Il rischio nucleare si può contenere e controllare. Le nostre centrali saranno avanzatissime, sicurissime e le localizzazioni a prova di terremoto. Non si deve cambiare idea di fronte all’emozione. La razionalità deve vincere la paura. Questi sono gli argomenti che da destra e soprattutto dal governo vengono usati in queste ore per cercare di far fronte alle notizie e le immagini drammatiche che arrivano dal Giappone, un Paese portabandiera dell'innovazione tecnologica, devastato prima da un terremoto, poi da uno tsunami e infine da una catastrofe nucleare che rischia di “cospargere di sale” tutto quello che la natura infuriata ha lasciato in piedi.
La cultura berlusconiana è davvero assurda e le sue idee e le parole che usa per esprimerle ne sottolineano la totale mancanza di fondamento. Razionalità dicono; e quale razionalità ci sarebbe nell’investire 30 miliardi di soldi nostri in un programma nucleare che dovrebbe produrre (se tutto va bene?) il 4% dell’energia elettrica tra 20-25 anni? Quale razionalità pretende di avere un programma simile in assenza di un Piano Energetico Nazionale? Che credibilità ha un governo che difende una scelta del genere in modo fideistico senza avere idea di dove localizzare gli impianti, dove conservare le scorie, ecc?
La verità è che Berlusconi e si suoi si limitano ad agitare la bandierina del ritorno all’atomo, ma non si sognano nemmeno di attuare sul serio il loro stesso programma. Mi sono convinto che ancora una volta sia tutta una scena, una finzione. Prova ne sia che oggi i due maggiori quotidiani che danno la linea al PdL, Il Giornale e Libero, ai quali si abbeverano i sostenitori del Cavaliere, in controtendenza rispetto a tutta, dico tutta, la stampa mondiale, cosa mettono nell’apertura delle loro prime pagine? Non la possibile fusione del nocciolo della centrale di Fukushima, Non il dibattito mondiale sulla sicurezza dell'atomo, ma i guai della famiglia Bocchino, braccio destro del “traditore” Fini.
A questo importantissimo argomento dedicano i loro titoli a tutta pagina. E lo fanno non perché sono professionalmente degli incapaci o degli imbecilli. No, lo fanno perché è precisamente questo che vogliono i loro lettori: in Italia ci sono centinaia di migliaia di persone che ritengono queste le notizie più importanti da leggere e di cui discutere. Il difficile della democrazia e il fardello dei democratici come me, è proprio questo: fare i conti tutti i giorni con il fatto che il voto dei lettori di Feltri e Sallusti è uguale al nostro.
3 commenti:
Finalmente è caduto un tabù,Prezzolini diceva"Io non voto perchè il mio voto vale quanto quello di un analfabeta"
E' uno dei difetti del miglior sistema politico;la DEMOCRAZIA"
Però,per guidare un mezzo a motore occorre la patente,per accedere a una certa professine pubblica bisogna fare un concorso,le imprese private assumono dietro colloquio.
Per esercitare il sacrosanto diritto di voto ci vorrebbe un esame con rilascio di un patentino, in cui il candidato dovrebbe dimostrare di conoscere la costituzione,i diversi sistemi politici,la storia dei partiti le ideologie che i partiti candidati alle elezioni attingono le loro idee,la biografia anche penale dei candidati di modo che possano giudicare i programmi dei competitori.
Forza il dibattito è aperto.
Accetto tutto non gli insulti.
pierino favrin
Proposta "forte" e "provocatoria" ma naturalmente irrealizzabile. In Italia poi ci sarebbero due problemi in piu':
1) chi sarebbero gli esaminatori.
2)i patentini si potrebbero "comprare"....come i voti.
Saluti.
G.Pessina
Considerato il desolante scenario politico, forse il "patentino" bisognerebbe che fosse rilasciato anche a chi la politica la fà.Magari senza veline e senza i troppi "amici di" si avrebbe una maggiore professionalità e serietà anche a quei livelli.
Piero
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