martedì 17 novembre 2009

Il Giornale scopre a Paderno l'Italia "che ci crede"

“A Michele Santoro, che per il suo Annozero, manda inviato e telecamere in giro per l’Italia a raccontare casi di aziende tutte vicine al tracollo, ci permettiamo di dare un suggerimento: venga qui”. Il Giornale Nuovo di Milano, dopo l’addio del fondatore Indro Montanelli non è stato più lo stesso. Marchiato e stravolto in 15 anni dalle due direzioni di Vittorio Feltri, intervallate da quelle dei vice Belpietro e Negri, ha aumentato la sua tiratura, ma è la larva di quello che fu un giornale liberale, conservatore e fazioso come lo era Montanelli, ma indispensabile nel panorama della stampa nazionale.
Oggi è molto più fazioso di ieri, ed è quasi illeggibile perché è stato ridotto al ruolo di pitbull dal suo padrone che lo usa per azzannare a sangue i suoi nemici personali (famiglia compresa) e politici, interni ed esterni al governo e al partito del predellino ancora (fino a quando?) al potere. Insomma non è più un giornale, ma l'organo di un partito personale che da mesi è sceso nel bunker con il suo leader.
Il quotidiano berlusconiano alla disperata ricerca di casi aziendali positivi che dimostrino ai lettori-militanti che la crisi in Italia non c'è più (ce ne sono tanti e io ne scrivo tutti i giorni, ma non sono purtroppo sufficienti per affermare questa tesi) ha scoperto PhonEtica, il grande call center che recentemente si è trasferito a Paderno Dugnano di cui questo Forum aveva dato notizia un mese fa. Il giornalista feltrino, dopo aver fatto l’elenco dei successi della nuova azienda padernese che assume e cresce (benissimo, speriamo che qualche padernese venga assunto) si è sentito in dovere chiudendo il suo servizio di invitare Michele Santoro e la troupe di “Anno Zero” a venire a Paderno per ammirare questo gioiello di impresa made in Italy.
Invito inutile e un po' fuori tempo perché le telecamere di “Anno Zero” a Paderno c’erano già state sempre un mese fa a raccontare le storie ben più urgenti, tragiche e dolorose degli operai delle due aziende storiche della città, famose in tutto il mondo, ma oggi ridotte sul lastrico da pseudo imprenditori e manager incapaci che hanno gettato nella disperazione centinaia di dipendenti.
Il caso PhonEtica non ce l’hanno raccontato, ma anche se lo avessero fatto cosa avrebbero potuto raccontare di così eclatante e innovativo? Il fenomeno call center basato sull’esternalizzazione dei servizi telefonici e di comunicazione aziendali è un prodotto della stessa crisi di modello che travaglia l’Italia industriale e che questa volta purtroppo non si presenta come transitoria.
I servizi di PhonEtica, infatti, consentono a chi ne usufruisce la “esternalizzazione” degli impiegati, fino a quel momento addetti alle stesse funzioni, che vengono appunto messi all’esterno, cioè fuori, dell’azienda. Si tratta di un servizio in realtà basato su un principio vecchio come il cucco che negli anni 70 si chiamava "decentramento", un processo di downsizing imprenditoriale che in questa fase di crisi non aumenta, ma minimizza l'occupazione complessiva perché è nato proprio per far questo. I suoi 300 dipendenti infatti, molto probabilmente, ne fanno risparmiare 600 che un tempo sarebbero stati impiegati nelle aziende dei loro clienti. Roba vecchia, dunque. Di nuovo c’è solo la tecnologia che rende più facile e poco costoso realizzare l'esternalizzazione.

Il redattore del quotidiano azzurro di questo aspetto non ha ovviamente parlato, come non ha parlato di Metalli Preziosi e Lares e dei drammi umani e sociali, oltre che produttivi e tecnologici (perché quelle detenute dal personale delle due aziende non sono competenze tecnologiche obsolete) contenuti nelle due storie aziendali.
Che ne sapeva lui di queste cose. A lui bastava fare la lezioncina di “giornalismo” all'odiato Santoro, come il suo direttore e il suo editore volevano e dire che a Paderno Dugnano va tutto bene. Una lezione di grande giornalismo.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

meno male che c è repubblica che insegna giornalismo occupandosi di sapere cosa fa Berlusconi a casa sua.
Quello si che è giornalismo e sono contento che tu ti sia ispirato a questo modello di giornalismo e i risultati si vedono.

carlo arcari ha detto...

E no, caro anonimo, Ti sbagli, Repubblica non è il mio modello e non mi sono mai ispirato a quel giornale perché troppo "romano". Non capisco proprio come tu possa affermarlo sulla base di quello che scrivo sul mio blog, ma se è così che la pensi..
ps. a quali risultati ti riferisci?

Anonimo ha detto...

Per l'anonimo:
c'è chi si occupa di casa Berlusconi e chi di casa Boffo....

Anonimo ha detto...

x Arcari
rispetto al tuo giornalismo, repubblica è più obbiettivo, sarei contento di poter leggere articoli più seri e veritieri e poter condividere con altri (non provocatori) le proprie opinioni.
n.b. venerdì non eri presente al consiglio di frazione quindi come pui commentare e scrivere un articolo pur non essendo presente.
scrivi ciòà che vedi e senti

gianluca

carlo arcari ha detto...

Gianluca, io il mio giornalismo lo faccio sui giornali per i quali scrivo. Questo è il mio blog, uno spazio personale dove scrivo quello che voglio, anche le cose che mi raccontano gli amici di cui riporto le impressioni e le notizie. Il mio post sull'assemblea del Villaggio non era una cronaca, ma solo (cosa che ho scritto chiaramente) un mio libero commento su quello che mi ha riportato un cittadino presente di cui mi fido. Se volete le cronache obiettive compratevi il Notiziario, Il Giorno, Settegiorni o il Cittadino. Quelli sì che sono giornali. Io qui scrivo quello che mi pare. Ciao