mercoledì 1 dicembre 2010

Leva '91, giovani passeri nella bufera globale

La storia della Leva ’91 che ha visto ancora una volta il sindaco di Paderno Dugnano protagonista di una vicenda ridicola che lo ha opposto a un gruppo di giovani oratoriani palazzolesi, ha provocato un lungo dibattito sul blog. Da un lato uno di questi giovani lamentava da parte del sindaco un atteggiamento ondivago e poco chiaro, dall’altra i sostenitori della cultura “legge e ordine”, schierati con l’autorità lo insolentivano dandogli dell'immaturo e del bamboccio.
Ho sperato inutilmente che qualcuno guardasse a questa storia con occhi diversi. Cosa ci rivela infatti l’episodio di non banale? Non tanto i comportamenti dei due soggetti, l’autorità e i giovani, che pure sono significativi, ma l’incomprensione reciproca e la contraddizione di motivazioni e culture che gli "adulti" manifestano. Cosa esprimevano i giovani con la loro voglia di celebrare il tradizionale rito della leva, fino a pochi anni fa molto diffuso nei paesi lombardi? Esprimevano il bisogno di continuare a vivere la loro contrada, borgo o paese (Palazzolo ha mantenuto più di altri quartieri cittadini questa forma) come la vivevano i loro nonni, genitori o fratelli maggiori. Una piccola comunità stretta attorno al campanile, alle sue usanze, costumi e abitudini. Esprimevano ed esprimono il bisogno spontaneo di rimanere attaccati a un’identità territoriale, un sentimento che la Lega esalta, ma che non è estraneo anche ad altre culture politiche popolari.
Mi ha colpito, ad esempio, in una delle prime riunioni del Consiglio comunale quando si doveva eleggere il Presidente dell’assemblea, sentire la signora Carla Pedretti rivolgersi ai coetanei che sedevano sui banchi della maggioranza, ricordando la comune appartenenza alla Leva della loro generazione. Ho pensato:“ma guarda come resistono certe tradizioni”. Ecco perché trovo molto strano quanto accaduto a Palazzolo. Come mai una amministrazione di destra, che esiste solo perché sostenuta dalla Lega e dalla sua anima popolare e identitaria, combatte in questo modo autoritario dei giovani che volevano fare solo quello che i loro nonni e i loro padri hanno sempre fatto? Perché questa strano strabismo che porta a disconoscere le motivazioni dei giovani e al posto di “gestirle” le reprime, anzi tenta di cancellarle rimuovendole? Ma non è una giovane leghista l'assessore ai giovani della nostra città?

Si dirà, Paderno Dugnano non è più un paese e certe manifestazioni paesane sono anacronistiche. Ma se è così che significato ha andare alla riscoperta dei nomi antichi (e improbabili) delle contrade padernesi scrivendoli su cartelli installati ad hoc, rivendicare il diritto a conoscere il dialetto e le tradizioni locali, finanziandone l’insegnamento nelle scuole?
Il tema del tempo e della memoria è un tema serio e importante, come lo è quello dell’identità e dei suoi simboli. Anche su questo terreno però la giunta Alparone si è mossa in modo goffo e ignorante, forse perché è piena di stranieri, di padernesi e lombardi di prima generazione, forse perché ancora una volta cavalca certi argomenti solo in modo strumentale, senza sentirli come propri.
La realtà padernese è quella di un territorio pericolosamente privo di riferimenti forti. Non è più un paese, non è una vera città perché è solo un assemblaggio recente di borghi, frazioni e paesi. E’ una periferia metropolitana, attraversata da autostrade, che assomiglia a una porzione del continuum urbano della Grande Los Angeles, una megalopoli nella quale anche la stessa Milano rischia di smarrire ruolo e identità. Ecco perché a mio avviso bisognerebbe guardare con più attenzione alla spontanea voglia di identità espressa dai giovani della Leva ’91, piccoli eroi di una guerra globale nella quale cercano di sopravvivere come passeri sotto le tegole di una torre antica flagellata dalla bufera invernale.

22 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Arcari,

anziché stare a computer a scrivere riflessioni più o meno condivisibili, la inviterei a farsi un giro per le strade della città e a chiedere alla gente qualsiasi (di qualsiasi età, quartiere di residenza e credo politico) cosa ne pensa di quest'annosa questione.

Io l'ho fatto: sono sincero ho chiesto a gente strettamente devota all'Alparonismo, cosiccome a persone delle quali conosco il loro credo politico (opposto alla corrente politico-religiosa di cui sopra) tutti hanno ampiamente appoggiato quanto fatto e alcuni hanno precisato che era una decisione che andava presa già anni prima.

Questa tradizione può essere cara tutt'al più ai Palazzolesi, Palazzolo è 1/7 del Comune di Paderno Dugnano, egoisticamente parlando e riducendo tutto a numeri il Sindaco non ha fatto altro che rappresentare quanto i cittadini del suo COMUNE gli chiedevano, punto.

E' anche imbarazzante con tutto quello che accade a Paderno continuare a leggere di questa storia, sintomo che i miei coetanei (io sono classe '90) manifestano una certa immaturità e pericolosa furbizia o - nella migliore delle ipotesi - scarsa educazione (come rispondere alla mail del sindaco dopo 6 settimane, quando si iniziava a parlare di verbalizzazione delle multe).

E guardando la questione con occhio politico, sento puzza di demagogia. Ormai la faccenda viene riproposta solo da questo sito (e ormai è a tutti noto il Suo credo politico), ma anche gli imbianchini palazzolesi si buttano nella vaga demagogia, il riferimento è all'osservazione fatta dall'Anonimo Fanciullo circa infiltrazioni mafiose facilitate dell'attuale giunta. (https://www.blogger.com/comment.g?blogID=4510323428835505238&postID=7398259517733615004)

carlo arcari ha detto...

Caro Anonimo, il dialogo ha una sua logica. Se io ti chiedo "che ore sono" non puoi rispondere "sta pivendo" perché non c'entra. Mi spieghi allora perché quando io chiedo ragionando sul bisogno di identità e di memoria: "perché i giovani palazzolesi sognano di vivere in un paese come quello in cui sono nati i loro genitori?" tu credi di potermi rispondere scrivendo: "Ma agli altri padernesi non interessa". Che cosa c'entra la politica poi? Casomai c'entra la cultura non credi?

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa, mi sono dimenticato la firma nel post precedente.


A mio parere la politica c'entra, è una questione in più da buttare nel calderone e proporre la solita ribollita antialparoniana.



Saluti,


Simone Carcano

Gianni Rubagotti ha detto...

Qui se si vuole fare sociologia si possono scrivere volumi.

Infatti potremmo fare lunghi discorsi sul fatto che i protagonisti politici della vicenda non siano i leghisti ma Alparone, che mi sembra sia il primo Sindaco di Paderno Dugnano a non essere nato al Nord (è nato a Catania) e Di Maio di origini tarantine e quindi potremmo fare sociologia dicendo che o sentono meno di famiglie brianzole radicate sul territorio da generazioni le tradizioni della zona o si sentono più vicini a quella via di Palazzolo abitata da famiglie meridionali che chissà come sono state trattate 20-30 anni fa dai genitori palazzolesi doc dei Leva 91 (ricordo molto bene che negli anni 80 il razzismo verso gli italiani immigrati dal sud era forte).

Se poi aggiungiamo il tema di come l'identità delle comunità che formano Paderno sopravvive agli ultimi decenni in una città che non ha UN centro come Cusano Milanino non ne veniamo fuori più.

Continuo a pensare che il dato che emerge forte dalla vicenda sia che più che simpatici passerotti quelli della Leva si sono rivelati degli sprovveduti totali, incapaci di parlare come gruppo dando una versione dei fatti completa e in una volta sola, di farlo firmandosi con nome e cognome, insomma di essere un interlocutore credibile. Devo dire che non ho votato Alparone e ho votato dall'altra parte anche per come gli ho visto fare la campagna elettorale ma il comportamento di questi giovani me lo ha reso, in questa vicenda, simpatico.

Anonimo ha detto...

Forse sei te che vedi tutto in modo politico, questa è una cosa più intima, personale. Una ricerca delle proprie radici, vedila così, è limitante ma rende abbastanza bene l'idea.
Prova a proporre ai fiorentini di togliere il calcio fiorentino poi dimmi. A me incute timore il calcio fiorentino però se a loro piace e lo fanno tra di loro che problema c'è? È una cosa loro, una identità. Non si può uniformare tutto e tutti sotto un unica legge ( politica imho ).
Spero di non venir frainteso.
Sorty
P.S:Sono felice per Simone che ha molto tempo libero. Io studio in una facoltà che richiede molto impegno, con la questione della leva ho perso molto tempo.
Au revoir.

carlo arcari ha detto...

Se c'è una cosa che non mi piace è il ping pong tra due lettori che polemizzano senza contribuire a elaborare l'argomento proposto da chi scrive. Non è accettabile e viola l'etichetta del blog. Lo spunto che avevo proposto è il seguente: la voglia di conservare tradizioni anche anacronistiche e superate(la leva non c'è più come istituzione da anni) è un segnale che indica qualcosa su cui riflettere? E' possibile nella megalopoli del 2010 mantenere e tramandare le usanze e la cultura del borgo? Se avete voglia di discutere di questo facciamolo, se no lasciate perdere. Grazie

Anonimo ha detto...

Eccomi punto nel vivo!

Io, sono Palazzolese da sempre,(A Palazzolo ci sono nato e, ci tengo ad avere la medaglia di residenza, da molte genarazioni!).

Non voglio polemizzare con nessuno dei precedenti "Postatori", ci tengo però a puntualizzare che, la "Barbara" tradizione di dipingere le strade Palazzolesi,(Nel rispetto altrui, in merito a quanto scritto) è una delle ultime tradizioni, che ancora resistono in questo territorio, ormai quasi del tutto privato d'identità popolari,tra l'altro, tanto care a certe forze politiche di maggioranza.

Credo sia inutile, cercare di convincere chi, non può comprendere l'importanza, di questo senso di appartenenza ad un territorio ormai quasi del tutto cancellato, ma trovo oltremodo grave che, gli appartenenti a quella compagine di cui sopra, abbiano subito tutta questa goliardica faccenda, senza abbozzare alcuna difesa, di questi simpatici ragazzi, soprattutto, per voce dell'Assessora alle politiche giovanili, che ha sicuramente perso un'ottima occasione, per uscire dall'anonimato!

Flavio Mariani

Anonimo ha detto...

Andando al di là delle più o meno discutibili opinioni di Bossi e simpatizzanti, credo che le tradizioni siano una parte fondamentale del nostro patrimonio culturale. Non puoi vivere in un mondo globalizzato come il nostro se non sai nemmeno chi sei. Non puoi entrare in contatto con culture diverse se non conosci nemmeno la tua. Non puoi pretendere nemmeno di vivere a Milano.
A questo punto, togliamo il calcio fiorentino, il lancio delle arance, la corsa dei tori a san Fermino....Perché no? Togliamo anche la sfilata di carnevale, tanto tutto ciò non ha più senso, giusto? Tutte manifestazioni barbare?
Perché tutto deve essere sempre strumentalizzato più o meno esplicitamente da opinioni politiche? Ma ci avete provato a mettervi nei panni dell'altro e provare a capire (non condividere) ma almeno capire il suo punto di vista?
Loredana Villa

Anonimo ha detto...

Allora, quando si parlava di insegnare facoltativamente il dialetto nelle scuole si è urlato allo scandalo dicendo di incentivare l'insegnamento dell'inglese, proiettando il tutto in una dimensione internazionale anziché locale.

Ora invece vi rifugiate nel locale.

Stiamo scrivendo grandi paroloni come 'salvare la nostra identità' ma poi sono pronto a scommetere che questi vandali-imbianchini palazzolesi saranno i primi a dire: "ah no, io un domani per trovare lavoro me ne vado all'estero!" come il 90% dei miei coetanei.

Allora, io preferirei da ventenne magari una 'tradizione' in meno (che in quanto non-palazzolese la percepisco più come una mancanza di senso civico e rispetto del luogo pubblico) ma piuttosto vedere di salvare la nostra identità non a livello locale, ma nazionale: impegnandoci a migliorare il nostro paese, il nostro sistema, la nostra immagine. Combattendo e rimanendo qua, nella nostra Italia. Altrimenti che senso ha dare il contentino delle scritte sull'asfalto, spacciandolo come un tentativo di preservare l'identità locale se poi tra 5/10 anni si voltano le spalle al proprio quartiere, al proprio comune e alla propria nazione?



P.S.: caro Anonimo-Imbianchino-Palazzolese sei anche un pessimo osservatore, se confronti gli orari in cui scrivo ti accorgi che sono sempre tardo pomeridiani/serali. E poi, non sai che PC e connessioni internet ormai sono ovunque? Quando si ama un qualcosa, il temo da dedicargli lo si trova sempre. Comunque, percepisco dal tuo Post Scriptum una certa esagerazione: in tre righe hai piazzato ben tre MOLTO.

carlo arcari ha detto...

Caro Simone, ti sei dimenticato ancora la firma? Per me l'identità non c'entra niente con il patriottismo nazionale o locale, è un legame più profondo che ha la sua radice nella memoria personale. Io parlo spesso il dialetto milanese (dico delle frasi o delle parole) con famigliari, figli o amici e colleghi. Perché mi ricorda l'infanzia e il ricordo mi aiuta a resistere nei momenti di scoramento. Mi è capitato di assistere, anni fa, il giorno di Pasqua, alla messa nella chiesa francescana di Carmel in California. Il sacerdote celebrava il rito in inglese, io e mia moglie rispondevamo in latino (quello un po' storpiato, appreso nelle nostre chiese quando eravamo bambini)e tutti ci guardavano con curiosa ammirazione.
Quando parlo il dialetto nella mente mi si formano anche le immagini. Mi rivedo bambino con mia nonna quando andavamo a prendere l'acqua solforosa alla fontana dell'acqua marcia, in Piazza Marengo, allora capolinea milanese del tram che passa dalla Battiloca.
Ecco a cosa mi serve il dialetto, a ricordare chi sono e dirmi: "il tempo non mi ha cambiato nè sconfitto perché l'ho attraversato rimanendo quel che sono, mentre tutto attorno a me cambiava". E la cosa mi da una grande forza.

Anonimo ha detto...

Forse è solo una mia impressione ma i palazzolesi hanno questa appartenenza forte verso il loro quartiere, anche se la pensano im modo diverso c'è un legame, a parte qualcuno che dovrebbe sempre e solo tacere, è una cosa molto positiva invece di VIETARE si potrebbe mediare dare per esempio spazio a queste cose con cartelloni o altro, noi vissuti per non dire anziani, non abbiamo mai fatto niente di trasgressivo??? c'è invidia da parte di S. Carcano, stupidità e ignoranza ed è giovane chissa poi ..Luna

Anonimo ha detto...

Il fatto puro e semplice è che questa tradizione è degenerata,dai givanotti con fazzoletto tricolore e cassetta per raccogliere i fondi per la cena dei coscritti,i foglietti incollati sui pali dei lampioni o gli alberi o sui i muri,con slogan vari relativi alla leva si è passati all'imbrattamento delle strade,con scritte senza senso quando va bene,se no,è successo,con insulti o apprezzamenti fisici a persone individuabili,oppure addirittura con frasi blasfeme, è questo che i tradizionalisti Palazzolesi non gradiscono.
Forse se la nuova amministrazione comunale avesse fatto presente ciò all'incontro coi giovani, si sarebbe evitata tutta questa polemica.
Io sono di origini venete,sono nato a Palazzolo sono legato alle sue tradizioni perchè.......

Mi ami el me paes
paes curtes,
anca se lu l'è no
campiun de gran beles
mi l'ami lustes,
anca se lu l'è sensa
viai monument e pias
lustes a mi el me pias.
Perchè chi sun nasù,
perchè chi ben o mal a sun cresù.
Ogni cantun a mi el me familiar,
la butega de l'ost,
quela del macelar,
po quela del spesiè
e quela li visin del verdurè.
Sensa scurdà el salun del peruchè;
che l'è un amis
mai una volta ch'el te cuntradis,
center de infurmasiun,
nutisi de quei brut e de quei bun,
e ciarament disemel che l'è istes
center de tuti i bei petegules.
Quand te ve in gir per strada
l'è tut un saludà na ciciarada,
perchè nesuna facia chi l'è nova
ogni persona chi l'è cunusuda,
de chi un bun dì,de la l'è na batuda,
e po l'ediculant
persona degna de rispet cutant,
center nevralgich de l'upiniun de tuc,
de tut se parla de tut li se discut.
In fund la strada po ghe li la giesa
bela cun la sua piasa
anduè che fo de mesa
s'incuntrum e se se lasa,
cui so campan cul so bel campanil.
e la dedrè,bel nof
cul pusè bel bacan
ghe l'uratori,
cun denter i sperans del nost duman.
E finalment la in fund
a la fin del paes,
mudest sensa tanti pretes
ghe el cimiteri,
anduè truveran pas i noster os
ultima ca per l'eterno ripos.
Pierino Favrin

Anonimo ha detto...

Sono profondamente amareggiato nel constatare come alcune persone, che per la loro età si devono definire 'adulte', vadano ad attaccare l'essere del proprio interlocutore che ha idee diverse dalle proprie e non si vada a fare una critica alle idee.


Mi spiace ma non mi viene da replicare e men che meno da confrontarmi con una persona che su una mia idea va a definire il mio essere come "invidioso, ignorante e stupido" quando lei stessa non ha il coraggio di firmarsi col proprio nome.


saluti,

Simone Carcano

Anonimo ha detto...

Ma cosa c'entrano le tradizioni con il fatto di lavorare all'estero? I giovani vanno via (e secondo me fanno benissimo) perché qui per loro non ci sono opportunità, è un luogo sterile e "vecchio" come dimostra questa discussione. Si possono fare tante cose utili per il proprio paese anche dall'estero,sapete?Si può vivere tranquillamente in un altra nazione e restare legati alla propria.Questo non vuol dire "tradire la patria" ma semplicemente cercarsi un futuro migliore.I cervelli in fuga sono traditori?No, è semplicemente l'Italia che è poco furba. Come dar loro torto,del resto?Ti assicuro che loro,gli espatriati,tengono alto il nome dell'Italia molto meglio di noi tutti messi insieme.
E per quanto riguarda le scritte per strada, se fatte con tempera vengono via da sole dopo 2 piovute.Basterebbe semplicemente mettere delle regole. Personalmente,a me piacciono un sacco perché ce ne sono sempre state di divertenti, e ti fanno iniziare la giornata col sorriso anche se stai facendo una cosa deprimente come prendere il treno all'alba.
Loredana Villa

carlo arcari ha detto...

Caro Carcano, hai ragione ad essere amareggiato e ti chiedo scusa per non essere intervenuto a censurare Luna che ti offendeva senza motivo. Non sono stato attento.Per questo non pubblicherò più nulla di lei se prima non si scusa con te e non dichiara per esteso il suo nome e cognome, almeno una volta sola per presentarsi.

carlo arcari ha detto...

Loredana ha detto una cosa giusta.I ragazzi padernesi come molti altri vanno all'estero perché in Italia non c'è spazio o lavoro per loro. E di questo non hanno colpa. Un tempo i loro nonni manovali, artigiani, operai, emigravano forti solo delle loro braccia per cercare un posto dove crescere e migliorare; oggi sono loro che emigrano per lo stesso motivo, sfruttando una cultura che qui non ha mercato.
Mesi fa il quartiere Paderno ha organizzato una serata sul tema del lavoro, Sono intervenuti giovani che hanno parlato delle loro esperienze e si è visto che gli unici ad avere avuto delle vere possibilità erano due neolaureati che andavano a lavorare all'estero: un ingegnere meccanico e una genetista. Non partivano per altro motivo se non quello di avere la possibilità di mettere a frutto le conoscenze per le quali avevano tanto studiato e sulle quali le loro famiglie avevano investito. Se potessero farlo rimanendo qui resterebbero. Andando negli Usa o in Germania essi non tradiscono, anzi, tengono fede a una antica promessa: migliorare

Anonimo ha detto...

Cara Luna, benvenuta nel Club dei cazziati,(Anch'io ne faccio parte, perchè una volta, ho usato parole poco ortodosse e giustamente ho chiesto scusa).
Tuttavia, sono solidale, con la tua arrabbiatura,(A parte quello di cui sopra) perchè Simone, ha l'innata qualità di essere iperfazioso nell'enunciare le sue bizzarre prese di posizione, sempre tese,a difendere l'operato del nostro Sindaco, in una maniera che appare quasi morbosa, che mi ricorda certi difensori stipendiati dal nostro premier!

Flavio Mariani

Anonimo ha detto...

Mariani, non essere iper-esagerato: apprezza piuttosto che, nonostante abbiano idee diverse dalle tue, ci sono giovani che hanno il coraggio di schierarsi, di metterci la faccia e di andare avanti facendosi largo tra insulti personali e falsità campate in aria.

Purtroppo, e questo lo dico per esperienza personale, la stragrande maggioranza dei miei coetanei fanno parte di quel girone di ignavi che quando succede qualcosa girano la faccia dalla parte opposta, che non prendono mai una decisione (giusta o sbagliata che sia), che sperano sempre che i loro compiti vengano fatti da altri, che non stringono la mano a una persona per conoscerla solo perché di pensiero opposto a quello che è stato loro imposto dalla famiglia, che riducono la partecipazione attiva alla vita del loro paese al momento del voto. Potranno studiare quanto vogliono, ma non riusciranno mai a essere definiti Cittadini.

Nel mio caso, non mi sento iper-fazioso semplicemente ho avuto il coraggio di scegliere e continuerò per la mia strada. Idee bizzarre? Non le ho io, ma non le hai tu, non le ha nessuno. Finché non salterà fuori qualcuno che vuole gli asini che volano non ci saranno idee bizzarre, ma comuni obiettivi che verranno raggiunti con strade diverse.



Buona giornata


Simone Carcano

Anonimo ha detto...

Bello sapere che i giovani assorbano il pensiero della propria famiglia senza capacità critica e soprattutto che siano incapaci di cogliere le varie sfumature, tendendo a vedere tutto bianco o tutto nero.
Questo è ciò che emerge da questa discussione e sinceramente è quello che mi preoccupa di più.
Perché un cittadino è uno che fa qualcosa di buono per la società,e ci sono tanti modi per farlo,non solo la politica. E se tu non consideri tuo concittadino uno che si sbatte e studia per migliorare non solo la tua vita, ma quella di un sacco di persone...beh, mi dispiace per te.
Loredana

Anonimo ha detto...

Non costa nulla chiedere scusa, lo avevo già fatto, ma devo aver sbagliato qualcosa purtroppo gli interventi di Simone C. mi fanno arrabbiare e scrivere quanto ho scritto. Luna C.

Anonimo ha detto...

Lo studio da giovani, che diviene poi lavoro un domani viene fatto in primis per soddisfare esigenze proprie: grazie ai quali si guadagna la pecunia necessaria a crearsi una vita, oltre che per raggiungere un certo appagamento dell'essere che solo lo studio/lavoro dà. Poi, ma solo talune professioni, possono essere proiettate come aiuto e contributo alla società.


Differenti sono impegni in politica (non quella politica dove si devono soddisfare affaracci propri) o nel mondo del volontariato etc. dove l'appagamento personale è conseguenza alla soddisfazione colletiva.


Simone Carcano

Anonimo ha detto...

Criticare chi va via credo che sia più che altro per invidia o per paura.
Tralasciando che parlando di cervelli in fuga si va OT (Off Topic).
La ricerca delle proprie radici da un senso di appartenenza ad una persona, evitando gli eccessi naturalmente. Se vogliamo un mondo privo di identità e memoria allora il primo passo è sicuramente quello di abolire le tradizioni.