Il cimitero di Paderno è un luogo
scomodo e scostante. Me ne sono accorto ieri per la prima volta
forse perché non ci vado spesso e quando ci vado ci passo poco
tempo dal momento che non ho familiari stretti sepolti lì, ma
solo suoceri e altri parenti di mia moglie che comunque ho
conosciuto e frequentato con piacere durante la loro vita.
Pertanto non avendo mai sentito il
bisogno di passare più tempo nel cimitero a riflettere o a
pensare ai defunti, solo ieri mi sono reso conto del suo essere un
luogo triste che invita i visitatori a fare le cose in
fretta (cambiare i fiori, pulire le lapidi, ecc) e andarsene.
Ieri ad esempio sono passato a trovare
mia suocera, Pia Giussani, nel nono anniversario della sua
scomparsa, e mentre mia moglie e mia figlia stavano rassettando la
tomba di famiglia che ospita tre generazioni di cari estinti
(Clerici, Giussani, Renoldi) io che di questi tempi spesso penso al
futuro oltre la vita ho sentito forte il bisogno di sedermi e
riflettere, ricordare una per una queste persone che nel cimitero
riposano anche in altre tombe (Barberi, Scaltrini, Cazzaniga),
momenti della nostra vita in comune soprattutto per quanto riguarda
mia suocera con la quale ho voluto coabitare quando è rimasta
invalida e sola e alla quale devo la soddisfazione di avere
condiviso una vecchia casa familiare e di aver fatto vivere le mie
figlie con la loro nonna. Non capita a tutti la fortuna di riunire
tre generazioni a pranzo e cena tutti i giorni.
Ma non è stato possibile sedermi a
pensare. Non c'è, infatti, neanche una panchina in tutto il
cimitero. I defunti possono stare sdraiati, ma i vivi devono stare
in piedi e così se ne vanno dal cimitero che come una chiesa è un
luogo sacro, più presto di quanto vorrebbero.
Chiedo pertanto agli amministratori di fare uno sforzo e decidersi a mettere qualche panchina nei viali del nostro Camposanto (come a Dugnano) dove riposano tanti padernesi, illustri e non (sopra la tomba di Emilio De Marchi), che meritano qualche minuto in più di
ricordo e di muto dialogo con noi vivi.
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