sabato 12 giugno 2010

Enrico Berlinguer, un comunista italiano

Cosa penserebbe Enrico Berlinguer della parola "democratico", cioè della ragione sociale del nuovo partito che faticosamente sta cercando di nascere dalle due radici antiche della politica nazionale, quella cattolica e quella socialista? Secondo Pierluigi Bersani che oggi, a 26 anni dalla sua scomparsa ne ha ricordato la figura: "avrebbe detto 'avete scelto questa parola non perché è la parola che disturba meno ma perché pensate che ci vuole una vera democrazia, che ci vuole più democrazia, quindi avete un progetto per la democrazia e pensate che debba avere dentro forti contenuti sociali di uguaglianza ed equità'. Ci direbbe che è una parola impegnativa, ci inviterebbe a non prendere troppo alla leggera questo nome, è una parola che ci investe di responsabilità".

Berlinguer, secondo Bersani, "ha raffigurato l'idealità e l'etica della politica". Il numero uno del Pd ricorda quando l'allora segretario del Pci rispose a una domanda su qual era la cosa di cui andasse più orgoglioso: 'Di essere sempre stato fedele agli ideali della mia gioventù'. E' una frase che penetrò perché la diceva un uomo sincero, coerente, con un etica e un rigore micidiale in un epoca in cui non è che non ci fossero attacchi, calunnie, anche nei suoi confronti, ma scivolavano come acqua sul marmo perché il suo messaggio etico era forte e penetrante. Idealità ed etica fanno assieme la dignità della politica. Pensare a Berlinguer come il campione della dignità politica è il modo più giusto di raffigurarlo".
Enrico Berlinguer, ha concluso il leader del PD, "era un comunista italiano e questo significava giustizia sociale, equità. Non credo che nessuno potesse definirsi comunista senza avere un concetto di uguaglianza. Comunista significava anche avere una funzione nazionale cioè l'idea che dovevi mettere la tua forza a disposizione dei grandi obiettivi del paese. E poi nell'essere comunista c'era anche l'orgoglio di certa etica comunista, di certa severità, moralità, rigore". Egli ha detto:  "Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri, gli emarginati, gli svantaggiati vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino alla cosa pubblica debba essere assicurata".
Ecco a chi mi chiede oggi e mi chiederà domani: "Qual è il programma, qual è l'identità del Partito Democratico" io rispondo e risponderò sempre così. Perché questa è la mia identità, questo è il mio programma politico.

Nessun commento: