L'atmosfera di quella che avrebbe
dovuto essere una festa era davvero dominata da
rassegnazione e stanchezza. L'offerta commerciale francamente poco
interessante, non invitava certo all'acquisto. Se poi si aggiunge a tutto ciò il freddo e il grigiore della giornata il risultato non poteva
essere diverso.
Ad essere in crisi profonda io credo sia il
modello di fiera che nel tempo, al posto di rinnovarsi, sembra
voler invece decadere e perdere per strada anche i valori originari di una
fiera autunnale che, per definizione era un tempo la fiera del raccolto che metteva in mostra il meglio prodotto
dall'annata agricola. Ma dov'era domenica scorsa l'agricoltura nella città che
vanta addirittura un “parco agricolo”?
Le fiere autunnali della mia infanzia
erano davvero delle feste di colori e di sapori. C'erano gli
animali, il maiale, l'oca e i loro prodotti, il vino che alludeva
alla recente vendemmia. C'era l'abbigliamento fatto a mano (maglie,
cappelli, ecc), le coperte colorate che anticipavano la stagione
invernale. C'era il castagnaccio e altro cibo autunnale come la
polenta: il mais mediamente si raccoglie in settembre. C'erano i
prodotti dell'artigianato locale del legno e del ferro, c'erano
oggetti di antiquariato: insomma, c'era “il raccolto”.
Di tutto questo domenica purtroppo
c'era poco o niente ed erano molti i padernesi a chiedersi “che
senso ha una fiera così? Perché continuare a farla?”.
1 commento:
Il manifesto che pubblicizzava l'evento:"saranno presenti le bancarelle di Monza e Brianza"anticipava lo standard di quella che sarebbe stata la manifestazione e che è comune a quasi tutte la feste di via.
Pierino Favrin
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