Oggi 10 febbraio si celebra il "Giorno del Ricordo" istituito in Italia con una legge del 2004 per tenere viva la memoria delle foibe e di quella che fu la terribile "pulizia etnica" scatenata contro gli italiani d'Istria dall'esercito di Tito e dai partigiani jugoslavi. Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 furono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani dopo un calvario di torture, maltrattamenti, violenze di ogni genere contro uomini, vecchi, donne e bambini.
Una pagina tragica della nostra storia recente che a lungo nel dopoguerra è stata colpevolmente rimossa e dimenticata. Le ragioni di quel silenzio e di molte disinformazioni su questo pezzo di storia italiana, furono soprattutto politiche (c'era la Guerra Fredda), e i profughi giuliani e dalmati, vittime sopravvissute di quella strage, vennero misconosciuti e trattati ingiustamente anche in patria.
Di tutto questo si parlerà venerdì 12 febbraio alle ore 21.00 alla Biblioteca Tilane - Piazza della Divina Commedia, 5 a Paderno Dugnano in una serata di approfondimento storico a cura del professor Roberto Chiarini - ordinario di Storia Contemporanea e titolare di Storia dei Partiti alla Facoltà di Scienze Politiche all'Università Statale di Milano. Letture e racconti in collaborazione con il gruppo di lettura degli utenti della biblioteca.
La storia
La prima ondata di violenza esplose subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati purtroppo non fini allora.
1 commento:
Confermo cio' che tu esprimi in questo scritto poichè ho avuto modo di visitare questi luoghi..
ricordo soprattutto l'amarezza di coloro che non venivano creduti quando raccontavano di parenti e amici prelevati nel cuore della notte...
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