domenica 19 settembre 2010

Seveso, la soluzione c'è perché non si fa?

Fino a quando i cittadini della aree nord di Milano cioè i quartieri di Niguarda, Fulvio Testi, Zara e Piazzale Istria dovranno sopportare le piene devastanti del Seveso? Negli ultimi due mesi il corso d’acqua che attraversa anche Paderno Dugnano è straripato due volte. Sono bastate poche ore di pioggia e il sistema fognario milanese nel quale il fiume si riversa è scoppiato provocando l’uscita travolgente delle acque. Questo lo scotto che pagano i milanesi alla scelta (fatta dai Romani in epoca storica) di continuare a costringere il Seveso in una fogna, senza pensare al fatto che, dopo 2.000 anni di inurbamento, la sua portata in caso di pioggia torrenziale è diventata molto più grande e insostenibile.

Eppure una soluzione al periodico disastro annunciato ci sarebbe. Nel luglio 2001 il CNR con il programma Agenzia 2000 ha finanziato un progetto del Politecnico nel quale il prof. Antonello Boatti ha effettuato uno studio del fiume Seveso, delle sue relazioni con la città, degli effetti sempre più disastrosi delle sue piene e delle possibili soluzioni di regimazione compatibili con il paesaggio urbano e con il miglioramento complessivo delle condizioni di vita e di abitazioni di questo settore importante della città. L’idea era realizzare in corrispondenza del Nord di Milano, un bacino idrico di circa 200.000 mc e i risultati acquisiti permettono di ritenere che il progetto sia fattibile, a patto di ricostruire un rapporto meno bieco tra il fiume e una città che finora ha solo cercato di nasconderlo nel sottosuolo e utilizzarlo come fognatura.
Inoltre la copertura dei corsi d’acqua provoca la sostanziale impossibilità di pulire l’alveo, di controllarne lo stato e causa abitualmente effetti disastrosi nei casi di piena per la pressione con la quale il fluido esce allo scoperto soprattutto nelle zone urbanizzate.
I tre bacini di laminazione artificiali a regime idrico variabile sarebbero laghetti capaci di contenere l’afflusso delle acque di piena per tutto il tempo necessario che verrebbero successivamente scaricate nell’alveo del fiume passata l’emergenza. Immediatamente dopo o attraverso l’aspirazione di acqua di prima falda o mediante l’uso di canali di irrigazione, i bacini dovranno acquisire nuovamente acqua pulita e tornare alla funzione di laghi. Il progetto del Politecnico prevede la loro possibile localizzazione ad ovest del parcheggio di corrispondenza della metrotramvia sul Viale Fulvio Testi in territorio del Parco Nord, tra la via Clerici e Piazza S. Giuseppe. Il primo bacino sarà debitamente impermeabilizzato sul fondo per consentirne la manutenzione e la pulizia, ma assumerà una forma e connotati il più possibile naturali, l’acqua di esondazione passerà poi nei successivi laghetti che progressivamente svolgeranno una funzione di parziale depurazione. Tutta l’area sarà piantumata e la garanzia che nei bacini scorra acqua di falda o comunque non inquinata per tutti i giorni di non esondazione garantirà lo svilupparsi di un rilevante habitat naturale. Insomma una soluzione si sarebbe, da 10 anni questo progetto che appare di semplice realizzazione è stato definito. Perché tutto tace e di laghi di contenimento delle piene del Seveso non se ne parla più mentre i milanesi continuano ad andare sottacqua?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

In realtà pare che qualcosa timidamente si stia muovendo. Le vasche di laminazione sono attualmente previsti a Senago - http://www.insiemepersenago.org/vasche%20di%20laminazione/5B12E803.pdf

Qualcuno ha notizie sul dettaglio del progetto o dove reperirlo (VIA, cartografie, ...) ?

grazie,

lucafrigerio72@gmail.com

Anonimo ha detto...

Contro il dissennato progetto di fare le vasche "fogna" di laminazione a Senago (ben lontano dall'alveo del Seveso) è nato il comitato anti vasche: HTML.IT. Seguici.