Una manifestazione con presidio davanti ai cancelli della Eureco per dire con forza che tragedie del genere non devono succedere più, l’invito a tutte le amministrazioni comunali che finora si sono dichiarate con atti formali contro il progetto di inceneritore al Villaggio Ambrosiano perché si uniscano chiedendo a Provincia e Regione di cancellare definitivamente il progetto, una richiesta infine al sindaco di Paderno Dugnano di ottenere finalmente da Elpad, proprietaria dell’area su cui dovrebbe sorgere l’inceneritore, di mettere nero su bianco che non intende vendere più il suo terreno alla Paderno Energia per quello scopo, decisione che metterebbe la parola fine a tutta la storia.
Queste in sintesi le conclusioni e le future azioni decise dall’assemblea che si è tenuta ieri sera al Centro Falcone e Borsellino alla presenza di oltre 100 cittadini padernesi e dei comuni vicini interessati dal progetto di inceneritore. La serata è stata organizzata dai 4 comitati NO Inceneritore di Paderno Dugnano, Cormano, Bollate, Novate che in un anno di mobilitazioni e iniziative hanno raccolto 11mila firme e portato in piazza un migliaio di persone in una grande manifestazione a maggio.
Nel corso dell’incontro i rappresentanti dei Comitati hanno ribadito che mentre la giunta di Paderno Dugnano continua a dire il contrario, i soggetti proponenti l’inceneritore, cioè Paderno Energia e Eldap, in realtà continuano la trattativa per costruire l’impianto, Eldap non ritirandosi (come aveva accennato di voler fare) dall’affare, Paderno Energia continuando a investire in azioni tese a ottenere l’autorizzazione a costruire dalla Conferenza dei Servizi, quali la ricerca commissionata all’Istituto Negri sull’impatto che l’impianto avrebbe sulle persone che vivono nell’area e sull’ambiente circostante.
Sui risultati di questa ricerca si sono espressi il dott. Marco Caldiroli di Medicina Democratica, esperto di sistemi di smaltimento rifiuti alternativi all’incenerimento e il dott. Celestino Panizza, rappresentante dell’Isde (Associazione Medici per l’Ambiente), esperto di inceneritori, i quali hanno contestato i dati e le conclusioni dell’istituto Negri e dimostrato la sciatteria sostanziale e l’inattendibilità della ricerca. Inoltre hanno ribadito la pericolosità per la salute delle polveri sottili e delle sostanze emesse anche dai moderni inceneritori di rifiuti speciali, affermando che oggi esistono e sono possibili forme spinte di recupero e riciclo di materiali, scarti di processi produttivi e rifiuti post consumo, alternative alla termodistruzione.
I due tecnici hanno informato anche l’assemblea del fatto che il progetto presentato da Paderno Energia è poco chiaro perché prevede di incenerire rifiuti solidi, ma le quantità dichiarate in termini di tonnellate non corrispondono alle stesse in termini di metri cubi: cioè avrebbero stando ai dati indicati un peso specifico troppo basso e non credibile. Inoltre è stato ribadito che il sistema dei controlli gestito da ARPA è molto lacunoso e troppo episodico (uno ogni sei mesi) per essere sicuro ed accettabile. Nello specifico inoltre il 50% delle tipologie di rifiuti che Paderno Energia vorrebbe bruciare sono perfettamente riciclabili.
In sala erano presenti diversi amministratori di Cormano, Bollate e Novate, ma nessun esponente della giunta padernese che si è limitata a inviare (cosa comunque apprezzata dagli organizzatori perché è la prima volta che lo fanno) un messaggio di adesione all’iniziativa firmato dal vicesindaco Bogani. A questi i relatori hanno ricordato che occorre mobilitarsi anche sul piano istituzionale e politico perché in ogni caso la Regione Lombardia, ente al quale spetta la decisione ultima, potrebbe sempre, in assenza di opposizioni consistenti da parte delle comunità locali, dichiarare l’area di interesse nazionale e procedere al suo esproprio per far realizzare l’inceneritore.
Insomma la mobilitazione deve continuare e diventare più visibile politicamente e socialmente, coinvolgendo cittadini, amministratori, sindacati e associazioni in un più forte movimento a difesa della salute e della sicurezza. Anche perché sono numerose le “bombe ecologiche” che la crisi industriale e le dismissioni di attività produttive degli ultimi anni hanno disseminato sul territorio come ha ricordato un operaio del presidio Lares, fabbrica nella quale giacciono abbandonate tonnellate di sostanze tossiche e pericolose a seguito del fallimento di cui nessuno si cura. “Siete disposti a fare a Paderno quello che stanno facendo a Napoli?” ha chiesto all’assemblea. Già, siamo disposti a combattere per la nostra salute e quanto?
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