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sabato 11 ottobre 2014

Fotografia: come sono veramente le cose

Ricevo oggi da Alessandro Amato,  curatore delle nostre rubriche, questa recensione della mia mostra fotografica esposta nel foyer di Metropolis 2.0 fino al 12 novembre. E' molto bella e per questo  la pubblico, oltre che nello spazio Mostre, anche qui in home page. Inutile dire che ringrazio io Alessandro per le cose che scrive e che ci aiutano a riflettere.

COME SONO VERAMENTE LE COSE
recensione a cura di Alessandro Amato


«Non si tratta di mostrare le cose vere, ma di mostrare come sono veramente le cose» - Roberto Rossellini
È chiaro che il regista romano si riferiva al cinema. Tuttavia, può essere evidentemente utile applicare quella definizione alla fotografia in quanto madre/sorella della Settima Arte. In tale prospettiva, la mostra “Italiani in bianco e nero. 1974-1984” di Carlo Arcari presso il foyer di Area Metropolis 2.0 si rivela un appuntamento immancabile, un’esperienza necessaria e affascinante.
Abbiamo infatti ammirato una selezione di scatti che testimoniano di un decennio sospeso nel passato recente, di un’epoca di passaggio ancora troppo fumante per essere genuinamente (se ciò è davvero possibile) descritta sui manuali di Storia. Eppure le foto ci parlano guardandoci negli occhi. E tendono a illuminare il ricordo di molti di noi – la memoria non è solo di coloro che erano presenti, ma appartiene a tutti proprio grazie all’immagine intesa come documento – di una luce nuova e sorprendente. La stessa luce che scava i volti degli emigrati a Zurigo nei primi anni Settanta. I loro vestiti, i loro spazi, le loro vite così sconosciute e al tempo stesso così evidenti.
Poco oltre troviamo le più svariate forme della contestazione, in una realtà nella quale ancora aveva una sua dignità e una sua forza: dalla casa di riposo occupata alla Resistenza, agli Innocenti in corteo. Quella bambina in primo piano. Quello sguardo torvo. Inquieto. Siete tutti colpevoli, sembra volerci dire. Non ha tutti i torti. Cosa ne è stato oggi di lei? Forse non vogliamo saperlo davvero.
Successivamente ci imbattiamo nel sorriso di un artigiano presso la sua torneria, nell’attento lavoro di un operaio, nel nostro autoritratto ovvero in un automa. A che cosa serviva? Esposizione? E noi?
Ecco allora che col nuovo decennio il consumatore diventa anche il prodotto. Si espone e si mercifica sulle spiagge del futuro. Gli anni Ottanta, si sa, sono quelli dell’apparenza più sfrenata. Della sovrabbondanza kitsch. Della banalità scintillante. E del colore (non a caso le foto sono tutte in bianco e nero). Si vuole andare tutti in televisione, e se qualcuno ci fotografa in studio mentre le cineprese sono spente allora abbiamo fatto tredici. È praticamente Natale.
Ma come ben sapeva il profeta Pasolini, seguire la stella cometa verso il paradiso deve servire soltanto a guardare il mondo da una diversa distanza. Per non perdere quel poco di umano (in senso primordiale e non cristiano) che ancora ci è rimasto. Il desiderio di fare, di scoprire, di condividere, di analizzare, di combattere. Quel desiderio che Carlo Arcari non ha mai perso e che continua a dimostrare ai suoi concittadini e amici. Io lo ringrazio.

venerdì 3 ottobre 2014

Italiani in bianco e nero, da stasera a Metropolis 2.0

Ricordo agli amici e ai cultori di fotografia che stasera alle ore 21 si inaugura a Metropolis 2.0 la mia mostra fotografica "Italiani in Bianco e nero 1974-1984". Mostra realizzata in collaborazione con Cineteca Italiana.
Le immagini del decennio 70-80 scattate da una nuova leva di giovani fotoreporter che come me avevano deciso di usare la macchina fotografica per scoprire e raccontare l'Italia che cambiava, erano il frutto del lavoro individuale e collettivo di un piccolo "movimento" culturale di fotografi impegnati socialmente e motivati politicamente perché in gran parte militanti o simpatizzanti dei gruppi della allora "nuova sinistra".  
Molti ricordano quel decennio  solo come gli anni del del disordine, ma in realtà quello è stato anche un periodo storico fondamentale per la crescita del nostro Paese. Negli anni a cavallo tra la metà degli anni 70 e i primi anni 80, infatti, l'Italia visse una drammatica transizione, ma anche una positiva rivoluzione sociale, economica, industriale, tecnologica, frutto dell'intrapresa e della capacità di auto valorizzazione di tutti noi, che trasportò gli italiani,  poveri d'Europa (non  a caso la mostra inizia con le immagini della nostra emigrazione in Svizzera dove gli emigrati meridionali lavoravano senza permesso di soggiorno e vivevano nelle baracche dei cantieri), a una diversa e molto più ricca condizione economica con tutte le contraddizioni del caso.

martedì 23 settembre 2014

Italiani in Bianco e nero 1974/1984 a Metropolis 2.0

Cari amici, cari lettori, ho il grande piacere di annunciarvi che il 3 ottobre verrà finalmente esposta a Paderno Dugnano nella prestigiosa sede dell'Area Metropolis 2.0, grazie alla collaborazione con Cineteca Italianala mia mostra fotografica "Italiani in Bianco e nero 1974/1984". La mostra arriva a Paderno con cinque anni di  ritardo perché è stata stampata nella camera oscura del Circolo Fotografico 80 nel 2009 e subito proposta in anteprima alla precedente amministrazione, ma quella giunta (nonostante l'apprezzamento dell'assessore alla Cultura, Tagliabue) decise di respingerla per non precisati motivi "politici". Le immagini del decennio 70-80 evidentemente erano una realtà che l'allora destra di governo non riusciva a sopportare. Eppure quel  decennio che molti ricordano solo come gli anni del  disordine era stato un periodo storico fondamentale per la crescita del nostro Paese. In quegli anni infatti l'Italia visse una drammatica, ma  anche positiva rivoluzione sociale, economica, industriale, frutto dell'intrapresa e della capacità di auto valorizzazione di tutti noi, che trasportò gli italiani poveri d'Europa (non  a caso la mostra inizia con le immagini della nostra emigrazione in Svizzera dove gli emigrati meridionali lavoravano senza permesso di soggiorno e vivevano nelle baracche dei cantieri), a una diversa e molto più ricca condizione economica. Eravamo  un Paese che camminava ancora senza scarpe, oggi i nostri consumi sono i più alti del  continente e il made in Italy si è  imposto in tutto il mondo. Oggi, dopo tre decenni di continuo sviluppo siamo ancora sull'orlo di una drammatica transizione e di un grande cambiamento provocato dalla crisi globale, per questo ritengo che ricordare chi eravamo e come eravamo guardando quelle immagini che ci mostrano le tappe di avvicinamento a un lungo  percorso di crescita sia molto importante. Il  ruolo dei giovani fotoreporter del  decennio 70-80, giornalisti di strada autodidatti, che lavoravano senza commesse né stipendio, ma investendo in proprio tempo e denaro per documentare ogni giorno quello che succedeva, e pubblicando sui giornali il frutto  della loro ricerca, è stato fondamentale.