La droga dei poveri (di Marco Pinna)
Paco: dietro a un nomignolo innocente
si nasconde una droga dagli effetti e dagli impatti sociali devastanti. Detto anche PBC
(pasta base de cocaina), il paco è un prodotto di scarto della lavorazione della cocaina che si
è diffuso a partire dall’inizio degli anni novanta soprattutto nei quartieri periferici di
Buenos Aires e - in seguito - nelle favelas e nelle periferie di tutto il Sudamerica.
Definito “la droga dei poveri” per il suo basso costo (una dose può costare meno di un dollaro),
il paco è un prodotto di pessima qualità ed estremamente dannoso: lo scarto di
lavorazione della coca destinata ai mercati europei e nordamericani viene mischiata con
sostanze chimiche varie, cherosene, colla, veleno per topi, persino vetro in polvere, e
distribuita nei quartieri più poveri dell’America Latina, dove i principali acquirenti sono i
minorenni. Fumato come il crack, il paco ha un effetto di brevissima durata e porta
all’assuefazione in tempi altrettanto brevi. In pochissimo tempo, chi è assuefatto si ritrova ad avere
bisogno 50 o anche 100 e più dosi al giorno. Nei primi anni del millennio, in seguito alla
crisi economica argentina, il consumo di paco è aumentato del 300% nel paese, creando
un esercito di giovanissimi “morti che camminano” (così vengono chiamati
coloro che lo usano) disposti a tutto pur di avere la loro dose, con effetti umani, sociali e
sanitari devastanti per intere comunità.
Valerio Bispuri è entrato con entrambi i piedi
nel l’inferno dei morti che camminano, vivendo con loro, tra Argentina, Brasile e Perù
condividendo la loro sofferenza e la loro vita nei ghetti periferici, fornendoci una
documentazione senza pari su un fenomeno poco conosciuto ma non per questo meno allarmante; un
fenomeno figlio della crisi economica che potrebbe espandersi anche nel mondo
industrializzato
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