deserti, era molto forte e ha condizionato l’immagine della riapertura in tono inevitabilmente dimesso del Centro Falcone e Borsellino dopo sette lunghi mesi di chiusura.
Alle quattro del pomeriggio, quando sono andato a dare un’occhiata all'ex centro sociale, c'erano solo una ventina gli anziani che giocavano a carte e conversavano, animati dalla presenza di due assessori, il già citato Ghioni e il suo collega Di Maio, nella sala del bar (chiuso) presidiata da tre macchinette distributrici di bibite e bevande calde.
Insomma, l’atmosfera era oggettivamente tristanzuola. Speriamo che nei prossimi giorni l’animazione e la frequentazione aumenti e l’aggregazione sociale riprenda quota. Niente sarà più come prima, questo è certo. Se era questo l’obiettivo che la giunta Alparone voleva raggiungere non c’è dubbio: c'è riuscita in pieno.
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