domenica 22 settembre 2013

Visti dagli altri: Berlusconi e la natura subalterna degli italiani

Il settimanale "Internazionale", periodico che pubblica in prevalenza articoli tradotti dalla stampa straniera e che da tempo prediligo leggere, contiene una interessante rubrica  dal tiolo "Visti dagli altri", cioè articoli sull'Italia che ci consentono di sapere come davvero veniamo considerati a livello internazionale.
E' una lettura quasi sempre sconfortante perché ci butta in faccia l'immagine che il resto del mondo si è fatta di noi e non è una scoperta piacevole. Nel numero in edicola dal 6 al 12 settembre viene riportato ad esempio un articolo pubblicato da The New York Review of Book, quindicinale letterario newyorkese, dal titolo "Ostaggi di Berlusconi".
L'articolo scritto da Tim Parks, parlando della nostra fragile democrazia sottoposta al ricatto berlusconiano (se cado io cade il governo e il Paese crolla) chiarisce che ormai l'Italia si deve decidere: è un Paese moderno in cui prevale lo stato di diritto o "è il feudo di un fuorilegge istituzionalizzato?".  E dopo aver brevemente ripercorso i trascorsi criminali dell'uomo di Arcore che da vent'anni rappresenta la palla al piede che frena lo sviluppo democratico, economico e sociale del Paese, aggiunge: "Se il presidente Nixon si fosse opposto all'impeachment dopo il Watergate e avesse solo provato a tenersi stretto il potere sarebbe stato rimosso su due piedi. Lo stesso vale per qualsiasi leader delle maggiori democrazie europee".
Per l'articolista l'aspetto  più inquietante della situazione italiana non è tanto la sfrontatezza del leader della destra, ma il fatto che egli continui ad avere il controllo assoluto sul suo partito e goda di un consenso ancora così vasto. Parks si chiede come è possibile che anche i giornali più seri e autorevoli (Corriere della Sera in testa) e commentatori rispettabili si dimostrino così restii a insistere sull'applicazione della legge, sorvolando sui suoi numerosi reati e anzi dando credito all'opinione che far uscire dal Senato Berlusconi equivarrebbe a privare milioni di elettori dei loro diritti civili.
La spiegazione è la seguente: vent'anni di manipolazione dell'opinione pubblica realizzata attraverso il controllo quasi totale dei media, i suoi e quelli che dominava come governante, hanno affermato l'idea che gli avversari che cercano di attaccarlo sono ossessionati da lui e incapaci di sconfiggerlo politicamente vorrebbero sconfiggerlo per via giudiziaria, come se lui non fosse un fuorilegge colpevole di numerosi reati. Ma tutto ciò, si sostiene nell'articolo, non sarebbe sufficiente per permettergli "di tenere una nazione alla propria mercé così a lungo, se non ci fosse qualcosa nella cultura italiana che predispone le persone a farsi affascinare, persuadere e soprattutto intimidire, che le porta a credere nelle sue promesse o ad accettare la sua presenza come inevitabile, proprio come ha accettato prima di Berlusconi, una élite corrotta per così tanto tempo".
Insomma siamo noi italiani il problema. A molti di noi questa situazione che vede un criminale pluricondannato al centro della vita nazionale e che continua a tenere il Paese sotto il suo tallone, va a genio "perché trovano giustificazione ai loro piccoli reati, all'evasione fiscale" scrive il giornalista. Se Berlusconi verrà buttato fuori dal Senato, escluso dalla politica e ancora condannato per i suoi reati, milioni di italiani lo vedranno come una battaglia vinta dai suoi nemici e non come l'affermazione doverosa della legge dello Stato. Per molti elettori "I suoi crimini e misfatti sono irrilevanti".E' il carattere italiano che ci condanna ad essere un Paese anormale e ritenuto inaffidabile da tutti i Paesi "normali". Quando il Corriere della Sera, diretto dal mio amico e collega Ferruccio De Bortoli, che io stimo e ammiro, suggerisce nei suoi commenti che salvare Berlusconi sarebbe opportuno per salvare il governo Letta, ciò significa che anche le persone per bene accettano il fatto che così vanno le cose in Italia. La politica sarà sempre corrotta e ci sono cose più serie di cui occuparsi, cioè gli interessi e gli affari dei padroni del Corriere, il salotto buono dell'economia nazionale.
L'articolo del periodico americano, certamente non "comunista" si conclude con questa frase: "Se a Berlusconi venisse concesso di restare in politica la percezione che un leader politico è più un signore feudale che un comune cittadino sarà confermata e per molti anni non ci sarà alcuna possibilità di cambiare l'atteggiamento degli italiani".
Questa è la posta in gioco che al Senato si sta giocando, e i nostri amici, vicini e lontani staranno a vedere se finalmente ci decideremo a scegliere lo stato di diritto.

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