martedì 30 novembre 2010

Lavoro, il silenzio degli innocenti

“Cosa posso scrivere, secondo voi, per raccontare il senso di questa serata?” ho chiesto agli operai Lares mentre uscivano dalla sala dello Splendor alla fine dell’incontro sul lavoro organizzato dal Decanato di Paderno Dugnano. “Scrivi tutto quello che ha detto il sindaco o quello che hanno detto i parroci di Palazzolo e Dugnano” mi hanno risposto.
Già, cosa ha detto il sindaco Alparone, intervenuto ufficialmente all’incontro, accompagnato dal suo sedicente assessore ai Servizi sociali? Niente ha detto, scena muta, anzi a metà serata dopo aver giochettato per un’ora col suo cellulare, ha pensato bene di filarsela all’inglese lasciando seduto in sala il povero Ghioni, abbandonato sulla sedia come un cappello segnaposto. Come ha fatto il parroco di Palazzolo, che pure sul suo territorio ha la Nardi interessata recentemente da un licenziamento di massa a mezzo fax e la Eureco dove sono morti due operai bruciati vivi.
Silenzio tombale; i politici, la sindacalista e il Vicario della Pastorale Sociale, Mons. Eros Monti, hanno avuto poco o niente da dire, se non parole vecchie e stanche pronunciate in una sala nella quale forse 60 persone, un terzo politici e giornalisti, assistevano all’incontro.
Per le istituzioni ha parlato l’assessore provinciale Del Nero, che però ha ripetuto discorsi triti sulla formazione e la riqualificazione dei lavoratori come se questa fosse ancora una soluzione capace di fermare la desertificazione produttiva del nostro Paese, svuotato dalla fuga all’estero delle nostre fabbriche. Del Nero ha avuto il coraggio di affermare che questi processi non vanno contrastati perché sono un riequilibrio dell’economia mondiale, ma “vanno gestiti”. Da chi, non si capisce.

La sindacalista della Cisl intervenuta ha ripetuto le solite cose virtuose: sediamoci tutti attorno a un tavolo, rimbocchiamoci le maniche e troviamo insieme una soluzione. Cose senza senso se a fronte della richiesta di 1,2 miliardi per gli ammortizzatori sociali, fatta dalla Regione Lombardia al governo tre mesi fa, questo ha risposto stanziandone 1 per tutta l’Italia.
La serata è stata la più deprimente alla quale mi è toccato di assistere finora. L’impotenza, la sfiducia erano nell’aria e nemmeno la Chiesa sembrava poter offrire parole di speranza. Gli unici a dire qualcosa di comprensibile raccontando la loro condizione sono stati gli operai delle due aziende fallite, Lares e Metalli Preziosi, che a fine anno andranno in mobilità, cioè resteranno senza quei pochi ammortizzatori sociali che hanno adesso. Leo, portavoce del presidio Lares ha avvertito tutti. “Finora abbiamo resistito perché la nostra rete famigliare ha in qualche modo tenuto, ma se va avanti così, senza una svolta che ci restituisca un lavoro e un reddito a breve termine, anche questa rete si strapperà e allora ci sarà solo la disperazione e non sappiamo quello che potrà succedere”. Un avvertimento serio, perché la crisi sta distruggendo le famiglie, la disoccupazione sta creando dei ghetti sociali anzi, sta trasformando Paderno in un grande ghetto. Dopo la riunione il commento sfiduciato dei lavoratori era: "Hanno fatto questo incontro per dirci in faccia che non c'è più niente da fare"
Ma cosa si potrebbe fare di concreto sul territorio per affrontare questa realtà? Poco, ma qualcosa si può ancora fare. Per esempio cominciare dall’analisi della realtà, dalla valutazione di quello che c’è rimasto, delle risorse esistenti. Sappiamo che delle oltre 3mila imprese attive a Paderno Dugnano 20 anni fa, oggi ne rimangono poco più di 300; bene che aziende sono? Che tipo di attività fanno? Come mai resistono alla crisi, crescono o decadono? Sono aziende che se aiutate e sostenute dall’ente locale posso creare sviluppo? E’ possibile fare con loro dei progetti finalizzati ad aumentare l’occupazione? E possibile coinvolgerle?
Questo ad esempio potrebbe essere un inizio. Poi c’è la parte che riguarda direttamente l’occupazione che il Comune può creare. Perché affidare la fornitura di servizi ad aziende esterne quando potrebbero venire affidati a cooperative di lavoratori in mobilità? Insomma non è vero che tutte le strade sono chiuse. Certo bisogna volerle percorrere, dimostrare la volontà di farlo. Ma nessuno finora ha detto o fatto qualcosa in questo senso, Intanto il tempo scorre inesorabile verso la scadenza del 31 dicembre e nel silenzio generale si sentono solo le lancette scandire i minuti che mancano.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse mi ripeterò, ma i politici non hanno nulla da dire, in entrambi gli schieramenti, perchè, per motivi diversi, hanno responsabilità nella vicenda Lares-Metalli, responsabilità che è meglio che cadano solo sui lavoratori,o sulla cittadinanza, visto che i due siti continuano ad essere un pericolo ecologico.
Per quanto riguarda i parroci di Palazzolo e Dugnano, cosa volete che dicano dopo aver fatto entrare i mercanti nel tempio?
Alessandro

Anonimo ha detto...

Alessandro, prima di dar fiato informati, chiedi a Massetti e Casati come hanno gestito la crisi della Lares e Metalli, non generalizzare solo perché ti fa comodo.