Aldo Grasso sul Corriere di ieri ha scritto una cosa che mi sento di condividere al 100%: Benigni è il più grande interprete della nostra migliore italianità. “Ci mancava il suo inno all’Italia per ritrovare un po’ di orgoglio, un po’ di identità nazionale….. perché è la canzone la nostra sola religione civile”. Ed è forse per questo che Sanremo, nonostante tutto, dopo 60 anni, è l’unico evento che mantiene intatto il suo spirito di grande festa nazionale repubblicana e democratica. Una festa davvero unitaria che ridicolizza senza infierire le pretese separatiste della Lega, al punto che per cantare il “Va pensiero” hanno giustamente chiamato Albano Carrisi da Cellino San Marco, che non è un giovanotto, ma ha ancora una voce straordinaria da mettere al servizio della Patria.
Fantastico su tutti Benigni che prima di cantare sottovoce l’inno nazionale, come lo ha cantato almeno una volta nella vita ognuno di noi, ne ha illustrato il testo (a molti sconosciuto) e spiegato pazientemente anche a Bossi che “schiava di Roma” non è l’Italia, come credono tutti gli ignoranti a nord del Po, ma la vittoria che conquistata dalle quadrate legioni giustamente le porge la chioma.
“Che la serata sanremese ci serva da lezione – ha concluso Grasso -: le celebrazioni non sono polverose feste della nostalgia o della retorica. Sono invenzione, gioia, canto e incanto, amor proprio e amor di nazione. Se la canzone ci unisce, l’Inno di Mameli, al più presto, ci desti!”. Viva l’Italia Unita.
3 commenti:
Se davvero la nostra unica religione civile è la canzone allora è spiegabiissimo perchè l'Italia è da decenni in profondo declino.
Lohengrin
D'accordo, il livello delle canzoni è bassino, anche se quest'anno non si è raggiunto il limite di "far l'amore in tutti i luoghi, in tutti i laghi..". Ma la vittoria di Vecchioni che ha il coraggio di cantare senza ironia "chiamami ancora, amore, chiamami sempre, amore.." ci dovrebbe tirare un po' su il morale.
premessa: io che, pur non amando la retorica della patria e dei sacri confini, mi sono sempre sentito felice ed orgoglioso della mia italianità ed ho sempre avuto a cuore il nostro paese, non posso che essere felice per questa riscoperta del sentimento nazionale.
credo però che un grazie alla Lega vada rivolto, per la rivoluzione culturale che è stata capace di provocare; vedere tanti cittadini "di sinistra" sposare quel concetto di Italia, che per anni hanno misconosciuto e sentire Benigni, un personaggio dello spettacolo da sempre vicino alla sinistra, anzi diciamolo senza mezzi termini un "comunistone", celebrare gli eventi dell'unità di Italia, e l'importanza di quel risorgimento liberale, che l'intellighenzia di sinistra ha sempre trattato con fastidio, è una specie di miracolo per il quale dobbiamo ringraziare il buon Bossi e la sua Padania.
un cordiale saluto
andrea favrin
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