mercoledì 10 febbraio 2010

Foibe, leggere e discutere per non dimenticare

Oggi 10 febbraio si celebra il "Giorno del Ricordo" istituito in Italia con una legge del 2004 per tenere viva la memoria delle foibe e di quella che fu la terribile "pulizia etnica" scatenata contro gli italiani d'Istria dall'esercito di Tito e dai partigiani jugoslavi. Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 furono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani dopo un calvario di torture, maltrattamenti, violenze di ogni genere contro uomini, vecchi, donne e bambini.
Una pagina tragica della nostra storia recente che a lungo nel dopoguerra è stata colpevolmente rimossa e dimenticata. Le ragioni di quel silenzio e di molte disinformazioni su questo pezzo di storia italiana, furono soprattutto politiche (c'era la Guerra Fredda), e i profughi giuliani e dalmati, vittime sopravvissute di quella strage, vennero misconosciuti e trattati ingiustamente anche in patria.

Di tutto questo si parlerà venerdì 12 febbraio alle ore 21.00 alla Biblioteca Tilane - Piazza della Divina Commedia, 5 a Paderno Dugnano in una serata di approfondimento storico a cura del professor Roberto Chiarini - ordinario di Storia Contemporanea e titolare di Storia dei Partiti alla Facoltà di Scienze Politiche all'Università Statale di Milano. Letture e racconti in collaborazione con il gruppo di lettura degli utenti della biblioteca.

La storia
La prima ondata di violenza esplose subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati purtroppo non fini allora.

1 commento:

Giovanna B. ha detto...

Confermo cio' che tu esprimi in questo scritto poichè ho avuto modo di visitare questi luoghi..
ricordo soprattutto l'amarezza di coloro che non venivano creduti quando raccontavano di parenti e amici prelevati nel cuore della notte...