sabato 29 gennaio 2011

Tettamanzi ai giornalisti: guardate in alto, ma il popolo sta in basso

Ha parlato oggi ai giornalisti del futuro della loro professione il cardinale Dionigi Tettamanzi in occasione della festa del patrono San Francesco di Sales, svoltasi stamane all’Istituto dei Ciechi di Milano sul tema “Faremo (ancora) notizia. La verità, via per la vita e il futuro del giornalismo". Il cardinale rivolgendosi ai giornalisti milanesi ha detto: “Da quanti sono chiamati ad animare e guidare il Paese tutti attendono esemplarità, nel pubblico e nel privato. Rispetto ai fatti della cronaca c’è un “oltre” verso il quale dobbiamo aiutare lettori e spettatori ad alzare lo sguardo. La politica pare che stia abdicando a questa responsabilità: non lo deve fare chi vuole essere un comunicatore veramente libero, chi vuole restare fedele al proprio mestiere, chi vuole essere un giornalista responsabile”.
Questo, dunque, secondo Tettamanzi il contributo decisivo che i giornalisti possono dare: “Ci sono modelli alternativi di vita da raccontare. Ci sono persone e comunità che attendono di essere narrate perché hanno intuizioni, progettano, studiano, lavorano, conseguono successi... Mostriamo il Paese che ‘ce la fa’, l’azione di quanti operano per uscire dalla crisi morale, sociale, politica, economica... Non serve creare ingenue rubriche di buone notizie, ma recuperare passione per la vita reale della gente, aiutarla a ripartire, sostenerla nel suo darsi da fare... Torniamo a guardare alla possibilità di un futuro migliore... Non rassegniamoci”.
Giustissimo, ma io che lavoro vendendo ai giornali i miei servizi sull’economia reale, non faccio altro tutti i giorni, sentendomi però un cronista dimezzato. Hai voglia a raccontare storie esemplari di imprenditori e di aziende, di ricercatori e creativi, di artigiani e tecnici che in condizioni difficili realizzano cose importanti per loro, per le loro aziende e per tutti noi. Questo tipo di cronaca, anche se in misura minore del giusto, entra nelle pagine dei giornali, ma quasi mai fanno notizia le storie vere della gente che tira avanti a fatica, le piccole e grandi ingiustizie che subisce, l’arroganza del potere. Se nessun giornale pubblica la cronaca della realtà quotidiana del popolo, ma solo quella del Palazzo e dei suoi inquilini, cosa possono fare i giornalisti?
Io cerco di bilanciare questo squilibrio dando voce agli ultimi, ai soggetti deboli, agli sconfitti, ai perdenti. A quelli che vengono licenziati, sfrattati, emarginati, umiliati e offesi, qui a Paderno Dugnano come altrove. In molti mi accusano di fare informazione di parte, ma si dimenticano che i soggetti ai quali cedo la parola non hanno né house organ, né uffici stampa, nè portavoce professionisti pagati con soldi pubblici, né giornali fiancheggiatori. Hanno ragione i miei critici, sono di parte, sto dalla parte degli operai licenziati, dei cittadini inquinati e di quelli espropriati delle decisioni sul loro futuro e derubati dei loro beni comuni, dalla parte di chi non ha mezzi per diffondere la sua verità e deve subire quella prepotente di chi invece di mezzi ne ha fin troppi gratuitamente. Ebbene sì, sono partigiano. 

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