Ricevo dal Partito Democratico di Paderno Dugnano questo comunicato stampa sul tema del lavoro. Oscar Figus, portavoce del PD, era intervenuto lunedì sera alla riunione del Decanato, durante la quale aveva svolto alcuni degli argomenti che il comunicato contiene. Nella stessa occasione anche Ezio Casati, vicepresidente del Consiglio Provinciale, ex sindaco di Paderno e titolare di una piccola impresa specializzata in lavorazioni meccaniche innovative, aveva fatto alcune interessanti osservazioni sulla forma che la crisi ha disegnato sul nostro territorio. Aveva descritto uno scenario di "oasi" produttive che resistono in un territorio desertificato, unite da esili canali di comunicazione e interscambio. Una realtà dalla quale si può partire per irrobustire la rete oggi fragile delle relazioni tra imprese sostenendole nel loro sforzo competitivo teso alla crescita e alla conquista di nuovo territorio e di nuovi mercati. Il seguente comunicato ne tiene conto e indica la strada per un'iniziativa possibile. Buona lettura.
Nelle ultime settimane, anche a seguito del grave incidente all’Eureco, nella nostra Città ci sono stati diversi eventi sul tema del lavoro, presidi, manifestazione e infine l’incontro promosso lunedì sera dalle Comunità Parrocchiali e dal Vicariato Diocesano.
Iniziative lodevoli il cui obiettivo principale è stato informare e mantenere alta l’attenzione su quello che è il tema più importante riguardante le persone e le famiglie. Purtroppo, dopo tanta mobilitazione, l’impressione è che si stia giocando in difesa, si informa, si discute, si interviene con gli ammortizzatori sociali, ci si confronta con i tavoli lavoratori/imprenditori/istituzioni, azioni necessarie ma non sufficienti per risolvere il problema dell’occupazione.
In effetti, quando si parla di affrontare il problema del lavoro, le risposte sono sempre fataliste: le banche devono garantire il credito, c’è la globalizzazione, bisogna investire nell’innovazione, c’è la crisi economica, non ci sono soldi, non spetta alle istituzioni fare imprenditoria, siamo vicini con la cassa integrazione e con i voucher. Tutte risposte che, quand’anche vere, non risolvono il problema di fondo: la mancanza di un progetto serio per il nostro Paese.
Le banche, come le imprese, sono entità private il cui scopo è massimizzare il guadagno e minimizzare i rischi, non investono senza le garanzie di un rientro e, se decidono di investire, lo fanno dove hanno i costi minori. Ma non si possono tagliare i costi delle imprese solo tagliando il costo del lavoro cioè caricando sulle spalle dei lavoratori il peso della competitività con le deroghe alla sicurezza e con gli ammortizzatori sociali, è necessaria una riduzione dei costi del fare impresa intervenendo anche sulla tassazione, non è possibile che paghi meno tasse chi specula sulle borse rispetto a chi fa impresa creando occupazione.
Anche la globalizzazione è solo una parte del problema perché quando le imprese se ne vanno non vanno nei paesi dove il mercato è senza controllo più spesso vanno nei paesi dove lo Stato è presente, detassa, finanzia. L’innovazione poi si fa con la formazione e la ricerca, nessun paese al mondo fa innovazione tagliando sull’Università, sulla scuola pubblica e sulla cultura, ed anche legalità e rispetto delle regole dipendono da cultura e formazione ancor più che dal pur meritevole lavoro di magistratura e forze dell’ordine nel combattere i reati: dobbiamo guardare avanti e non indietro, la riforma del Ministro Gelmini è sbagliata.
C’è una crisi economica diffusa di cui conosciamo le cause puntuali ma di cui non possiamo nasconderci le responsabilità delle scelte politiche; la rendita finanziaria a scapito dalla rendita da lavoro ed il liberismo senza controllo, così senza controllo che fino a poche settimane fa il governo non riteneva necessario un ministro per lo sviluppo economico. Mancano i soldi perché sono sbagliate le priorità, i tagli colpiscono le fasce più deboli invece che colpire i privilegi, si investe per favorire qualcuno invece che favorire il Paese e si taglia indiscriminatamente il resto; la finanziaria del ministro Tremonti è sbagliata.
Oggi molti cittadini vivono una situazione di precarietà che non diventa indigenza solo grazie alla cassa integrazione, al sostegno delle famiglie e alla solidarietà sociale ma rimane drammaticamente precarietà. Le istituzioni hanno il compito di governare l’economia a favore dei più deboli e non dei più forti, hanno il compito di investire dove c’è più bisogno, hanno il compito di progettare il futuro e per fare questo è necessario intervenire in diverse direzioni.
Sostenere chi è in difficoltà sostenendo chi ha perso il lavoro ma anche chi non lo trova e garantendo alle famiglie non solo la sopravvivenza ma anche una speranza per il futuro. Favorire gli investimenti di nuove imprese manifatturiere governandoli, co-finanziando la ricerca in collaborazione con le imprese, valorizzando le Università, scegliendo di costruire il Paese dove vogliamo vivere, con meno inquinamento, meno rifiuti, più attenzione alla persona ed all’ambiente.
Infine occorre innovare il Paese, con una informazione più libera e con una cultura diffusa, dove lavorare per vivere con dignità, costruendo una vita, una famiglia ed una comunità di cui essere orgogliosi, rispettosa delle regole, onesta e solidale. Sono necessari grandi investimenti ed un impegno importante da parte delle istituzioni per restituire alla nostra industria ed al nostro sistema Paese un vantaggio competitivo: ci vuole più Stato che regoli e controlli, e meno mercato, spesso inquinato da posizioni dominanti e da capitali provenienti da attività illecite, quando l’unico scopo è speculativo e non favorisce di fatto investimenti e crescita.
Il Governo, la Provincia di Milano e la Regione Lombardia non fanno abbastanza, chiediamo un progetto serio che favorisca il lavoro perché è questo che serve a Paderno Dugnano, alla Lombardia e all’Italia.
Oscar Figus
Coordinatore Cittadino
Partito Democratico
Paderno Dugnano
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