Prima domenica a piedi del 2011 per i milanesi, con la speranza che questo serva ad abbassare i livelli di Pm10 che, ancora venerdì, sono stati superiori ai livelli di guardia: 78 microgrammi a Città Studi, 102 in via Senato e 101 al Verziere. Sono ormai 17 i giorni consecutivi di sforamento della soglia di allarme, pertanto l’inquinamento ha fatto scattare il blocco. Solo a Milano, però, perché, tra molte polemiche, nessun Comune dell'hinterland ha aderito allo stop.
Il blocco di oggi, come quelli precedenti (a sinistra una foto del novembre scorso) ci sbatte in faccia una realtà che nessuno sembra voler affrontare con un minimo di coerenza. L’aria è avvelenata dal traffico che nel milanese è ormai insostenibile e l’acqua, avvelenata dagli scarichi urbani e industriali dell’area urbanizzata a Nord della metropoli, ad ogni pioggia che dura più di un giorno tracima e allaga i quartieri cittadini lungo gli assi del Seveso e del Lambro. Dissesto idrogeologico, urbanizzazione devastante ed emissioni insostenibili sono sotto gli occhi di tutti.
Come reagisce il centro destra che governa questa vasta area metropolitana quasi ininterrottamente da 15 anni? Limitandosi a misure palliative su tutti i fronti: l’ecopass a Milano ha ridotto di pochissimo l’avvelenamento dell’aria limitandosi a fare incassare al Comune un po’ di soldi; lo scolmatore del Seveso finora ha spostato e sposterà (quando verrà raddoppiato) l’eccesso di piene inquinanti dall’ex torrente trasformato in fogna al Ticino. Risultato, l’inquinamento del Nord Milano avvelenerà le acque dell’unico fiume lombardo ancora quasi pulito. Sono, come si vede, azioni-tampone discutibili e insufficienti che finora non hanno risolto nulla, misere pezze che le amministrazioni di destra hanno cercato di mettere sull’enorme buco dal quale escono quotidianamente veleni liquidi e gassosi.
Ben altri dovrebbero essere i rimedi. Senza una trasformazione del modello attuale di gestione territoriale non faremo passi avanti. Mettere in sicurezza i fiumi Lambro e Seveso vuol dire ripensare dal punto di vista urbanistico le loro valli che attraversano territori fortemente abitati e industrializzati, ma in parte ancora ricchi degli ultimi angoli di natura da conservare. L’obiettivo di un’azione di risanamento che preveda (sul modello di quanto fatto per il Tamigi in Inghilterra, cioè impedendo ogni scarico nei fiumi) dovrebbe essere quello di riportare i due corsi d’acqua alla loro originaria funzione. Per l’aria l’unica strada da percorrere è invece quella di ridurre drasticamente la circolazione in tutta l’area metropolitana (cominciando da Milano) dei mezzi individuali con motore a scoppio introducendo progressivamente l’uso di altri tipi di veicoli oggi disponibili e privilegiando il trasporto pubblico. Nessuna di queste due strade sembra essere stata intrapresa finora dagli amministratori milanesi e i risultati purtroppo si vedono.
2 commenti:
Ricordo che a maggio si vota a Milano (purtroppo non anche qui...contraddizioni da mancanza di città metropolitana) per alcuni referendum sulla mobilità che possono aiutare a superare l'attuale sistema di trasporto basato sulla macchina privata.
Anche se non votiamo dato che molti padernesi vanno a lavorare a Milano penso che faccia bene fare almeno una volta un giro su
http://www.milanosimuove.it/
per avere qualche info in più.
Quando avremo il nostro ecomostro a 14 corsie, che senso avrà un eventuale blocco del traffico a Paderno se nel contempo centinaia di migliaia di veicoli continueranno comunque a circolare?
Aldo
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