Quel piccolo campo di Peppino de Filippo va in scena in fabbrica
"Quel campett del Signor",
tradotto in dialetto milanese da Carletto Colombo. La commedia
originale è "Quel piccolo campo" di Peppino De Filippo. Commedia in tre atti rappresentata la prima volta nel 1948. In programma nelle Officine Favrin il 27 settembre.
Una
commedia in tre atti di Peppino De Filippo ambientata nel mondo
contadino di cinquant’anni fa, dove esisteva un ossessivo
attaccamento alla terra, intesa come unica fonte di guadagno e di
sopravvivenza.
Il protagonista è il burbero Rocco
Barbati, ateo convinto e scapolo impenitente, che eredita assieme
alla sorella - al contrario di lui estremamente religiosa (e un po’
bigotta) - le proprietà terriere del padre. Un lascito cui però è
stata apposta una condizione: una piccola parte del podere va in
beneficenza ai frati cappuccini del convento del paese.
Rocco lascia ai frati la parte più
rocciosa ed infertile del terreno, ma, con grande sorpresa, il
“piccolo campo” dei cappuccini diventa l’unica parte
dell’intero fondo fruttifera.
Il nostro irascibile protagonista preme
più volte sul convento per cambiare l’appezzamento concesso con un
altro: ma, ogni volta che ottiene il cambio, il nuovo piccolo
campo dei frati immancabilmente diventa rigoglioso, al contrario del
suo terreno che torna sempre arido. Per Rocco questo è il chiaro
segno di una sfortuna che lo perseguita (e non della tirchieria e
trascuratezza nella conduzione del podere): si sente vittima di un
complotto, ordito da Dio (che, se esiste, è ingiusto), dalla
sorella, dai fraticelli, dai paesani.
Un bel giorno il suo garzone, intento a
scavare una buca per piantare un tralcio di vite nel confine tra il
terreno dei frati e quello del padrone, trova una cassetta piena di
monete d’oro. A chi apparterrà questo misterioso tesoro?
Questo ovviamente non ve lo sveliamo,
perché gli intrecci e i colpi di scena dell’ultimo atto della
rappresentazione è bene vederli dal vivo in teatro...
Peppino De Filippo riesce, con
eccezionale maestria, a raccontare la vita quotidiana della società
contadina, evidenziandone le difficoltà economiche ed i conflitti
interiori, riuscendo a trasformare il dramma in burla. Per noi, oltre
all’immancabile divertimento, può essere interessante trasportare
alcuni temi nella vita d’oggi: l’agnosticismo che spesso sconfina
nella superstizione; la fede religiosa che può essere davvero
sentita o solo esteriore; la difficoltà ad assumersi le
responsabilità, quando è più facile abbandonarsi al vittimismo; la
capacità che hanno il denaro e l’interesse di offuscare i rapporti
umani.
Nessun commento:
Posta un commento