Maria Laura Rodotà, commentatrice caustica e politicamente scorretta del Corriere della Sera, forse ha capito tutto quello che c’era da capire. Quella di ieri è stata la giornata delle “femmine alfa”, una giornata nuova per l’Italia. Le centinaia di piazze italiane che ieri si sono riempite hanno visto protagoniste, infatti, donne forti e autonome, giovani e meno giovani (soprattutto) che finalmente sono uscite allo scoperto. Donne che non erano purtroppo presenti sui palchi dove le solite compagnie di giro di cabarettiste, attrici, poetesse, categorie chissà perché considerate socialmente rappresentative, hanno cercato invano di interpretarne lo spirito.
Le “femmine alfa” che stavano in piazza a Milano, sotto la pioggia e con i piedi nelle pozzanghere di una piazza Castello troppo piccola per contenerle, non erano tanto interessate ad ascoltare temi “femministi” tradizionali, ma avevano voglia di fare politica, di buttare giù a spallate sociali il governo peggiore degli ultimi 50 anni. Le “femmine alfa” di ieri si aspettavano di ascoltare dal palco, non la solita tiritera di battute, discorsi sul corpo delle donne, sulla dignità, ecc, ma un bel comizio d’altri tempi, capace di infiammarle con le loro stesse idee, unirle e dare loro la sicurezza di essere finalmente un soggetto politico autonomo. Donne italiane, insomma, con obiettivi da raggiungere e palazzi d’inverno da conquistare. Invece non l’hanno sentito questo comizio, nè a Milano nè altrove, perché sul palco non c’era nessuno che lo sapesse fare. Ancora una volta il movimento reale si è rivelato più avanti, più forte, più pronto dei suoi timidi e un po’ depressi organizzatori. Che probabilmente non si aspettavano tanta partecipazione, tanta travolgente voglia di contare e di fare.
Le “femmine alfa” ieri, in centinaia di piazza italiane, hanno scoperto finalmente di esserci e di essere in tante. Adesso hanno bisogno di altre “femmine alfa” che salgano sul palco a dire con chiarezza a tutte e a tutti cosa si vuol fare e perché, che soprattutto però dicano quando.
Le “femmine alfa” che stavano in piazza a Milano, sotto la pioggia e con i piedi nelle pozzanghere di una piazza Castello troppo piccola per contenerle, non erano tanto interessate ad ascoltare temi “femministi” tradizionali, ma avevano voglia di fare politica, di buttare giù a spallate sociali il governo peggiore degli ultimi 50 anni. Le “femmine alfa” di ieri si aspettavano di ascoltare dal palco, non la solita tiritera di battute, discorsi sul corpo delle donne, sulla dignità, ecc, ma un bel comizio d’altri tempi, capace di infiammarle con le loro stesse idee, unirle e dare loro la sicurezza di essere finalmente un soggetto politico autonomo. Donne italiane, insomma, con obiettivi da raggiungere e palazzi d’inverno da conquistare. Invece non l’hanno sentito questo comizio, nè a Milano nè altrove, perché sul palco non c’era nessuno che lo sapesse fare. Ancora una volta il movimento reale si è rivelato più avanti, più forte, più pronto dei suoi timidi e un po’ depressi organizzatori. Che probabilmente non si aspettavano tanta partecipazione, tanta travolgente voglia di contare e di fare.
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