Questa mattina pubblico due messaggi che contemporanemente tra ieri e oggi sono arrivati al blog. I messaggi ci parlano dei Rom, del nostro rapporto con loro, e sono stati provocati evidentemente dalla recente (ultima di una lunga serie) strage di bambini accaduta a Roma. Il primo fa un discorso generale, il secondo racconta una piccola storia padernese. Buona lettura.
Una piccola riflessione
A nessuno piacciono i Rom e nessuno li vuole troppo vicini a casa. E, dico la verità, nonostante la mia amicizia con don Massimo (Mapelli, della Casa della Carità) anch’io faccio fatica ad accettarli. Ma anche loro sono nostri fratelli (se no che cristiani siamo!!??). E allora abbiamo il dovere morale di trovare una soluzione. E l’unica strada possibile secondo me è partire dai più piccoli, dai bambini. Se su cinquanta famiglie Rom, quindici mandano i bambini nelle nostre scuole, se solo 10 di questi riuscissero a concludere un percorso scolastico e se anche solo 5 di questi riuscissero a collocarsi nel mondo del lavoro vorrebbe dire 5 nuove famiglie, 5 famiglie con abitudini più simili alle nostre.. 5 famiglie che non manderanno i loro di bambini ad elemosinare o a rubare . Ci vuole pazienza, ci vorranno anni, ma credo sia l’unica via. Certo se continuiamo a spostarli e a sgomberarli senza consentire, almeno alle famiglie più disponibili, di mandare a scuola i loro figli, sarà ben difficile!!
Intanto la politica cosa fa? Mi pare proprio che della “questione Rom” la politica si stia occupando molto..infatti…Ci sono donne politiche che sostengono che “ sia più facile educare i cani che i bambini Rom” (Tiziana Maiolo, Fli). Ci sono politici della Lega che pensano di non dover nemmeno portare rispetto di fronte a 4 bambini morti bruciati (Cesare Bossetti, Lega nord) …beh certo poverino…il consigliere regionale in questione stava leggendo il giornale e quindi non si è accorto che in aula si osservava, in piedi, un minuto di silenzio…Che vergogna.
Carola
Kindergarten Ci sono bambini milanesi che vivono la loro prima infanzia in un supermercato. Vengono allattati, fanno i loro primi passi, giocano, imparano a parlare e a dare un nome alle cose del mondo, in un kindergarten colorato e affollato di confezioni di cibo, carrelli della spesa, registratori di cassa, gente frettolosa, cassiere, offerte speciali, musichette promozionali, cicalini e messaggi tipo: "Marina alla cassa 2 per favore" Io ne ho visto crescere uno di questi bambini, guardato a vista da sua madre, una rom che aveva scelto cinque anni fa un supermercato di Paderno Dugnano come "posto di lavoro". D'inverno stava dentro nella galleria tra il bar, i negozi e le casse, insieme ai venditori senegalesi di borse, cinture e cd taroccati, nelle altre stagioni fuori all'aria e al sole nel parcheggio.
La direzione del supermercato ha cercato più volte di mandarli via, ma alla fine ci ha rinunciato anche perchè la maggioranza dei clienti li ha sempre difesi, dando loro regolarmente l'elemosina, regalando omogeneizzati, giocattoli, scarpette e tutine usate, ma più spesso nuove. Questo autunno però lui e sua madre sono scomparsi. "Forse il bambino è andato a scuola e la mamma a fare le pulizie da qualche parte" mi ha detto la guardia giurata alla quale ho chiesto notizie. Se così fosse ne sarei felice.
Michele
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