Paderno
Dugnano non mi piace. E' una non città, senza identità nè
carattere, priva persino di una forma urbana riconoscibile (non ha
piazze degne di questo nome e della loro funzione storica),
insostenibilmente immobile, poco disposta a cambiare, con una
popolazione culturalmente provinciale, rinserrata com'è attorno ai
campanili delle sue sette parrocchie alle quali l'amministrazione di
destra (ma anche quella precedente) tende a delegare tutto:
educazione dei giovani, sport, iniziative sociali, ecc.
Sarà
perché sono milanese, anche se ho vissuto nell'hinterland della capitale lombarda (Cinisello Balsamo e Paderno Dugnano) per quasi metà della mia
vita, e sono figlio di una cultura decisamente metropolitana, tendo a non
considerare un mio simile chi definisce ancora una città
di 47mila abitanti, cioè una città delle dimensioni di un capoluogo di
provincia, come un "paese".
Per non parlare del fastidio
fisico che mi provocano quelli che non si considerano cittadini di
Paderno Dugnano, cioè di una città che appunto non riconoscono,
ma si dicono orgogliosamente palazzolesi, amatesi, ecc.
Non
deve stupire dunque se questo triste "non luogo" abbia ben 23 agenzie immobiliari e nemmeno una libreria. Quelle poche che negli
anni scorsi c'erano hanno chiuso malinconicamente i battenti una
dopo l'altra (l'ultima è stata la "Natura Umana, nella foto). Noi che come Circolo Culturale Restare Umani
presentiamo ogni anno diversi libri quando dobbiamo spiegare agli
autori non padernesi questa realtà siamo molto imbarazzati.
La
contraddizione che salta agli occhi a chi interessano questi temi è che pur non
essendoci librerie aperte a Paderno Dugnano esiste una copiosa e
interessante produzione libraria. Nessuno o quasi sa che negli
ultimi tre-quattro mesi sono stati presentati o annunciati ben 4
libri di autori padernesi: il saggio "Viaggio nella nuova
imprenditoria – Startup e innovazione in Italia" di Jessica
Malfatto, vincitrice nel 2011 del prestigioso Premio Pavese Giovani
e per due anni consecutivi finalista del Premio Campiello Giovani;
il romanzo "Come promesso" di Meri Gorni, il libro di
poesia in milanese "(un) ritratto di signora" di Pier
Giorgio Mora, l'ultimo romanzo di Giampaolo Spinato "La
bambina".
La
mancanza di una libreria in città è un buco nero insopportabile
che va colmato. Basterebbero 20 cittadini motivati e colti in grado
di investire 2-3mila euro a testa per avviare un'attività che non si
porrebbe l'obiettivo di fare utili, ma solo di chiudere in pareggio
offrendo così ai cittadini, che sentono questo bisogno di lettura
(e di scrittura), di soddisfarlo elevando decisamente con questa
impresa meritoria (libreria, centro culturale, galleria, d'arte) il livello civile della nostra città. Mi
rivolgo ai miei simili (ce ne saranno almeno 20?) confermando che io sono pronto ad investire. Voi ci state?
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