venerdì 3 settembre 2010

L'ultima corvée di Purun Bhagat

Due settimane fa, il 21 di agosto, ho compiuto 64 anni. E’ cominciato per me l’ultimo anno scolastico prima della pensione. L’ultimo giro di boa, il più duro e faticoso (quello controvento) che conclude tutte le regate. Ho tirato fuori dal cassetto il mio antico libretto di lavoro, la data sulla copertina è 12 ottobre 1961. Da mezzo secolo insomma mi guadagno da vivere. Ho iniziato a lavorare come apprendista tipografo in una piccola bottega artigiana di Porta Garibaldi a Milano. Si chiamava “Arte e stampa”. Da allora ho cambiato decine di posti di lavoro, ma mi sembra di avere sempre fatto lo stesso mestiere a stretto contatto con la carta stampata. Tipografo, fotografo, editore, fotoreporter, giornalista, comunicatore.
E’ stata una lunga cavalcata nel tempo quella dal dopoguerra alla globalizzazione. Sono stanco e mi merito le tre “c”: carezze, caldo, comodo, ma non so se riuscirò ad ottenerle tra 12 mesi. La mia vita sempre poco allineata mi costringerà a continuare a sbattermi e non potrò fare quello che predicano le religioni antiche: da 0 a 20 anni sei giovane, da 20 a 40 combattente, da 40 a 60 padre di famiglia, da 60 in poi appartieni solo a te stesso. Non sarà così, temo purtroppo che il mio destino sarà simile a quello di Purun Bhagat. Il personaggio del racconto di Kipling, funzionario dell’impero britannico che dopo aver compiuto i 60 anni, abbandona tutto, indossa la veste del sannyasi e cerca di disperdersi nella immensità polverosa delle strade indiane. Raggiunge le montagne dove prova inutilmente a staccarsi dal suo corpo con la solitudine e l’ascesi ritirandosi in un tempietto di Kali. Ma quando è prossimo alla fine, richiamato dagli animali selvatici con i quali vive, la scimmia, l’orso e il cervo, sarà costretto ancora una volta a scendere a valle per salvare una piccola comunità minacciata da una terribile frana. Fino all’ultimo egli dovrà servire il suo popolo e solo dopo aver compiuto l’estremo dovere potrà dissolversi nel vento e nella luce. Bella immagine vero? Ma adesso basta malinconie. Bisogna stringere le vele al vento e disporsi alla bolina, all'ultima corvée.

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