4) Il problema del cibo cominciava a
diventare pressante. Mosca era una bella città e l'albergo che ci
ospitava aveva ben 4 ristoranti, ma quella sera, tornato dalla visita
al collega Rossi, io e i miei due amici ci ponemmo la fatale
domanda: "dove si mangia"? Fino a quel momento ce
l'eravamo cavata, ospiti di questo o quel ricevimento ufficiale
avevamo sfruttato il catering e la prima sera ci eravamo imbucati
nel ristorante dove si pagava in dollari grazie alla liberalità del
nostro PR, Federico" che aveva quasi esaurito il suo fondo spese
per pagare il conto.
Ci decidemmo a provare i servizi di
ristorazione dell'Intourist. Io ero il meno schizzinoso ed ero pronto ad assaggiare tutto per pura curiosità. L'unico ristorante che trovammo aperto aveva l'aspetto di una specie di mensa aziendale e la cena costava
pochi copechi, neanche 1.000 lire avevamo calcolato al cambio
"nero" che ci aveva praticato il giorno prima un tassista.
Scrutammo i piatti con grande curiosità
perché non era facile, minestre e zuppe escluse, capire di cosa in effetti si
trattava. Andai sul sicuro con una minestra di cavoli e patate,
buona, ma davanti al secondo rimasi interdetto. Si presentava come
una specie di spezzatino coperto da un sugo rossastro. Sperando si
trattasse di carne lo misi sul vassoio e me lo portai al tavolo.
Non era carne ovviamente, ma un mix di
pesce e verdura, pieno di spine che pazientemente estrassi una ad
una con tecniche chirurgiche. "Non possiamo andare avanti così per i tre giorni che ci
restano - osservò alla fine del magro pasto il giovane Meletti, che appariva il più
denutrito di noi – Tu fortunato hai gustato oggi la cucina casalinga di
Rossi, ma noi ci siamo dovuti arrangiare con i soliti tramezzini e le polpettine dello stand Fiat. Dobbiamo trovare almeno un pasto decente per
domani".
Ci risollevò il morale l'amico
Stainer che ebbe un'idea brillante. "Proviamo con quelli di
Coeclerici". La famosa società di brokeraggio di materie prime
(carbone, acciaio, ecc), fondata nel 1895 dal genovese Alfonso
Clerici e dallo scozzese Henry Coe, in Russia era una potenza.
Lavorava a Mosca fin dai tempi di Lenin (il figlio del fondatore Jack
Clerici era amico personale del leader comunista) e l'azienda era
uno dei clienti più prestigiosi dell'agenzia (di origine genovese,
Barabino & Partner) di Federico (nella foto a fianco).
Decise così di proporre loro
un'intervista collettiva con due famosi giornalisti italiani (noi) in cambio
di un invito a pranzo. Andò tutto bene, i manager dell'azienda
italiana risposero "Con piacere" e fissammo l'appuntamento
per il giorno dopo. Ci avrebbero portati in campagna fuori Mosca
dove avevano una dacia che funzionava da foresteria per i loro
dirigenti.
La mattina, fuori dall'albergo, ci
aspettavano due mercedes sfavillanti con aria condizionata e interni
lussuosi, perché i grandi imprenditori stranieri residenti non
usavano certo le Zigulì anche se erano italiani (il loro autista
russo però ci confermò che quando parcheggiava all'esterno anche
lui i tergicristalli li smontava).
Partimmo così in una splendida mattina
di giugno, sole caldo e cielo azzurro, per la verde campagna che
circonda Mosca e ci avviammo dopo aver lasciato la città per strade
secondarie circondate da campi verdi, boschetti, canali e laghetti sui quali volavano molte anatre e altri uccelli;
un ambiente bellissimo e molto rilassante.
Ci stavamo godendo il viaggio in
quella campagna sulla strada deserta (l'unico traffico stradale eravamo noi)
quando ad un tratto la mercedes che stava davanti si fermò. In mezzo
alla carreggiata c'era di traverso una moto con sidecar e piantato
davanti con il suo bel Kalashnikov a tracolla un miliziano che con la
mano alzata ci aveva intimato l'alt.
L'autista della vettura di testa stava
già parlando animatamente col militare mentre noi ci chiedevamo
che cosa stesse succedendo. "Vuoi vedere che salta il pranzetto"
pensammo subito preoccupati guardandoci negli occhi. Ma la cosa
era più semplice. Il milite ci aveva contestato una violazione del
codice della strada, eccesso di velocità e voleva da noi 50
copechi per la contravvenzione.
Una scemenza che però chissà perché offese mortalmente i manager della Coeclerici ai quali evidentemente non era mai accaduto di prendere una multa. Cominciaro subito a protestare tra loro e dire che era una scusa per estorcerci qualche dollaro e pensarono di mettere in difficoltà il soldato chiedendogli di spiegare come aveva fatto a calcolare la nostra velocità e stabilire che avevamo superato il limite di 50 all'ora su quella strada deserta.
Una scemenza che però chissà perché offese mortalmente i manager della Coeclerici ai quali evidentemente non era mai accaduto di prendere una multa. Cominciaro subito a protestare tra loro e dire che era una scusa per estorcerci qualche dollaro e pensarono di mettere in difficoltà il soldato chiedendogli di spiegare come aveva fatto a calcolare la nostra velocità e stabilire che avevamo superato il limite di 50 all'ora su quella strada deserta.
E qui il miliziano che evidentemente era un burlone e aveva deciso di farci un bello scherzo sorrise a 32
denti e ficcando una mano nel suo scassato sidecar ci mise sotto il
naso un oggetto nero, di acciaio e plastica, dall'aspetto alieno, dotato di una specie di obiettivo
e un visore a led arancioni.
Era un sistema di puntamento laser per
armi anticarro che rilevava istantaneamente la velocità del
bersaglio. Il soldato ci mostro sorridente e divertito come funzionava e
ci lasciò tutti con un palmo di naso facendoci fare la figura dei
coglioni.
Semplicemente ci eravamo dimenticati
che se nel 1989 l'Urss non era in grado di dotare il popolo di
lavatrici funzionanti l'Armata Rossa non aveva certo questi problemi
e la seconda grande potenza del mondo era ancora una concreta realtà militare sostenuta da una forte base tecnologica.
Pagammo la multa e finalmente arrivammo un po' mogi a destinazione
dove la bellezza del luogo e soprattutto la tavola imbandita ci
fecero dimenticare l'incidente e l'offesa al nostro orgoglio di
paese hi tech.
In tavola trovammo infatti tutto
il meglio della cucina russa tradizionale: blini (sorta di crespelle
salate) con panna acida, caviale e salmone, vatruski, pasticci di
ricotta, carne e pesce, verdura, funghi alla brace, sottaceti di
ogni tipo, e infine il piatto forte, cavolo cappuccio ripieno di carne.
Pasteggiammo con un Riesling russo davvero ottimo e qualche ora dopo satolli e felici (dopo avere fatto una specie di intervista ai nostri anfitrioni di cui non ho ricordi significativi) ritornammo in albergo dove finimmo al night per chiudere in bellezza la giornata.
Pasteggiammo con un Riesling russo davvero ottimo e qualche ora dopo satolli e felici (dopo avere fatto una specie di intervista ai nostri anfitrioni di cui non ho ricordi significativi) ritornammo in albergo dove finimmo al night per chiudere in bellezza la giornata.
Il giorno dopo saremmo andati a
visitare il mausoleo di Lenin e ci sentivamo pronti ad affrontare il
mito.
(Continua)
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